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Dichiarazione di Nichi VENDOLA

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Consigliere Regione Puglia (Gruppo: SeL) 


 

E ora Berlusconi vada a casa» - INTERVISTA

  • (09 ottobre 2009) - fonte: L'Altro - Andrea Colombo - inserita il 09 ottobre 2009 da 31

    La notizia della bocciatura del lodo Alfano ha colto Nichi Vendola a Bruxelles. Il leader di Sinistra e Libertà non ha così potuto assistere alla puntata di "Porta a Porta" nella quale il premier si è abbandonato ad attacchi dissennati nei confronti del capo dello Stato e della Corte costituzionale e a insulti da trivio contro Rosi Bindi. Ma quando ne è stato messo al corrente non si è stupito più che tanto.

    Qual è la situazione politica dopo la sentenza della Consulta?

    Il dato politico è evidente. Berlusconi ha sfidato la Costituzione, la struttura stessa, di una democrazia fondata sull’equilibrio dei poteri, e ha perso. In qualunque democrazia del mondo sarebbero due le conseguenze immediate: Berlusconi imputato torna davanti al suo giudice naturale senza più cercare di smontare i processi cori artifici normativi e con campagne intimidatorie; Berlusconi presidente del consiglio e il suo guardasigilli vanno davanti alle camere, prendono atto di una sconfitta così cocente e rassegnano le dimissioni.

    Non sembra che sia questa la reazione del premier...

    La reazione di Berlusconi è figlia di una concezione della lotta politica come gioco d’azzardo. La scelta di alzare continuamente la posta e tentare di far saltare il banco è del tutto interna e omogenea alla crescente forzatura plebiscitaria della nostra vita politico-istituzionale. Avevamo già visto tutte le puntate di questa sorta di triste fiction che potremmo chiamare "Berlusconi contro Montesquieu".

    Però non avevamo ancora mai assistito a un conflitto istituzionali di queste proporzioni e di questa violenza...

    Nonostante disponga di una così larga maggioranza e di un parlamento scolpito a sua immagine e somiglianza, il premier ha continuamente giocato a delegittimare ruolo e funzioni delle camere, riecheggiando gli antichi esercizi verbali di quel suo predecessore che avrebbe voluto trasformare quell’ "aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli". Nonostante la prolifica legislazione ad personam che ha provato a sgombrare dal codice penale molti dei reati che inseguivano il capo del governo e nonostante la spettacolare contrapposizione tra Legge e Popolo, con cui puntualmente cerca di piegare la legge al primato del consenso popolare, Berlusconi ha proseguito nella sua opera di bombardamento sistematico della legislazione, dei suoi fondamenti e della sua legittimazione. Ha cercato di spostare i confini della sovranità, prefigurandosi in forme inedite e prevalentemente pubblicitarie come un sovrano legibus solutus e quindi prefigurando una forma peculiare di assolutismo politicotelevisivo. Per questo oggi entra cinicamente e lucidamente nella trama degli equilibri istituzionali e la spacca. Si comporta come un elefante in una cristalleria, spara a, palle incatenate contro la Corte costituzionale e contro il Quirinale. Siccome ha perso la partita, denuncia gli arbitri e si lascia sfiorare dalla tentazione del provocare l’invasione di campo.

    Pensi che sia tentato dalla carta delle elezioni anticipate?

    C’è di certo una accelerazione populista che, con l’eventualità del voto anticipato, potrebbe diventare il rendiconto finale ira Berlusconi e tutti i suoi avversari. E quelli politici direi che li vede più nel centrodestra che nel centrosinistra. Essendo convinto di vincere le elezioni a furor di popolo, potrebbe usare il voto per liquidare l’anomalia Fini e per sterilizzare il potere della Lega, ma contemporaneamente potrebbe usare questa nuova legittimazione popolare in termini di legislatura costituente, rendendo esplicito il disegno di controriforma costituzionale: finalmente una nuova costituzione snella, manageriale, senza i reticoli di contrappeso che frenano quello che potrebbe diventare un presidenzialismo proprietario.

    Non ti ha un po’ stupito l’estrema violenza verbale a, cui si sono abbandonati, dopo la sentenza non solo Berlusconi ma molti leader della destra?

    Mercoledì sera, a "Porta a Porta" abbiamo assistito al completamento della rivoluzione linguistica di questa élite dirigente. Le offese alla Bindi, quella di Berlusconi che riprendendo Sgarbi la ha definita "più bella che intelligente, e quella di Castelli che la chiamata "zitella petulante", rivelano l’insofferenza, di un genere maschile che ha una figurazione del mondo femminile molto legata all’epopea delle escort e delle ninfe. E il completamento di una regressione culturale che mette i brividi perché rappresenta il trionfo dell’impudicizia,della volgarità e del cameratismo. Credo che sarebbe molto sbagliato sottovalutare questa regressione.

    Tu affermi che Berlusconi dovrebbe dimettersi, ma il Pd è il primo a non chiedere le sue dimissioni, e l’opposizione non sembra disporre di una qualsivoglia strategia...

    Le opposizioni sono di fronte, non solo alla propria frantumazione, ma anche a una subalternità culturale che le rende protagoniste di un politicismo che vive e muore nella tattica, nella battuta del salotto televisivo, nella ondivaga politica del "del diman non v’è certezza". Dovrebbe invece essere questo il momento in cui tutte le forze d’opposizione s’incontrano in un luogo per confrontarsi sul rapporto che c’è tra crisi politica e crisi sociale nel nostro paese.

    Alludi solo alla mancanza di una strategia politica a breve o a qualcosa di più complessivo?

    E’ come se la, politica non riuscisse a mettere a fuoco l’immagine del paese. L’Italia sta marcendo, questa è la fotografia precisa. Il lavoratore che si arma di tanica di benzina e si arrampica su un terrazzo, che vive la difesa del posto di lavoro come un corpo a corpo tra la, sua nuda vita e chi individua come antagonista dei suoi diritti ci parla, di un silenzio della politica proprio sulle questioni che sono nel ventre profondo della crisi. Dovremmo essere tutti convocati a cercare punti di connessione tra la difesa dei diritti di libertà e quella dei diritti sociali, in un paese che progressivamente smarrisce gli uni e gli altri e si perde per strada persino il patrimonio dei diritti umani. Ci si divide sullo stile della lotta, ma la verità è che domina una confusione che produce numerosi paradossi. Il popolo che a Roma ha riempito la piazza omonima, piazza del Popolo, è un popolo senza partito, e poi ci sono tanti partiti senza popolo. E allora, forse dovremmo provare a guardare il punto in cui è giunta la notte della nostra storia repubblicana senza perderci in dispute nominalistiche, se questo sia o no un regime...
    Provare a condividere una diagnosi di questa grande malattia nazionale che è il berlusconismo per ragionare dei soggetti feriti e smarriti che, dalle scuole alle fabbriche, cercano disperatamente il filo rosso di un nuovo protagonismo politico e sociale mi Pare il compito che tutti dovremmo assolvere.

    Franceschini parla di una grande manifestazione di popolo. Cosa gli rispondi?

    Il "luogo" di cui parlavo prima, è appunto quello in cui si ritrovano e discutono tutte le forze parlamentari e assenti dal Parlamento, politiche o della società civile che si oppongono a questa destra. Dunque è giusto costruire una grande mobilitazione democratica che possa riempire le piazze d’Italia.

    Fonte: L'Altro - Andrea Colombo | vai alla pagina

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Commenti (1)

  • Inserito il 09 ottobre 2009 da 31
    Articolo 3 della Costituzione. «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

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