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Intervento alla Camera sulla questione Egiziana
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(26 gennaio 2011) - fonte: blog- camera deputati - inserita il 21 febbraio 2011 da 17953
Signor Presidente, mi rendo conto della difficoltà a dare informazioni. L’espressione stessa «informativa al Parlamento» risente di una tradizione, permettetemi di dire, di una cultura o, ancora meglio, di un’epoca in cui il Parlamento doveva attendere magari per giorni prima di poter essere messo in condizione di conoscere i fatti. Oggi che viviamo nell’era dell’informatizzazione di massa e delle comunicazioni in tempo reale devo dire che, pur comprendendo tutte le difficoltà, quanto ci è stato relazionato è poco più di quello che ciascuno di noi ha potuto leggere questa mattina sui giornali. Avrei quindi preferito uno sforzo maggiore, oltre che in termini informativi, anche per fornire qualche elemento e qualche valutazione di analisi che sicuramente gli uffici del Ministero sono in grado di fornire. Infatti, venire qui stamattina e parlare esclusivamente di quelle che sono state le manifestazioni di ieri in Egitto è certamente importante. Si tratta di uno dei più grandi Paesi, se non il più grande, del Medio Oriente, con 80 milioni di abitanti. I giornali questa mattina sottolineano come il 50 per cento di questi 80 milioni di egiziani siano poveri e analfabeti. Mi permetto di ricordare che sono soprattutto giovani. L’età media degli egiziani è bassissima; sono giovani, forti, hanno energia e voglia di crescere, vogliono farlo in libertà e quindi è una realtà vitale e pulsante, ma l’Egitto non è soltanto questo. L’Egitto è stato in tutti questi anni in una situazione di difficoltà, di regime, di autoritarismo e anche di povertà. È stato però un interlocutore importante per tutto l’Occidente, soprattutto per quanto riguarda la stabilità dell’area mediorientale, per il ruolo che ha svolto come interlocutore arabo nella vicenda che vede contrapposti israeliani e palestinesi. Allora come non fare un panorama più generale sull’area del Mediterraneo? Infatti, ciò che è avvenuto ieri in Egitto è successo in Algeria, in Tunisia, sta succedendo in Albania, ci sono manifestazioni in Libano dove si è appena… Una situazione difficile, in ebollizione in tutto l’arco del Mediterraneo, che deve richiamare la nostra attenzione. Parlo della centralità dell’Egitto perché – lo ripeto – è stato un nostro interlocutore, perché è una grande realtà laica all’interno del mondo arabo e quindi noi dobbiamo davvero essere capaci di leggere e non si può dare una risposta soltanto con un riferimento all’eventuale simpatia – lo dico tra virgolette – con quello che è successo in Tunisia. Vi è qualcosa di più profondo che sta muovendo questi giovani che protestano – lo ripeto – per la povertà e la corruzione. Anche quei Paesi magari riescono a sopportare la corruzione, come si sopporta anche nel nostro Paese, ma non si sopporta più la povertà. Quindi, come non fare un’analisi alla crisi internazionale. Noi, come Paese industrializzato e avanzato, come uno dei Paesi ricchi dell’Occidente abbiamo risentito della crisi economica. Tutti i Paesi industrializzati hanno risentito della crisi economica di questi anni, ma oggi questa crisi sta mordendo le carni di intere popolazioni e da qui la rivolta, la ribellione, la richiesta di pane ma soprattutto di democrazia, perché la democrazia si accompagna sempre alle possibilità di sviluppo. In più nella situazione egiziana vi è un passaggio che non mi sembra sia stato colto… Si tratta del fatto che tutto nasce dalla strage di Natale dei cristiani copti ad Alessandria. Ne abbiamo parlato qui, in quest’Aula, quando ci siamo preoccupati della strage dei cristiani nel mondo, ma in maniera particolare di quello che era successo ad Alessandria. Credo che davvero non si possa riflettere di quello che sta accadendo, non di quello che è accaduto ieri, senza tenere ciò in considerazione. Anche in queste ore in Tunisia ci sono nuove manifestazioni, è stato chiuso Twitter in Egitto, è del tutto evidente che vi è una situazione in ebollizione – come ho detto – e questo deve meritare tutta la nostra attenzione, come Paese, ma anche chiamando alla stessa attenzione e vigilanza gli organismi europei.
Fonte: blog- camera deputati | vai alla pagina » Segnala errori / abusi