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Dichiarazione di Arturo Mario Luigi PARISI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Quel che resta della Margherita

  • (23 giugno 2012) - fonte: Europa - inserita il 23 giugno 2012 da 31

    Caro direttore, è vero, girandoci indietro, scopriamo che la Margherita visse il tanto di un battito di ciglia. Solo cinque anni sono infatti quelli che separano il congresso costitutivo del marzo del 2002 da quello che nell’aprile del 2007 mise fine alla attività del partito. Per quanto possa apparire sorprendente in questi cinque anni la Margherita fu poi presente come partito in una competizione nazionale una sola volta e in una sola camera, il senato del 2006.
    E, visto il contributo al risultato elettorale, mi verrebbe da aggiungere, purtroppo. Detto questo non riesco ad arrendermi al fatto che su questa vicenda si rischi di metterci una pietra sopra con su scritto “caso Lusi”. Né arrendermi all’idea che Margherita sia solo il nome di una “cassa” che negli anni è riuscita a contenere centinaia di milioni di euro.

    All’origine dei cinque anni della Margherita sta infatti una storia sulla quale andrebbe finalmente aperta una riflessione. Non possiamo accettare che migliaia di persone debbano sentirsi spinte a cancellare dai propri curriculum il suo nome, come fosse una vergogna. Non possiamo accettare che nel cestino della nuova stagione della democrazia che tarda ad aprirsi o in quello della vecchia che tarda a chiudersi la Margherita finisca per apparire come la mela marcia dalla quale mettere al riparo le altre mele.
    È a questo che pensavo sabato scorso mentre mi recavo a quella che in troppi si illudono sia stato il nostro ultimo incontro. Era su questo che avrei voluto aprire un confronto a cuore aperto. Un confronto che ci consentisse per quanto possibile di mettere da parte gli avvocati, e ci aiutasse a ritrovare la politica, a riscoprire che la perdita di vista delle nostre ragioni politiche è appunto all’origine dei guai nei quali siamo finiti, ed è solo attraverso le ragioni politiche che possiamo ritrovare un filo per uscirne.
    Non possiamo infatti ammettere che la tragedia nella quale siamo finiti e abbiamo precipitato la democrazia di tutti abbia all’origine il cedimento di una persona, né possa concludersi con la sua condanna. Se nessuno di noi nasce ladro e tutti siamo costantemente esposti alla tentazione di diventarlo è a causa di precise condizioni che abbiamo il dovere di guardare negli occhi.

    Dopo quello che tutti chiamano lo scioglimento della Margherita, Europa, più di ogni altro ci deve aiutare a farlo. Piaccia o non piaccia a questo continuerà ad essere chiamata dall’impegno che nella “gerenza” la definisce e continuerà fino alla fine a definirla “organo della Associazione politica Democrazia è Libertà. La Margherita”. Dopo più di vent’anni dalla caduta del Muro è a tutti evidente che gran parte dei problemi che stanno di fronte alla sinistra derivano dal fatto che con quell’evento non abbiamo avuto il coraggio di fare compiutamente i conti, e quindi il coraggio di fare i conti con i modelli, i miti, gli errori che del Muro stavano al di quà e al di là.

    Anche se le vicende sono incomparabili anche nella storia della quale Europa è figlia c’è ora un altro muro col quale dobbiamo fare i conti. Questo muro si chiama caso Lusi. Con questo muro non possiamo non fare i conti, con le sue macerie, con quello che stava di là, con quello che resta di qua. Guai tuttavia se riducessimo la questione a quella che impropriamente si chiama “questione morale”. Ancor peggio se pensassimo di risolverla come una questione giudiziaria. La questione è rigorosamente politica. È appunto guardando alle condizioni che l’hanno prodotta che possiamo riscoprirla nella sua vera natura.

    Innanzitutto all’enorme quantità di denaro pubblico che, con la scusa che la democrazia è un sinonimo del sistema partitico, abbiamo messo in modo fraudolento nelle nostre mani. Una massa di denaro di tutti e perciò di nessuno, fatta apposta per essere desiderata, distratta, spartita. E poi nell’assenza di controlli per quel che riguarda il suo uso. Certo i controlli amministrativi e contabili. Ma soprattutto controlli politici. Di questa enorme massa di denaro prima infatti che un principio d’ordine nel suo uso, a mancare è stato infatti un principio d’ordine nella sua destinazione. E questa che si chiama politica. A quale destinazione avremmo infatti dovuto destinare i fondi una volta abbandonato come unico criterio riconoscibile come criterio comune quello scritto nelle nostre ragioni politiche.

    Nelle ragioni che furono all’origine della Margherita e che sono ancora leggibili nel preambolo del suo Statuto, «Il congresso costitutivo di Dl-la Margherita nell’approvare il presente statuto conferma solennemente la propria scelta per una democrazia bipolare e per una stabile collocazione nel campo del centrosinistra come parte costitutiva e integrante dell’Ulivo. Le stesse ragioni che ne decisero la fine che furono affidate al documento conclusivo “Democrazia è Libertà-la Margherita si impegna a dare vita al Partito democratico come partito nuovo e unitario, fondato sulla partecipazione e sulla adesione personale e diretta dei cittadini».

    Sono queste le ragioni per le quali la Margherita è nata, vissuta, e morta? Sono queste le ragioni sulle quali è necessario che Europa apra quel dibattito che le altre testate non vogliono e non sanno aprire.

    Fonte: Europa | vai alla pagina

    Argomenti: soldi pubblici, Margherita, lusi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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