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Dichiarazione di Angelo BONELLI
«Se si farà il Ponte sullo Stretto sarà grazie a Di Pietro che non ha sciolto la società Stretto di Messina. E sul nucleare Di Pietro vuole metterci il cappello sopra»
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(23 dicembre 2009) - fonte: Terra - Daniele Di Stefano - inserita il 24 dicembre 2009 da 31
L’Idv ha già depositato i quesiti per la consultazione popolare sul ritorno dell’atomo nel nostro Paese senza coinvolgere altri soggetti. Il presidente del Sole che ride Angelo Bonelli accusa: «Ha voluto metterci il cappello sopra».Mentre il governo prosegue la sua marcia nucleare e nel Paese si moltiplicano le iniziative di protesta, è polemica sulla fuga in avanti - giudicata strumentale e rischiosa da una parte del mondo ambientalista dell’Italia dei valori, che qualche giorno fa in solitaria ha presentato i quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua e, appunto, contro il ritorno al nucleare. Secondo Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, il partito di Di Pietro ha voluto farne «solo di uno strumento di lotta politica, hanno voluto metterci il cappello sopra». Come lui, Legambiente: «Una scelta strumentale, in funzione delle elezioni regionali, col solo obiettivo di acquistare punti nell’area politica concorrente».
Ma Giuseppe Vatinno, responsabile Energia e ambiente dell’Idv, respinge le critiche: «Cosa dovremmo fare, restare con le mani in mano? Oggi è l’unico mezzo a disposizione».
I Verdi non hanno dimenticato il pedigree dell’ex ministro delle Infrastrutture:
«Che Di Pietro non sia un ambientalista lo sanno tutti - sottolinea Bonelli -. Se si farà il Ponte sullo Stretto è grazie a lui, che non ha sciolto la società Stretto di Messina. D’altronde Di Pietro al governo diceva di lavorare in continuità col programma infrastrutturale del precedente esecutivo Berlusconi, quello del ministro Lunardi che “con la mafia bisogna conviverci”…». Il presidente dei Verdi è convinto che per fermare il nucleare il referendum sia «una scelta inevitabile».Ma con delle premesse altrettanto necessarie: «Non può essere ridotto solo a uno strumento di lotta politica. E deve essere condiviso con tutti i movimenti, le associazioni, gli ambientalisti, le forze politiche e sociali». Per questo, ricorda, «noi Verdi abbiamo avviato una raccolta di firme di pre adesione» per una campagna referendaria ampia e condivisa. Sospettoso sull’accelerazione dell’Idv anche Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, sicuro che per Di Pietro la scelta abbia «il solo scopo di accalappiare qualcosa in più alle elezioni regionali, andando in competizione coi Verdi e Sinistra ecologia e libertà ». Il rischio, afferma, «è che venga ingaggiata una battaglia per perderla. E chi resterebbe sconfitto, alla fine, sarebbero il Paese e il movimento reale che si oppone al nucleare».
Cogliati Dezza ritiene che «difficilmente, in questo momento, lo strumento referendario può essere adeguato. Potrà esserlo magari tra un anno», aggiunge, a patto che «venga costruito con un larghissimo schieramento di forze, senza che una parte sola ci metta il cappello, senza targhette appiccicate sopra».
La corsa solitaria dell’Idv ricorda a Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, un’esperienza analoga, «quando nel 1978 sul nucleare i Radicali cercarono un’accelerazione non condivisa dal movimento: non ne venne fuori niente». Sui contenuti dei quesiti, spiega, «siamo d’accordo, ma si tratta di vedere se oggi il referendum è lo strumento più opportuno».
E ricorda anche che «intanto c’è il primo step, i ricorsi delle Regioni alla Consulta: attendiamo, poi valuteremo su un eventuale referendum».
Fonte: Terra - Daniele Di Stefano | vai alla pagina » Segnala errori / abusi