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Dichiarazione di William TAMI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Pavia di Udine (UD) (Gruppo: Lega) 


 

Pontida 2011, in 80mila per Bossi

  • (23 giugno 2011) - fonte: Privata - inserita il 23 giugno 2011 da 13352
    «Berlusconi non dia nulla per scontato, dalla Lega può arrivare uno stop» e «Tremonti, se vuole i nostri voti per i suoi provvedimenti, trovi un modo per ridurre la pressione fiscale che mette in ginocchio il Nord». È questa la «svolta» che Umberto Bossi annuncia dal palco di Pontida. Due avvertimenti per il prosieguo della legislatura, uniti da promesse e impegni nei confronti della base ma resi meno indigesti dall’assicurazione che la Lega non ha alcuna intenzione di staccare la spina al governo. Dal tradizionale raduno del Carroccio la leadership di Berlusconi esce «in discussione» anche se solo «per le prossime elezioni». Mentre Tremonti per la prima volta riceve qualche critica del Senatùr, ovvero da colui che l’ha sempre difeso quando il responsabile dell’Economia è stato messo in discussione dai colleghi di governo. A Pontida si svolge tutto secondo copione. Si dà il via alla raccolta di firme per «territorializzare» i ministeri e si prendono le distanze da Berlusconi, divenuto un alleato scomodo. Ma non per questo si rompe con lui. Anzi, onde evitare fraintendimenti è proprio Bossi a spiegare che «non è il momento di andare al voto perchè vincerebbe la sinistra». È l’unico momento in cui il ’pratonè mugugna un pò. È dalla folla radunata a Pontida, infatti, che arriva il vero «colpo ad effetto»: i militanti sono decine di migliaia («siamo 80mila», afferma Roberto Calderoli). Era dagli anni ’90 che non si vedeva una partecipazione così numerosa. E dal prato per ben otto volte parte il coro «secessione, secessione» che rimanda con la memoria alle origini del movimento e che copre le parole del Senatùr. Il "capo", spinto dalla folla, si lascia scappare: «Se la volete, preparatevi». Ma non è questo il discorso che il leader del Carroccio ha pensato per Pontida. In primis Bossi, rivolgendosi «ai giornalisti che scrivono falsità » dice che «la Lega non è rotta, ma unita». Poi passa ai due argomenti cardine: «Bisogna fare qualcosa per abbassare le tasse - urla dal palco - I soldi si possono trovare finendo le missioni di guerra che costano tantissimo. Solo la missione della Libia tra bombe e clandestini ci è costata un miliardo di euro». Il Senatùr riceve l’applauso della folla. Ma il "pratone" esplode quando il leader mette «in discussione la leadership di Berlusconi alle prossime elezioni se non saranno effettuate una serie di cose». I militanti sono in delirio ma Bossi raffredda gli animi spiegando che «non ci prendiamo la responsabilità di mandare in malora il Paese». «Berlusconi però non dia nulla per scontato - aggiunge - Può darsi che la Lega dica stop». Dal palco, invece, Bossi appare molto duro nei confronti di Tremonti: «Giulio lascia stare i Comuni - afferma - Bisogna riscrivere il patto di stabilità. Se vuoi ancora i voti della Lega in Parlamento per i tuoi provvedimenti ricorda che non puoi toccare i Comuni, gli artigiani, le piccole e medie imprese». Non a caso prima dell’intervento del ministro, sul palco salgono i 52 "borgomastri", ovvero i neosindaci della Lega alle ultime amministrative, che giurano di «difendere la Padania». Non è un mistero che tra gli amministratori del Carroccio serpeggi malumore per i tagli alle risorse locali. E sempre al ministro dell’Economia si rivolge Bossi quando sottolinea che «già martedì presenteremo un decreto per mettere dei paletti alle azioni esagerate di Equitalia», definendo l’operato della società controllata dal ministero «una cosa vergognosa che neppure la sinistra aveva fatto». Infine, prendono la parola i ministri Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Il primo chiede uno «stop alla guerra in Libia per fermare l’arrivo di clandestini»; il secondo annuncia l’avvio della raccolta di firme per lo spostamento dei ministeri sul territorio («Berlusconi aveva firmato poi si è cagato sotto», dice Bossi) ed indica le condizioni della Lega per il prosieguo della legislatura: dodici punti da realizzare nei prossimi 180 giorni. Si va dalla riforma del fisco alla riduzione delle missioni militari all’estero, dal dimezzamento del numero di parlamentari, alla revisione del patto di stabilità alla soluzione definitiva del problema delle quote latte.
    Fonte: Privata | vai alla pagina
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