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Dichiarazione di Renato BRUNETTA
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL)
Io e sei miliardi
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(10 ottobre 2008) - fonte: La Stampa - Renato Brunetta - inserita il 10 ottobre 2008 da 31
Caro direttore,
può darsi che, a taluni, sei miliardi sembrino pochi. È più facile, però, che a molti dipendenti pubblici, e a tantissimi cittadini pagatori di tasse, non sia del tutto chiaro di cosa si stia parlando e quale partita si stia giocando. Temo, inoltre, che mentre il sindacato fa la voce grossa e proclama lo sciopero del pubblico impiego (anche se un po’ alla volta), tenda a tenere la voce un po’ troppo bassa quando si tratta d’informare i propri iscritti, siano essi statali o privati. Prima che sfilino i cortei, forse, val la pena che tornino i conti.
Ritengo, pertanto, utile chiarire alcuni punti, avvertendo i lettori che non c’è nulla di tecnico in questa discussione, e so che mi capiranno, facendo fallire miseramente ogni speculazione sulla loro distrazione, suggestionabilità o presunta ignoranza.
Nella legge finanziaria, per il 2009, sono stati inseriti tre importanti elementi: a) si stanziano circa 3 miliardi di euro per il rinnovo contrattuale degli statali, che arrivano a 6 per tutto il pubblico impiego, consentendo così un aumento delle retribuzioni pari al 3,2% nel biennio 2008-2009; b) si stabilisce l’immediato pagamento dell’indennità prevista quando un contratto è scaduto e quello nuovo non è ancora stato firmato, e ciò significa che già a gennaio si troverà in busta paga il recupero del 90% dell’inflazione programmata; c) si distribuisce alla contrattazione integrativa il dividendo dell’efficienza (più soldi dai risparmi in atto).
Ripeto, può darsi che si considerino pochi sei miliardi, ma a me proprio non sembra e trovo che anche per il sindacato sarebbe difficile sostenerlo davanti a lavoratori del settore privato che rischiano non di non avere l’aumento, ma di perdere il posto. Non voglio, inoltre, appesantire la lettura di chi mi segue con troppi numeri, ma è un fatto incontestabile che nel settore pubblico, negli ultimi otto anni, l’incremento salariale è stato superiore a quello del settore privato, e potere contare su una ulteriore crescita della paga in un periodo in cui l’incremento del prodotto nazionale subisce un brusco rallentamento, non è un risultato da poco. A questo si aggiunga che mentre nel settore privato i datori di lavoro sono comunque tenuti a pagare l’indennità di vacanza contrattuale, nel settore pubblico era possibile farlo solo firmando un apposito contratto, nell’attesa di firmare il contratto «vero». Il che non solo è poco logico, ma rappresenta un danno per i lavoratori e, per complicati barocchismi contrattuali e contabili, una maggiore spesa per lo Stato. Abbiamo risolto due problemi in un colpo solo.
I sindacati chiedono di trattare. È un loro diritto, oltre che un loro dovere. Facciamolo alla luce del sole, senza escludere lavoratori e cittadini dalla conoscenza dei dati reali e della posta in gioco. Ma non vedo perché i sindacati chiedano di trattare con il governo, brandendo l’arma dello sciopero generale. I sindacati stessi, infatti, hanno a lungo richiesto l’autonomia del loro interlocutore naturale, che è l’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni). A questa il governo fornisce gli indirizzi e con questa il sindacato discute. Ci hanno ripensato, vogliono scavalcare l’Aran, e tornare indietro di sedici anni ed allestire la rappresentazione delle notti ministeriali? Può essere una proposta interessante, ma deve essere formulata in modo chiaro e coerente, con le relative conseguenze (politiche e sindacali).
I sindacati proclamano lo sciopero, ed è un loro diritto, però, prima di portare i lavoratori in piazza, spieghino loro perché non vogliono che i soldi dell’indennità di vacanza contrattuale siano subito nelle buste paga, e perché gli aumenti previsti devono attendere l’esaurirsi della prevedibilmente lunga stagione conflittuale. Perché, insomma, l’interesse di tante famiglie debba venire dopo il consumarsi di una liturgia più destinata ad alimentare la polemica politica che a propiziare la soddisfazione di tutti. Tutto è pronto, e i soldi ci sono, per far bene e rapidamente con tassi di incremento salariale doppi rispetto a quelli del settore privato. Se c’è chi crede che si debba spendere tempo e far montare conflitti lo dica, prima di tutto ai lavoratori. Per parte mia, lo ripeto, continuerò a stare da una parte sola: dalla parte dei cittadini, dalla parte dei lavoratori.
Fonte: La Stampa - Renato Brunetta | vai alla pagina » Segnala errori / abusi