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Dichiarazione di Renato BRUNETTA
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL)
«Il mio sogno? Un cinema meritocratico senza fondi pubblici»
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(13 settembre 2009) - fonte: Il Tempo - Antonio Angeli - inserita il 14 settembre 2009 da 2528
«Mescolare spettacoli e cultura è un imbroglio - ha detto - e gli italiani sono con me». Il ministro [...] ha parlato dai microfoni della radio Rtl 102.5, durante la sua rubrica «Il Brunetta della domenica».
«Lo Stato ha il dovere di finanziare la cultura - ha detto Brunetta - e cultura significa scuola, formazione, musei, accademie, conservatori, biblioteche. Altra cosa è lo spettacolo che serve agli uomini per divertirsi, a volte anche per riflettere, ma è qualcosa di diverso dalla cultura».
«Magari poi - ha aggiunto - lo spettacolo col tempo può diventare cultura. Però accostare lo spettacolo alla cultura è un grande imbroglio».
E di seguito ha attaccato la Mostra di Venezia: «Lì ho visto spiegare come va il mondo da quelli stessi che non avevano capito niente, basta pensare al crollo del Muro. Io non voglio sostituire un'egemonia con un'altra - ha precisato - però penso che lo spettacolo è la Tosca di Dalla che ho visto a Verona, popolare, competitiva che si guadagna il pane tutti i giorni con nomi sconosciuti. Lo spettacolo deve essere meritocratico. Io dico: non diamo un euro ai film, si arrangino. E anche i giornali devono andare sulle loro gambe. Vuoi inneggiare a Chavez? Ma non con soldi italiani».
Brunetta ha fatto poi un po' di conti: «Non abbiamo soldi per asili nido e anziani non autosufficienti e poi buttiamo 4-500 milioni di euro per finanziare gruppi di potere col Fus? Io mi sento male. Ho il difetto di essere diretto, ma gli italiani stanno con me».
E non risparmia critiche anche al padre del Neorealismo. Registi come Rossellini, ricorda Brunetta, «alzavano il braccetto poi hanno chiuso il pugno. Un film è come un'azienda: ti presto i soldi, magari a tasso agevolato, se va bene ok, se no ti attacchi e me li ridai lo stesso. Ma perché - ha concluso - finanziamo il cinema? Forse che finanziamo i piano bar o le discoteche? Su questo andrò fino in fondo».
Fonte: Il Tempo - Antonio Angeli | vai alla pagina » Segnala errori / abusi