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Dichiarazione di Adriana POLI BORTONE
«Ma questo Pdl ha ben poco di liberale» - INTERVISTA
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(04 settembre 2010) - fonte: ffwebmagazine.it - Antonio Rapisarda - inserita il 04 settembre 2010 da 31
Il Sud li ha allontanati poco più di un anno fa, e sempre il Mezzogiorno li ha poi riavvicinati. Per Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce, ex ministro delle Risorse agricole e presidente di Io Sud, creato dopo l’uscita da An nel 2009, l’appuntamento di domenica per il discorso di Gianfranco Fini rappresenta una tappa politica a cui lei non può mancare: perché il meridione, dalle corde del governo, sembra essere stato messo davvero da parte. Ecco perché, proprio su questa questione, le battaglie di Fini sul rilancio del Sud continuano ad attrarre interlocutori importanti.Onorevole Poli Bortone dopo un periodo di incomprensioni, torna alla festa di Mirabello. Con quale stato d’animo?
Torno con spirito libero, aperto, e col piacere di trovare una grande attenzione per il tema del Meridione da parte del presidente Fini e di una parte dell’ex Alleanza nazionale che sta con lui e che su questo tema ha sempre dibattuto. Oggi, che finalmente qui a Mirabello si riprende questo percorso, è chiaro che sono molto interessata a che tipi di obiettivi si vuole dare Futuro e Libertà, e insieme a questo che tempistica vuole dare al governo, tenuto presente che Berlusconi ha inserito anche il Mezzogiorno tra i cinque punti: ma l’aver detto che ci sono soldi non aggiunge nulla di nuovo, anche perché i cento miliardi per il Sud ci sono e sono dell’Unione europea. Per cui è necessario sapere come oggi vogliono impegnarli, con quale rapporto rispetto all’attuazione del federalismo: è questo che mi interessa. Da un lato quindi avrò il piacere di ritrovare i sodali di sempre e dall’altro avrò la curiosità su che tipo di protagonismo nel centrodestra vuole rappresentare Futuro e libertà.
Oltre al Mezzogiorno un altro tema su quale Fini insiste molto è quella della legalità.
È una battaglia fondamentale che condivido appieno, e per questo non vorrei che fosse relegata alle regioni meridionali: perché le cronache dimostrano che è un problema nazionale. E rispetto a questo ciascuno di noi deve farsi un esame di coscienza. E tentare di ricominciare daccapo.
Partendo ad esempio dal codice etico?
Sì il codice etico credo che sia un’ottima idea, e credo anche che questo debba essere condiviso da tutti i partiti e richiesto dai cittadini stessi.
Quali sono i punti che lei reputa prioritari per il Sud?
Rivedere il piano delle infrastrutture, stabilire cioè un timing diverso, perché fino ad ora si è privilegiato il Nord. Per cui prima di attuare il federalismo è necessaria la perequazione infrastrutturale. Poi occorre impegnarsi in una grande e bella scuola per la pubblica amministrazione del Mezzogiorno. Il terzo punto dovrebbe essere dare vita a una scuola di economia. Nel senso che abbiamo tanti bravi imprenditori al Sud che agiscono però in maniera troppo isolati. E queste eccellenza vanno accompagnate.
Torniamo ai nodi del centrodestra. Come giudica quello che è successo a Fini nel Pdl?
Molto spiacevole. Nel senso che si comprende tutto in politica, si sa che ci possono essere degli attriti ma la "cacciata" mi è sembrata eccessiva. Non può essere che in un soggetto politico liberale quando non si è d’accordo su alcune cose si venga aggrediti in quel modo. Insomma, credo che il Pdl come partito si debba ancora strutturare, e anche qui bisogna darsi delle regole: perché è una stranezza che non ci possa essere una voce di dissenso. Io e Fini veniamo da un partito, come il Msi, che veniva considerato “chiuso”: ma forse, rispetto a questo Pdl, avevamo fin troppo democrazia…
Del resto lei non ha mai visto con entusiasmo il Pdl. Per questo uscì da An.
Vede, io aderii alla lista del Pdl perché credevo al programma elettorale, quando poi mi sono accorta che quel patto per il Sud veniva tradito, mi sono data una regolata. Provai all’epoca a dire a La Russa che bisognava dare più voce al Mezzogiorno, e successivamente lui mi mise a un bivio: o obbedire o scegliere l’indipendenza. Ebbene io ho scelto la libertà delle idee. Allo stesso modo la medesima intolleranza la si sta registrando contro Fini: e tutto ciò non è all’altezza di un partito democratico e liberale.
Lei ha spiegato all’Unità che Silvio Berlusconi ormai è debole. Che significa?
Nel senso che, nonostante quello che si dice, non riesce più a assumere delle decisioni. Prima ascoltava, faceva sintesi e alla fine decideva. Ma io l’ho visto nel caso della Puglia per le regionali: di fronte alla possibilità di un accordo con il mio piccolo movimento, che poteva rappresentare però un segnale importante di attenzione, vi sono state altre spinte che lo hanno condotto altrove, con i risultati che sappiamo. Insomma il fatto che una personalità così forte come Berlusconi da una parte si pieghi alle ragioni dei maggiorenti locale e dall’altra faccia la stessa cosa al Nord con la Lega (che è riuscita a imporre la sua linea al governo), mi fa concludere che Berlusconi non è più così forte. Per cui per discutere occorre bussare ormai al partito di Bossi.
Mi sembra di capire che non crede che, pur essendo nei cinque punti di rilancio, il Sud sia interesse del governo…
È messo soltanto nell’elenco, nella nota della spesa, non è che ci credono davvero. Perché per arrivare a crederci occorre un’azione positiva. Non basta inventarsi un giorno la banca del Sud e il giorno dopo i cento miliardi dell’Ue e poi non dare nessuna possibilità di decollo reale. Insomma, questo governo ha commissariato per l’emergenza rifiuti e per la sanità: perché non l’ha fatto anche per gli amministratori incapaci?
Come giudica il fatto che, assieme a lei, diversi esponenti dell’autonomismo meridionale guardino con attenzione a Fini?
Credo che quella dell’autonomia sia un’esigenza avvertita da tutti. Ciascuno di noi poi ha cercato di prendersi uno spazio di libertà, ma siamo consapevoli che da soli non si va da nessuna parte e quindi dobbiamo guardare con interesse a chi può dare una prospettiva politica a questa novità.
Terzo polo all’orizzonte o destra che sta nascendo?
Penso che non confliggono per nulla le due cose. Ragion per cui se Fini riprende la bandiera della destra fa una cosa sana e giusta, e nello stesso tempo può mettere su una nuova forza, anche terza, che può considerare assieme modernizzazione e partecipazione, democrazia interna e rappresentatività.
NOTA:Questa stessa dichiarazione è stata pubblicata in cartaceo sul Secolo d'Italia
Fonte: ffwebmagazine.it - Antonio Rapisarda | vai alla pagina » Segnala errori / abusi