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Dichiarazione di Renato BRUNETTA
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL)
"Quella di Tremonti una ricetta del secolo scorso" - INTERVISTA
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(20 ottobre 2009) - fonte: la Repubblica.it - inserita il 20 ottobre 2009 da 2528
"Tremonti dà una risposta per l'uscita dalla crisi che io non condivido. Tornare indietro è più facile ma non risolve i problemi. Bisogna cambiare occhiali per capire come è fatto il nuovo mondo. Non si deve aver paura".
La pensa così Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica. Il "ripensamento" del collega dell'Economia non lo tocca neanche un po'. Ha appena finito di aggiornare un suo vecchio saggio: si intitolava "La fine della società dei salariati", ora è "Capitalismo 2.0", per richiamare il sistema operativo, la "rete", "l'unica novità di questo secolo", dice. Ne è uscita un'idea suggestiva della nuova flessibilità che fa incontrare i grandi teorici dell'economia della partecipazione, Martin Weitzman e James Mead, con la "soggettività" del web.
Ma intanto Tremonti è diventato il capofila dei detrattori della flessibilità. Non pensa che, tanto più dopo la crisi, sia ora di tornare alla sicurezza del posto fisso?
"No, per nulla. La flessibilità che abbiamo visto negli ultimi 10-15 anni è figlia della società dei salariati, è figlia degli ultimi fuochi dello scontro tra capitale e lavoro, è figlia di un capitalismo ormai in declino. Abbiamo vissuto la stagione del lavoro atipico come estrema conseguenza dell'egoismo del lavoro tipico, dell'egoismo degli insiders contro gli outsiders. Tutte le garanzie ai primi, protetti dal sindacato, tutte le flessibilità scaricate orribilmente sui secondi privi di rappresentanza. Ma la soluzione a questo paradosso non può essere quella di far diventare gli outsiders degli insiders, perché il sistema non sarebbe in grado di sopportarne i costi".
Propone di lasciare tutto com'è?
"Propongo di spalmare le esigenze di flessibilità su tutte le forze lavoro occupate. So bene quanto sia delicato questo argomento, basti pensare agli scontri, tra riformisti e conservatori, intorno all'articolo 18".
Quindi considera il suo collega Tremonti un esponente dei "conservatori"?
"Tremonti vorrebbe una nuova società dei salariati. Solo che questa non risponde alle esigenze di flessibilità che pone il sistema. La sua è una soluzione del Novecento che non va più bene in questo secolo".
Tremonti difende anche il modello di welfare italiano: Inps e famiglia. Lei è d'accordo?
"Viva gli ammortizzatori sociali! In questo senso ha ragione. Però bisogna anche dire che i Paesi con un welfare pesante sono anche quelli che crescono di meno quando riprende il ciclo. L'uscita dalla crisi non si fa con il ritorno al passato. Bisogna tornare al futuro".
E' uno slogan o significa qualcosa?
"Vuol dire tornare all'alleanza tra capitale e lavoro, quella che ti dà la flessibilità nella partecipazione, che ti dà l'inclusione e che fa diventare il lavoratore uno shareholder, un azionista, che può gestire le sue "azioni" nella mobilità. Le garanzie non devono derivare da un posto di lavoro, ma dalla propria professionalità, dal proprio essere azionisti dell'attività produttiva. Bisogna provare - anche se mi rendo conto di essere un po' utopista - ad adattare le regole del mercato del lavoro a quelle della rete, perché è questa la novità di quest'epoca. La novità è Internet, è l'intelligenza che produce senza capitali".
Che effetto le fa la "strana alleanza" tra Tremonti e la Cgil?
"Sono compagni di strada. La Cgil è la componente che rappresenta la società dei salariati. Di fronte alla quale - sia chiaro - chapeau! Ha costruito il nostro benessere. Ma quel modello ineludibilmente portava al conflitto. Invece in rete il conflitto non funziona più".
Quindi deve cambiare anche il sindacato?
"Tutte le rappresentanze sociali, sia imprenditoriali sia sindacali, sono figlie del Novecento. Ma è un modello che sta implodendo nella sterilità, nell'occupazione che non si crea più".
Chi resiste di più al cambiamento: le imprese o i sindacati?
"Entrambi. Saranno i giovani a risolvere l'impasse perché non si può scivolare indietro solo per paura".
Fonte: la Repubblica.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi