-
» «All'Italia serve una politica industriale» - INTERVISTA
Nichi VENDOLA in data 21 agosto 2010
-
» Gli sprechi della Camera: «In 13 anni spesi 586 milioni di euro in affitti»
Rita BERNARDINI in data 12 agosto 2010
-
» «Nel Pdl forse sono di sinistra» - INTERVISTA
Luca Giorgio BARBARESCHI in data 12 agosto 2010
-
» Fuga di residenti da Ortigia La commissione urbanistica cerca le cause
Salvatore SORBELLO in data 11 agosto 2010
-
» Restituire Ortigia ai siracusani: "Fondi pubblici solo ai privati residenti"
Salvatore SORBELLO in data 03 agosto 2010
-
» Mentre la ricerca mondiale avanza, in Italia si attende da un anno la selezioni dei progetti. Interrogazione al Ministro della Salute.
Marco CAPPATO in data 02 agosto 2010
-
» «Vogliamo capire perchè è cambiato il progetto iniziale del tram»
Gabriele Scaramuzza in data 24 luglio 2010
-
» «Ridurre i costi della politica scoraggiando l’uso improprio dei Cda»
Sandro SIMIONATO in data 24 luglio 2010
Gli sprechi della Camera: «In 13 anni spesi 586 milioni di euro in affitti»
-
(12 agosto 2010) - fonte: Corriere della Sera - Fulloni Alessandro - inserita il 12 agosto 2010 da 31
I radicali denunciano gli sprechi della Camera.Per Marco Pannella è la storia di «un gruppo di amici, alcuni stanno alla Camera dei deputati e altri in una società immobiliare, la Milano 90 srl ».
Il sodalizio, accusa il leader radicale, sarebbe nato e cresciuto sugli immobili. Al punto da confezionare «un cadeau» da 586 milioni di euro che la Camera ha pagato, a partire dal 1997, per l'affitto, la pulizia e il servizio mensa di palazzi, tutti nelle vicinanze di Montecitorio, tra Fontana di Trevi, via del Tritone e piazza San Silvestro.Edifici che ospitano gli uffici dei deputati, delle loro segretarie e porta-borse. Se della vicenda adesso si torna a parlare (ne avevano già scritto Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ne La Casta), lo si deve all'insistenza di Rita Bemardini, parlamentare radicale, che da due anni preme per avere la documentazione di contratti e rogiti.
E anche, indirettamente, al presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha messo online tutte le spese che sostiene Montecitorio, da quelle immobiliari ai 590 mila euro l'anno pagati per i corsi d'inglese o gli 810 mila euro per cancelleria, calcolatrici, taglierine e lavagne magnetiche.La storia del «cadeau» comincia nel 1997, quando Montecitorio decide di allargarsi, mettendosi alla ricerca di fabbricati prestigiosi. La scelta, nel periodo in cui è presidente della Camera Luciano Violante, cade su quattro stabili nei dintorni di Fontana di Trevi.
A farsi avanti è il costruttore Sergio Scarpellini, solide-amicizie bipartisan, proprietario di una della maggiori scuderie italiane e di un immenso patrimonio immobiliare nella Capitale che bussa per proporre i suoi palazzi a due passi da Montecitorio.A dire il vero i primi edifici che offre ancora non sono suoi, anche se l'imprenditore è a un passo dalla conclusione dell'affare. In effetti li sta ancora trattando con gli allora proprietari (tra cui Telecom ed Enel), e questo lo si capisce anche da quel che c'è scritto nel contratto d'affitto stipulato per il primo immobile, tra via del Tritone e via del Pozzetto.
E che Rita Bernardini è riuscita a farsi consegnare. La deputata radicale, ieri alla conferenza stampa per la presentazione del dossier ha scandito ad alta voce le parole dell'accordo:«Premesso che la Milano 90 srl ha in corso di acquisizione la proprietà e disponibilità del compendio immobiliare al rione Trevi-Colonna..».
Poi, seduta accanto a Pannella, tronca bruscamente la lettura e condude: «Insomma, quando viene firmato il contratto Scarpellini ancora non ha gli immobili».Però quel corposo contratto che stringe in mano, della durata di 9 anni rinnovabili per altri 9, valore 12 miliardi annui delle vecchie lire, consente al costruttore di presentarsi in banca e ottenere i mutui necessari agli acquisti.
«Per quanto è dato sapere sintetizza Marco Pannella, gli amici estendono il patto e sottoscrivono i nuovi contratti relativamente a quattro nuovi immobili, sempre nelle vicinanze di Montecitorio».
Il totale sborsato è di 334 milioni di euro, che avrebbero consentito l'acquisto degli edifici, «con il risparmio di qualche lira o di qualche centesimo», osserva Bemardini.
Nel 2007 la Camera prova a rescindere il contratto, ma le clausole sono studiate in modo tale che il tribunale civile di Roma, interpellato per un arbitrato, finisce per dare ragione alla «Milano 90».
Non basta: i servizi aggiuntivi di pulizie, portierato e mensa «tutti finiti alla stessa società, senza bando», conteggiano meticolosi i radicali, costano all'erario «un totale di 222 milioni di euro».
Fonte: Corriere della Sera - Fulloni Alessandro | vai alla pagina » Segnala errori / abusi