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Dichiarazione di Anna Margherita MIOTTO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Un Dpef che fa arretrare il Paese

  • (04 novembre 2008) - fonte: sitp Pd Veneto - inserita il 05 novembre 2008 da 861

    Ricordate la Robin Tax? State attendendo di vedere la Social Card?

    «Il film è molto diverso: si riparte con i tagli. Ma andiamo con ordine: come si esprime l'azione di governo in questi primi mesi? Sul piano della politica 'annunciata' c'è una saldatura con la legislatura 2001-2006, mentre l'azione di Governo va in tutt'altra direzione – spiega Margherita Miotto - Ad esempio, è costante il richiamo alla famiglia, ma poi le prime scelte del Governo prevedono l'aumento degli alunni per classe, vengono ridotti gli insegnanti, si azzera la stabilizzazione dei precari, si taglia il fondo sociale creando le premesse per la riduzione dei servizi di assistenza, non si investe sugli asili nido; non c'è traccia negli impegni del Governo, sulla creazione del Fondo per la non Autosufficienza»

    «Altro elemento 'simbolico' della campagna elettorale del centro-destra è stata la sicurezza, ma nel triennio vengono tagliati oltre 500 milioni di euro con grave pregiudizio per la garanzia del turn-over delle forze di polizia – spiega la deputata del Pd - e per il mantenimento delle caratteristiche minime di funzionalità dei servizi. Perfino il tradizionale cavallo di battaglia della destra politica italiana, costituito dalla riduzione delle tasse viene contraddetto dal DpeF che non ne prevede la diminuzione; peraltro si allenta la lotta all'evasione modificando le norme anti-elusione, come quelle riguardanti la tracciabilità dei pagamenti».

    «Corre l'obbligo di confrontare queste scelte con i fatti dei primi mesi del Governo Prodi , allorchè invece si ridusse il cuneo fiscale, si incrementò il fondo sociale, vennero aumentati gli assegni familiari a partire dei redditi inferiori a 40.000 euro e vennero finanziati i piani di investimento di opere pubbliche strategiche per la competitività del 'sistema paese'; di tutt'altro segno la manovra 2008 che si rivela sbagliata ed inadeguata ad affrontare le vere urgenze.

    «Non va inoltre trascurato il profilo istituzionale della fase politica, attraversata dalla contestazione per il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza, dalla inesistente interlocuzione con la maggioranza in sede di commissione, ma anche per l'alterazione del rapporto con le parti sociali per nulla coinvolte nella concertazione, per non citare il clima di indifferenza nei confronti dei Comuni e delle Regioni, espropriate di competenze e funzioni».

    La discussione sulla manovra economica è stata caratterizzata, secondo Miotto, in particolare da due battaglie che hanno occupato, per giorni, il dibattito politico ed hanno costretto la maggioranza ed il Governo ad una 'seconda lettura' del provvedimento. «Come si ricorderà, il Governo propose di intervenire per azzerare un contenzioso aperto, di fronte alla magistratura, da un gruppo di precari della Amministrazione delle Poste che rischiavano di chiudere la loro controversia con un pugno di euro, in cambio del diritto alla stabilizzazione».

    «Una seconda questione ha interessato il dibattito – prosegue - la vicenda riguardante l'assegno sociale, che ha impegnato particolarmente i componenti del PD della dodicesima commissione per ottenerne la modifica, ottenuta solo per la parte più odiosa. Vale la pena descrivere brevemente la questione: la maggioranza era preoccupata di rimediare ad alcuni abusi accertati per opera di cittadini extracomunitari che avevano chiesto il ricongiungimento familiare per il genitore anziano e privo di reddito, allo scopo di potergli far erogare l'assegno sociale (che in Italia finora era erogato a persone ultrasessantacinquenni, prive di reddito e residenti in Italia), salvo poi riportare il genitore Per limitare l'accesso al beneficio assistenziale degli stranieri, venne previsto il requisito della permanenza in Italia per 10 anni in condizione lavorativa per tutti gli aventi diritto: questa formulazione avrebbe comportato la decadenza dal diritto all'assegno sociale delle donne italiane casalinghe. La decisa opposizione condotta in aula dal PD, ha favorito la modifica del testo anche se è rimasto il requisito della permanenza in Italia per 10 anni, per i cittadini stranieri ricongiunti».

