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Dichiarazione di Diego Maria BILI

Alla data della dichiarazione: Vicesindaco  Comune Lombardore (TO) (Partito: LISTA CIVICA)  - Consigliere  Consiglio Comunale Lombardore (TO) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) 


 

«Vogliamo aprire una casa chiusa»

  • (24 novembre 2009) - fonte: Cronaca Qui - Alessandro Previati - inserita il 29 novembre 2009 da 31

    Un ordine del giorno chiede l’abolizione del divieto di esercitare la prostituzione.
    Lombardore (TO) segue il primo passo verso la strada tracciata dal prece­dente sindaco Diego Maria Bili
    (oggi vice­sindaco): "Abbiamo deciso di combattere la prostituzione da soli. Le strade sono piene di prostitute mentre invece la legge Carfagna è sparita nei meandri del parlamento". La proposta? Una casa chiusa gestita dal Comune con tanto di ragazze scelte dai consiglieri. "Abbiamo già il posto. Si tratta di un ex edificio industriale alla periferia del paese. Lo facciamo diventare un posto carino e discreto, dove può andare chiunque, purchè maggiorenne.
    E' così che possiamo restituire decoro alle nostre strade ora piene di meretrici". E le ragazze avrebbero un lavoro sicuro e pagherebbero le tasse", acqua e raccolta rifiuti in primis.

    Una casa chiusa a Lombar­dore? L’amministrazione comunale è pron­ta a scrivere al Parlamento affinché arrivi, direttamente da Roma, il formale “via libe­ra”. Non è solo una dichiarazione d’intenti: il Comune fa sul serio, tanto che in consiglio comunale, la maggioranza del sindaco Piero Mussetta ha presentato un ordi­ne del giorno per sollecitare sul tema pro­prio il Parlamento italiano.

    A Lombardore, del resto, il problema del meretricio è parti­colarmente sentito. Due anni fa, in anticipo rispetto a tutta Italia, il Comune adottò un’apposita ordinanza anti-prostituzione stradale: 400 euro di multa per clienti e meretrici pizzicati sul territorio comunale. Un’ordinanza che, secondo il Comune, ha funzionato alla perfezione tanto che, di venti prostitute giornalmente “operanti” sulle strade di Lombardore, ad oggi ne sono rimaste solo un paio.

    Non a caso moltissimi altri Comuni hanno adottato ordinanze si­mili. Nei primi sei mesi, inoltre, i carabinie­ri di Leinì hanno anche elevato una cin­quantina di multe. L’ordinanza, ovviamen­te, rimarrà in vigore. Per lo più le prostitute che operavano a Lombardore si sono poi spostate nei comuni limitrofi, Volpiano e San Benigno in primis, dove analogo prov­vedimento, nonostante il problema del meretricio, non è stato mai adottato.

    Se il Parlamento dovesse dare il via libera al ritorno delle case protette, così come già parzialmente annunciato l’anno scorso, Lombardore sarà quindi in prima fila per aprirne e gestirne una.

    Nell’ordine del gior­no si ribadisce la volontà di riconoscere l’attività professionale delle prostitute co­me avviene negli altri paesi europei, oltre a mettere a disposizione un luogo dove que­ste possano esercitare, garantendo controlli accurati sia dal punto di vista sanitario che fiscale.

    In questo modo il Comune si propo­ne di tutelare gli interessi della collettività, salvando anche queste ragazze dallo sfrut­tamento che giornalmente subiscono stan­do sulle strade.

    Sarà premura dell’ammini­strazione, ovviamente, individuare una “sede” adatta per l’eventuale casa chiusa: in un luogo strategico che, nelle intenzioni degli amministratori, non deve assoluta­mente diventare un ghetto. Anzi, l’intento sarebbe quello di integrare l’attività così come avviene in tantissime città europee senza che questo desti scandalo.

    Una strada ricca di ostacoli ma che l’attuale amministrazione, a quanto pare, ha deciso di perseguire con tenacia.

    Fonte: Cronaca Qui - Alessandro Previati | vai alla pagina

    Argomenti: sesso, prostituzione, sociale, TORINO, sanità pubblica, amministrazione comunale, salute pubblica, Parlamento Italiano | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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