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Dichiarazione di Giorgio NAPOLITANO

Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica


 

«Allarme fondato. Siamo di fronte a tensioni che investono le istituzioni»

  • (01 febbraio 2011) - fonte: Il Messaggero | Il Quirinale.it - inserita il 02 febbraio 2011 da 31

    «Ho avuto nei giorni scorsi fondati motivi per esprimere allarme di fronte al moltiplicarsi e acuirsi di conflitti che travalicano l’ambito politico e investono le istituzioni».

    Giorgio Napolitano parla al telefono, dagli uffici del Quirinale, e lo fa da custode della stabilità delle istituzioni e della legislatura. Compito decisamente arduo in un Paese dove si moltiplicano le “guerre” quotidiane tra fazioni della politica, pezzi vitali dello Stato armati l’uno contro l’altro, e molti, troppi appaiono smarriti, sempre pronti (o quasi) a chiudere gli occhi, a fare finta di non vedere.

    In un Paese dove il buon nome dell’Italia, tra feste private del presidente del Consiglio e decoro pubblico, rischia di essere seppellito da una risata, e dove un giovane su quattro è senza lavoro, la crescita è stentata, il debito pubblico pesa come un macigno sui tetti delle nostre case.

    Il Capo dello Stato ha ancora qualcosa da dire, e lo fa a modo suo, con un linguaggio asciutto che lascia uno spiraglio di speranza: «La fondatezza di tale allarme è stata da più parti riconosciuta, il che è da considerarsi positivo se prelude a uno sforzo generale per “abbassare i toni”». Come dire: se tutti riconoscono che la situazione è seria (e lo è), tutti si comportino di conseguenza, maggioranza e opposizione, perché la posta in gioco è davvero elevata e riguarda ognuno di noi.

    Napolitano siede da circa cinque anni sul Colle più alto, gli italiani hanno imparato a conoscere il suo stile anglo-partenopeo e gli vogliono bene. Sono lì a dimostrarlo i sondaggi che lo collocano in testa al gradimento popolare anche in questi giorni difficili. Vedono in lui il tutore delle regole, il primo dei cittadini, l’arbitro di ultima istanza. In una parola, si fidano.
    Non è poco in un momento in cui il Paese avverte il bisogno di un’etica pubblica e privata che ritrovi i suoi valori fondanti e chiede, con forza, che ci si occupi dei problemi reali e lo si faccia con coerenza e determinazione.

    Per questo, ancora di più, la sua “speranza condizionata” in uno «sforzo generale per abbassare i toni» unita «all’allarme per il moltiplicarsi e acuirsi di conflitti che travalicano l’ambito politico e investono le istituzioni» meritano più di una riflessione, impongono una prova di responsabilità, indicano un metodo ancor prima di un itinerario.

    D’altro canto, lo spettacolo offerto nei giorni scorsi ha scalato davvero vette mai raggiunte in precedenza.
    I conflitti istituzionali hanno toccato tanto i vertici delle due assemblee parlamentari quanto il Copasir, il comitato per i servizi e la sicurezza, per non parlare degli annunci di roboanti manifestazioni di piazza e relative repliche a mezzo comunicato in tutti i distretti in cui si è inaugurato l’anno giudiziario. Nel mezzo di una vicenda processuale che vede inquisito il capo del governo per reati imbarazzanti come la prostituzione minorile e la concussione e non si sono mai spenti gli echi burrascosi della vicenda della casa di Montecarlo che riguarda il presidente della Camera.

    Un quadro grave che non manca di alimentare prese di posizione sui poteri reali o presunti del Capo dello Stato e, ovviamente, più o meno evidenti tentativi di tirarlo per la giacchetta da una parte o dall’altra. Sentiamo il diretto interessato: «In quanto al dibattito pubblico che si è innescato - con l’espressione di pareri anche da parte di esponenti politici e di costituzionalisti - sulle responsabilità e sulle prerogative del Presidente della Repubblica, lo seguo con attenzione ma non intendo ovviamente pronunciarmi nel merito di alcuna tesi o interpretazione».

    Parola di Giorgio Napolitano, uomo delle istituzioni, che non si fa tirare per la giacchetta ma non resta inerte, chiede agli altri la responsabilità che esige da sé, e oggi all’università Bocconi, a Milano, ricorda la figura di Tommaso Padoa Schioppa. Grande banchiere e servitore dello Stato, un esempio per tutti.

    Fonte: Il Messaggero | Il Quirinale.it | vai alla pagina

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