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Dichiarazione di Gaetano Quagliariello

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) 


 

Caso Englaro.«Sentenza ad alto rischio No alla via giudiziaria» - INTERVISTA

  • (10 ottobre 2008) - fonte: Avvenire - Gianni Santamaria - inserita il 10 ottobre 2008 da 31

    Quagliariello: la politica rivendichi i suoi diritti
    «Se la decisione della Cassazione verrà confermata ci sarà un radicamento del principio che introduce surrettiziamente l’eutanasia»

    Il vicepresidente del gruppo Pdl al Senato: «Ma il clima che si è creato può anche essere positivo C’è stata una comune presa di coscienza che ha fatto ripartire il dibattito in commissione»

    Scongiurare la via giudiziaria, è un compito sul quale la maggioranza è d’accordo. Ma non basta, dice Gaetano Quagliariello, vice­presidente del gruppo Pdl al Senato. «Dobbiamo passare, in positivo, a proporre un testo, evi­tando il prevalere, den­tro la maggioranza stessa, di opposti e­stremismi. E poi cerca­re di andare oltre i con­fini, aggregando chi fi­nora ha condiviso non solo la necessità di in­tervenire, ma anche i paletti e le garanzie». L’auspicio del politolo­go è che si arrivi «in breve tempo» a un testo ba­se, preso dai nove depositati in commissione I­giene sanità di Palazzo Madama. Se non si riesce, «il relatore (Raffaele Calabrò, Pdl, ndr) ne presenti uno di sintesi».
    Lei a caldo ha definito «pilatesca» la decisione della Consulta. Cosa le contesta?
    Ero consapevole della difficoltà. Sinceramente, però, ritenevo che la Corte Costituzionale avreb­be rigettato il ricorso nel merito, ma l’avrebbe re­so ammissibile. Le sentenze si rispettano, ma non in modo acritico. E devo dire che ritengo la mo­tivazione di una debolezza strabiliante.
    Perché?
    Il motivo avanzato è che le Camere avrebbero surrettiziamente voluto riesaminare il contenu­to della sentenza della Cassazione. Nei ricorsi è scritto a chiarissime lettere: si voleva solo dimo­strare che essa aveva fissato nuovi principi di di­ritto, superando i limiti che l’ordinamento pone al potere giudiziario. Direi, inoltre, che la Con­sulta in qualche modo smentisce se stessa. Su un analogo conflitto di attribuzione, in cui era in gio­co la potestà legislativa regionale, nel 1990, sen­tenza 285, dichiarò l’ammissibilità. E si entrò nel procedimento della Cassazione.
    Quali principi secondo lei sono sbagliati?
    La sentenza Eluana stravolge due capisaldi: fissa il diritto del malato all’interruzione dei tratta­menti e, soprattutto, lo estende al tutore. Due as­solute novità. Quando si entra nell’ambito dei di­ritti personalissimi – altro sono quelli patrimo­niali – il legislatore in passato ha sempre sentito il bisogno di assegnare la decisione al tutore con specifiche norme di legge. E sempre al fine di sal­vaguardare la vita. Questa è la prima volta in cui, con la cessazione di idratazione e alimentazione, c’è la sicura morte.
    La sentenza è una battuta d’arresto. Cosa si a­spetta dal nuovo pronunciamento della Cassa­zione, atteso per l’11 novembre?
    Non mi pento della linea assunta. Penso che la po­litica debba rivendicare i suoi diritti in àmbiti del­la vita pubblica sempre più decisivi. Non possia­mo consentire che siano occupati da decisioni dei giudici. Nel caso specifico abbiamo davanti due alternative. O la sentenza della Cassazione si radica e, quindi, abbiamo la sedimentazione di principi che introducono surrettiziamente l’eu­tanasia. Oppure viene smentita. Allora avremmo una sorta di far west giudiziario, per cui la deci­sione di volta in volta dipenderebbe dalla composizione delle giurie. Sono convinto che si tratti di una precisa strategia, studiata a ta­volino. E mi sembra evidente che con la sen­tenza dell’11 si voglia chiudere il cerchio.
    Come influenzerà tutto questo l’iter della legge?
    Intanto, in positivo, c’è stata una presa di co­scienza, che ha fatto ripartire il dibattito in commissione. Visto che il confronto dura da tempo, è possibile arrivare presto a una leg­ge, l’unica cosa che può tenerci al riparo dalla via giudiziaria.
    Il clima che si è creato inciderà sui contenuti: idratazione e alimentazione su tutti.
    Dipenderà dal libero confronto in commissione. Ma sono sicuro che su tre paletti – idratazione e alimentazione, formulazione delle eventuali di­chiarazioni anticipate e libertà del medico – la maggioranza non defletterà.
    La controparte accusa voi di aver rallentato, sol­levando il conflitto di attribuzione.
    È passata a larga maggioranza una loro mozione che chiedeva la legge entro l’anno. Ora, invece, la stessa sinistra in commissione ha chiesto 60 nuo­ve audizioni. Qualche nome: Umberto Eco, Fer­zan Ozpetek, Roberto Benigni, Dacia Maraini, Massimiliano Fuksas, Renzo Piano, Moni Ovadia, Adriano Sofri e Corrado Augias. Persone rispet­tabili. Ma, citando Di Pietro, che c’azzeccano?


