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Dichiarazione di Ignazio Roberto Maria MARINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

«Mi candido per vincere. Serve qualcuno fuori dalle segreterie» - INTERVISTA

  • (05 luglio 2009) - fonte: La Repubblica - Curzio Maltese - inserita il 06 luglio 2009 da 31

    Comunque vada, la candidatura di Ignazio Marino porta un tocco di America nel Pd all' italiana. E non soltanto per la biografia del terzo uomo. E' molto americana, nel senso anche di ambiziosa, a tratti ingenua.
    «Non corro per sparigliare, corro per vincere» dice e sembra crederci.

    Professor Marino anzitutto la domanda che le avranno rivolto in tanti: chi glielo fa fare? Lei è un grande medico, ma questa è un' operazione molto rischiosa

    «Questo mi hanno detto gli amici, tutti mi hanno sconsigliato. Ma poi nella scelta ha contato l' incoraggiamento di tanti altri. Soprattutto dopo l' intervento al Lingotto. Gente che ho incontrato nelle strade, in ospedale, che mi ha mandato messaggi. Persone dei circoli del Pd che mi dicevano: se l'alternativa è questa, io straccio la tessera, me ne vado, non voto alle primarie.
    E ancora il sostegno del gruppo di giovani del partito, i cosiddetti "piombini", a cominciare da Pippo Civati.
    L'appoggio di esponenti del partito come Goffredo Bettini, il sindaco della mia Genova, Marta Vincenzi, il senatore Felice Casson e tanti altri. Insomma, eccomi qua».

    Lei è un grande chirurgo. Milioni d' italiani le affiderebbero la vita. Ma perché dovrebbero fidarsi di darle in mano un partito?

    «Si pensa al chirurgo come a uno che la mattina opera, il pomeriggio visita qualche paziente e va a letto presto.
    Ma io a Pittsburgh e a Philadephia gestivo aziende sanitarie da cento milioni di fatturato l' anno. Mi occupavo di organizzazione, bilanci, formazione, innovazione. Ho imparato a lavorare in squadra, a usare le competenze. Non è anche questo, il lavoro da fare in politica?»

    Massimo D'Alema l'ha sconsigliata. Da sponsor di Bersani o da amico?

    «Da amico, da amico. M'ha detto: ma perché ci tieni a rovinarti l'esistenza?»

    Che cosa non andava nello schema Franceschini contro Bersani?

    «Premetto che la mia candidatura non è contro nessuno. Mi taglierò la lingua prima di dire una cattiveria su Franceschini o su Bersani. Ma credo che oggi serva anche un candidato non cresciuto nelle segreterie di partito, vissuto a lungo all'estero. Per coinvolgere tanti elettori del Pd che non si sentono rappresentati»

    Lei corre per vincere. Ma si rende conto che faticherà perfino a raccogliere il 5 per cento dei voti congressuali, necessari per arrivare alle primarie?

    «Per questo sto lanciando una campagna sulla rete per far iscrivere più gente possibile»

    A lei ne servirebbero ventimila, non sono tanti?

    «E se fossero centomila? Se convincessi centomila persone a entrare nel Pd per farne davvero un partito nuovo?»

    A quel punto sarebbe inutile il congresso. La eleggerebbero per acclamazione.

    «Guardi, alla sua comparsa il Pd ha scatenato entusiasmi enormi. Sono corsi in tre milioni a votare Veltroni, me compreso. A me in fondo per rovesciare i pronostici basterebbe molto meno. E in ogni caso avrò avvicinato più cittadini al partito»

    Non poniamo limiti alla Provvidenza. Al Vaticano invece sì

    «Decisamente. E' uno dei temi sul quale il Pd non ha dato dalla nascita una risposta chiara»

    Tutti conoscono le sue posizioni sulla laicità. Ma non rischia di essere un candidato monotematico?

    «Purtroppo la laicità è soltanto uno dei terreni di ambiguità. Un altro è l' immigrazione. Quando ci sono stati i respingimenti, dal centrodestra si è levata una sola voce. Dal Pd tre o quattro, per dire cose opposte. Eppure io non credo che i nostri elettori abbiano condiviso quella vergogna: le nostre cannoniere che scortano verso la Libia barconi di povera gente, con a bordo donne incinte e feriti. Un altro tema è l' ambiente. Lei sa qual è la posizione del Pd sul nucleare, sul futuro energetico?»

    No, ce n'era una?

    «E chissà. Io so che il mio amico Carlo Rubbia, il nostro Nobel per la fisica, sostiene che non esiste un metodo sicuro per conservare le scorie radioattive. E potrei continuare»

    Avrà tempo. Ma intanto, lei ha vissuto per diciott'anni in America. Che cosa porterebbe qui della sua esperienza?

    «Non certo il sistema sanitario nazionale. Quello americano lascia cinquanta milioni di persone senza assistenza. Porterei la cultura del merito. Quando sono partito, ho lasciato in Italia un posto fisso per un contratto annuale negli Usa. Ma sapevo che sarebbe stata la mia fortuna, perché dopo un anno avrei potuto contrattare sulla base del risultato. Questo dovrebbe avvenire da noi ovunque, a cominciare dalla politica»

    Dove invece prevale il posto a vita. Che cosa l'ha colpita di più tornando in Italia, a parte la scarsa cultura del merito?

    «La corruzione. Non immaginavo fosse a questi livelli. Soprattutto nella Sanità, dove circolano cifre enormi, la maggior parte dei bilanci delle Regioni. La questione morale è un' emergenza assoluta»

    Non solo nelle regioni amministrate dal centrodestra

    «Temo che abbia ragione lei»

    Pensa anche lei, come D' Alema, che Berlusconi possa non durare tutta la legislatura?

    «Non lo so, ma guardo con amarezza al declino della nostra immagine. Per anni ho notato che i grandi capi di governo venivano accolti nel prato della Casa Bianca, con i marines, il palco con la bandiera. Gli italiani invece finivano dentro, davanti al caminetto, col traduttore a fianco. Quando è arrivato Romano Prodi ho ascoltato per la prima volta il nostro premier tenere un discorso in inglese, sul palco col tricolore. Ora siamo tornati al caminetto e alla serie B. Ma se leggo i giornali di tutto il mondo, dovrei dire serie C. E questo la maggioranza degli italiani non lo sopporterà a lungo»

    Fonte: La Repubblica - Curzio Maltese | vai alla pagina

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