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A Torino primarie vere - Gariglio insidia Fassino
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(20 febbraio 2011) - fonte: http://www3.lastampa.it/ - inserita il 22 febbraio 2011 da 12104
Questa volta doveva essere una passeggiata. Dopo le sorprese in Puglia, a Firenze e in particolar modo a Milano, le primarie di Torino, per il pd, sembravano scontate. Un candidato di grande prestigio e di lunga esperienza come l’ex ministro e l’ex segretario ds, Piero Fassino. Con una profonda conoscenza della città, dal mondo operaio a quello della borghesia intellettuale e imprenditoriale, radicata nei decenni della sua presenza politica sulla scena pubblica della capitale subalpina. Infine, una investitura, senza defezioni, di tutta la dirigenza romana del partito e, soprattutto, l’appoggio del sindaco uscente, Sergio Chiamparino. Eppure, a una settimana dal voto, quella comoda passeggiata sembra essersi trasformata in un percorso di guerriglia e il traguardo della prossima domenica sera non più una trionfale passerella, ma una conquista da strappare con le unghie e con i denti. Come è possibile che l’imprevedibilità delle primarie, quel destino sfuggente e dispettoso che sembra tormentare la recente esperienza di questo metodo per scegliere i candidati del partito democratico, possa far paura persino a Torino, l’ultima grande roccaforte del Nord, dove il centro sinistra domina da quasi vent’anni? Per capire che cosa sia successo nella capitale subalpina e perché sia successo bisogna incominciare a tratteggiare la figura di Davide Gariglio, il candidato pd che, da volenteroso outsider si è trasformato, nelle ultime settimane, in un rivale insidioso e puntuto di Fassino. Politico precoce nelle file dei popolari, ex presidente del Consiglio regionale, a 43 anni può contare su un solido bacino di consensi elettorali, fondato sulla sua esperienza di ex amministratore al Gtt, l’azienda torinese del trasporto urbano. Primo candidato alle primarie Pd per la corsa a sindaco, quando ancora si pensava che il rettore del Politecnico, Francesco Profumo, potesse accettare l’investitura ufficiale del partito, sembrava destinato solo al ruolo di volenteroso sfidante, per ambizione di visibilità cittadina e desiderio di contrattare con il futuro vincitore un po’ di potere nella futura amministrazione. La rinuncia di Profumo e la designazione di Fassino hanno aperto, però, un varco di opportunità politica ed elettorale nel quale Gariglio, giovane ma politicamente assai accorto, si è gettato a capofitto: quello di rappresentare la voglia di cambiamento, sia nei confronti della vecchia dirigenza ex comunista, dominante nella politica della città, sia nei riguardi dei potentati economici e culturali subalpini, legati in vario modo alle giunte Castellani e Chiamparino. Le presentazioni pubbliche delle rispettive candidature, poi, accentuavano questa, più o meno ricercata, caratterizzazione dei duellanti. Nelle prime file, ad ascoltare Fassino, infatti, era schierato gran parte dell’establishment cittadino degli ultimi vent’anni: dall’ex presidente del Consiglio di gestione di IntesaSanpaolo, Enrico Salza, patron delle scelte per i passati sindaci, a quello del presidente della Compagnia di San Paolo, Angelo Benessia, all’ex amministratore Fiat, Paolo Cantarella, al presidente del gruppo “Espresso”, Carlo De Benedetti, ai vertici dei teatri Regio e Stabile, Walter Vergnano e Evelina Christillin, al numero uno della Fiera del libro, Rolando Picchioni. Gariglio, invece, ostentava una platea di semplici cittadini, davanti alla quale sferrava un duro attacco alle «scelte romane di imposizione del candidato Fassino». Nei giorni successivi, inoltre, accentuava la polemica sulla distanza anagrafica che lo separa dalla lunga militanza del suo competitore e approfondiva la discontinuità del suo programma rispetto all’esperienza di Chiamparino, di cui ammetteva il successo, rimarcando però la necessità di un cambiamento, di uomini e di progetto. Così, la propaganda di Gariglio riusciva a infastidire Fassino che lamentava ripetutamente il «carattere personalistico» della campagna elettorale del competitore e metteva in allarme i collaboratori dell’ex ministro, i quali temono la sua alleanza con due potenti detentori di pacchetti di voti nel Pd, Roberto Placido e Mauro Laus. I rischi per la vittoria di Fassino, che resta comunque il candidato largamente favorito, nel centrosinistra, per la successione a Chiamparino, potrebbero venire anche dalla possibile erosione di consensi a causa dalla presentazione alle primarie di due altri sfidanti, l’ex assessore alle finanze comunali, Gianguido Passoni e Michele Curto. Il primo, figlio di un personaggio storico nel Pci torinese, gode di larga stima per la serietà dimostrata nel suo impegno amministrativo, il secondo è sostenuto dalla sinistra sindacale e giovanile. Senza considerare, infine, i suffragi che andranno al quinto candidato, il medico radicale Silvio Viale.
Fonte: http://www3.lastampa.it/ | vai alla pagina » Segnala errori / abusi