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Dichiarazione di Mariapia GARAVAGLIA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

La ricostruzione in Abruzzo non dimentichi la scuola.

  • (07 maggio 2009) - fonte: Europa - inserita il 08 maggio 2009 da 31

    La buona notizia è che il governo ha espresso l’opinione che alcuni emendamenti possono essere accolti e migliorare il testo. La cattiva è che se questo miglioramento non avviene il cosiddetto decreto Abruzzo, in discussione al senato, rischia di peggiorare la situazione di quella regione messa in ginocchio dal sisma. Se poi del provvedimento si va a guardare la parte relativa a scuola ed università il pessimismo aumenta. Nonostante le rassicurazioni del ministro Gelmini, non è previsto alcun piano per garantire il funzionamento effettivo di istituti ed atenei a partire dal nuovo anno scolastico.
    In compenso, sono sempre validi, poiché nessuno ha detto che saranno sospesi, i tagli previsti dal famigerato decreto 112, con il quale Tremonti la scorsa estate ha profondamente sforbiciato quell’inutile spreco di denaro rappresentato dall’istruzione pubblica. E in quel provvedimento le cifre relative all’Abruzzo parlano chiaro: 1348 plessi scolastici in meno, di cui solo 362 all’Aquila. Per la cronaca, le istituzioni scolastiche che dovrebbero essere chiuse sono 78, un numero molto simile a quelle distrutte, lesionate o comunque rese inagibili dal terremoto. Non voglio pensare che si colga l’occasione del sisma per attuare la Finanziaria e voglio sperare che, prima dell’approvazione del decreto, queste evidenti aberrazioni siano evitate.
    Tuttavia, anche questo non basterebbe a rendere il testo accettabile.
    L’impressione, leggendolo, è che la priorità sia data esclusivamente alla ricostruzione delle case. Nessuno nega che, dopo un terremoto, assicurare un tetto alle famiglie sia la priorità.

    Ma sempre e solo in una logica di emergenza. In una logica di avvio della normalità, la scuola deve risorgere insieme alle abitazioni. Non c’è ripresa senza la sicurezza che, a partire dal primo settembre, le comunità possano avvalersi degli edifici scolastici necessari al proprio territorio. Per prima cosa dunque serve un piano scuola che affidi alla Regione, alle province e ai comuni interessati per le rispettive responsabilità la ricostruzione e il dimensionamento delle scuole.
    Poi non c’è scuola senza che sia garantito l’insegnamento.
    Perciò, occorre che siano mantenuti in servizio tutti gli insegnanti, coprendo con la stabilizzazione dei precari anche tutti i posti che si liberano con i pensionamenti.

    Infine, bisogna che il Cipe fornisca dati finanziari certi sulla quota aggiuntiva per modificare il piano annuale 2009 di edilizia scolastica da destinare all’Abruzzo. Quanto all’università, il decreto non rivela nessun piano d’azione.
    Bisogna pensare a soluzioni innovative. L’Aquila era famosa come sede accademica e la dispersione di questo patrimonio sarebbe un macigno posto di traverso alla ricostruzione. Come Pd dobbiamo farci interpreti di proposte concrete quali la costruzione ex novo di un campus universitario modernissimo appena fuori dal capoluogo.
    La città manterrebbe la propria inclinazione e il progetto potrebbe fungere da volano per la ripresa.
    Sono infatti da ricostruire solo le fondamenta fisiche dell’ateneo poiché quelle culturali sono intatte.
    Sarebbe assurdo farle deperire proprio nel dopo emergenza.

    Fonte: Europa | vai alla pagina

    Argomenti: abruzzo, l'aquila capoluogo, scuola pubblica, tagli pubblica istruzione, ricostruzione in Abruzzo, Università dell'Aquila | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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