    «Ma la valutazione più severa alla manovra è legata ai tagli – incalza Miotto - compresi i tagli lineari che coinvolgono i capitoli di spesa della sanità e del sociale. Il dibattito sulla manovra economica è avvenuto a poche ore di distanza dalla discussione ed approvazione delle mozioni parlamentari sulle politiche a sostegno della famiglia: la distanza rispetto alle scelte concrete operate con la manovra economica è abissale infatti ammontano a oltre 800 milioni di euro i tagli a fondo sociale e famiglia, nel triennio».

    «Anche nella Sanità le preoccupazioni sono fortissime a partire dalla riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, peraltro già attribuiti alle regioni mediante intese ed accordi di programma. Se mancano fondi pubblici, come potranno le Regioni ammodernare strutture ed attrezzature per mantenere in esercizio un sistema sanitario di qualità? – domanda Miotto - Ma è il Patto per la Salute, siglato dal Governo Prodi fra Stato e Regioni che è andato in frantumi, come hanno sottolineato con dichiarazioni di fuoco anche alcuni Assessori regionali appartenenti alla maggioranza politica del Governo in carica. Il sistema sanitario è sottofinanziato per circa 7 miliardi di euro nel triennio e per la prima volta dopo 10 anni, non si lega più il finanziamento ai livelli essenziali, bensì si condiziona il finanziamento del sistema sanitario ai vincoli economici determinati dalle compatibilità di finanza pubblica. La conseguenza di questa impostazione è la revisione dei l.e.a., che saranno una variabile dipendente dal finanziamento. In tale quadro il pareggio della gestione, esclusa ogni autonomia impositiva locale, viene prevista con la introduzione dei ticket regionali che assumono la funzione di finanziatore del sistema sanitario e non più misura di contenimento del consumismo sanitario»

    «Ciò appare inaccettabile anche perchè fin d'ora se ne prevede la estensione alle fasce di popolazione finora esente, intaccando un principio sancito dall'art. 32 della Costituzione, mai fino ad ora messo in discussione. Del resto un approccio da Stato compassionevole è già presente nel libro verde del Ministro Sacconi e ben si collega con la novità di questa manovra economica, costituita dalla social card ovvero la carta dei poveri: una tessera per acquistare generi alimentari, ma anche prestazioni sanitarie, per un importo pari ad 1 euro virgola 1 centesimo al giorno. Lo stanziamento a disposizione è ancora incerto e pertanto sarà incerta la platea degli aventi diritto e peraltro l'intera iniziativa appare totalmente in contrasto con la vigente costituzione perchè l'assistenza compete ai Comuni mentre questo intervento viene assunto interamente dallo Stato, secondo le migliori tradizioni dello Stato centralista»

    «Abbiamo proposto, inascoltati, di attribuire alle Regioni ai fini della successiva attribuzione ai Comuni, il fondo per la Social Card ed abbiamo, in alternativa alla compilazione del primo elenco dei poveri del nuovo millennio – conclude Miotto - proposto una misura universale da erogare con una mensilità aggiuntiva alla pensione: a parità di trasferimenti si salvaguarda la dignità delle persone! Ma non è questa, evidentemente, la prospettiva del Governo».

    Fonte: sitp Pd Veneto | vai alla pagina

    Argomenti: tagli, Finanziaria di Tremonti, Social Card | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (2)

  • Inserito il 05 novembre 2008 da 861
    Lo sanno anche i bambini che questa Finanziaria fa arretrare il Paese. Eppura non fate che ripeterlo. Basta. Dite qualcosa di propositivo o tornatevene a casa. Questa non è opposizione.
  • Inserito il 05 novembre 2008 da 861
    Non stiamo attendendo la Social card. Tutte parole. Parole venute da questo governo e dai governi precedenti.

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