    Fonte: Avvenire - Gianni Santamaria | vai alla pagina
    Argomenti: diritti civili, eutanasia, diritti umani, accanimento terapeutico, Cassazione, Eluana Englaro, terapie | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (2)

  • Inserito il 16 novembre 2008 da 3596
    In un mio articolo ho definito "pilatesca" anche la recente sentenza della Cassazione (v. in internet, l'articolo: "Eluana Englaro: pilatesca decisione della Cassazione").In effetti, contrariamente a quanto affermato da tutta la stampa e da altri organi di informazione, la sentenza non ha affatto "autorizzato la sospensione dell'alimentazione di Eluana", limitandosi a respingere il ricorso del P.G. di Milano, in quanto la Corte ha ritenuto detto P.G. "privo di legittimazione", per l'assenza di un "interesse pubblico" da tutelare, trattandosi di situazione soggettiva individuale. Una simile motivazione manifesta chiaramente una scarso valore (se non addirittura totale assenza) attribuito, da parte dei giudici, a tutta la problematica che detta vicenda sollevava e che investiva incontestabilmente l'interesse (e non una semplice morbosa curiosità) di tutta la collettività. Inoltre, la motivazione della sentenza, posta a base del rigetto, è sostenuta dalla circostanza che, comunque, non possa consentirsi l'intervento del P.M. nel procedimento civile, se non nei casi espressamente previsti dalla legge e, nella fattispecie esaminata,un simile intervento non è previsto: tale affermazione è, a mio modesto avviso, inconcludente e, comunque, prova troppo!Il fatto che detto intervento del P.M., nella fattispecie considerata, non sia previsto dal legislatore è, infatti, la necessaria logica conseguenza della circostanza che, come unanimemente constatato, quella fattispecie esula dalla regolamentazione legislativa. Allora, delle due, l'una: o, sulla base della predetta motivazione, l'intervento del P.M. è inammissibile, ma ciò porta alla necessaria conseguenza che il Giudice, per gli stessi motivi, non possa occuparsene, oppure, si ritiene di poter pervenire alla conclusione (che è quella concretamente seguita) che il Giudice, in presenza di un vuoto legislativo, possa comunque riempire detto vuoto, ma ciò comporta l'inevitabile logica conseguenza di far cadere nel nulla la motivazione sopra riferita sulla mancanza di legittimazione di intervento del P.M..Federico Pellettieri
  • Inserito il 10 ottobre 2008 da 31
    Senatore Quagliarello, sono 60 nuove audizioni di persone rispettabili - come lei stesso dice. Che "c'azzeccanno"? Tanto quanto lei. Nel frattempo calpestate il rispetto per la dolorosa lotta di un padre e le volontà della propria figlia che, della vita vegetativa (sempre che sia possibile definire vita il tempo di Eluana), in anni precedenti, disse di non volerne sapere. E se lei vuole che la politica rivendichi i suoi diritti – e su questo sono d’accordo – allora occupatevi dei problemi politici. O forse Eluana è una ‘via di fuga’ per evitarli?

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