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Dichiarazione di Giulio TREMONTI
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Economia e Finanze (Partito: PdL)
Salari e stipendi, inflazione programmata e inflazione effettiva.
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(22 giugno 2008) - fonte: La Stampa.it - inserita il 22 giugno 2008 da 2761
LEVICO (TRENTO) Con un’inflazione programmata all’1,7% «il Governo fa una scelta: abbassare esplicitamente il potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati». L'affondo del leader della Cgil Epifani arriva a margine della Festa della Cisl, in una giornata segnata dalla crescente tensione tra sindacato ed esecutivo.
La trattativa sui contratti.
Epifani accusa: «Con l’inflazione programmata all’1,7% un salario di 25mila euro perderebbe mille euro nel biennio. Se poi il terzo anno dovesse continuare così si raggiungerebbe una cifra vicino ai 1.500 euro». La Cigil sottolinea poi che questa scelta del Governo potrebbe avere dei riflessi sulla trattativa tra Confindustria e sindacati sulla riforma del modello contrattuale: «E' un’interferenza sul salario, così come è un’interferenza quella di Sacconi sulla deregolamentazione del mercato del lavoro. E' evidente che se Confindustria dovesse assumere come spinta per le proprie posizioni queste politiche renderebbe assolutamente impervio in confronto».
«Sacconi crociato», «accuse ridicole»
Dal leader della Cgil arriva anche un duro affondo nei confronti del ministro Sacconi e del suo «atteggiamento da crociato, del quale non si avverte assolutamente il bisogno». Con i suoi continui attacchi alla Cgil, il ministro, assume «un contorno ideologico proprio nel momento in cui ci sono problemi sociali così rilevanti. Bisogna invece avere - conclude Epifani - la concretezza per poterli affrontare». La replica di Sacconi è durissima: Epifani fornisce «cifre ridicole», quando sostiene che l’inflazione programmata all’1,7% porterebbe alla perdita del potere d’acquisto dei lavoratori pari a mille euro in un biennio. «L’epoca in cui i contratti erano orientati dall’inflazione programmata è finita», ora «bisogna guardare alla produttività», dice Sacconi.
Tremonti: «Il Dpef è un documento surreale che non serve a nulla»
Chiama in causa la Banca centrale europea, il ministro dell’Economia per spiegare le ragioni «tecniche» del tasso d’inflazione programmata all’1,7% fissato nel Dpef. Tremonti sfodera l'ironia per difendersi dalle accuse di Epifani: «Fate lo 00496913... è il numero della Bce, che vi spiegherà cosa bisogna scrivere nel Dpef a proposito dell’inflazione». «Bisogna stare tutti - spiega Tremonti - sotto al 2%». Il ministro si scaglia poi contro l’opposizione e i sindacati: «Il problema vero è la speculazione, ma nessuno ne parla. Certamente non ne parla la sinistra e tantomeno se ne occupa il sindacato». Infine tornando al tasso di inflazione programmata, Tremonti non rinuncia a una battuta: «Apprendo con piacere che ancora qualcuno legge il Dpef - dice - è un documento surreale che non serve a niente».
Confidustria: «La mossa del governo non aiuta»
L'ultima frecciata di Tremonti è proprio per Epifani: il ministro «è un lavoro piuttosto usurante. Suggerirei di farlo part time, turnario, stagionale», dice il ministro dell’Economia: «Ci provi, così potrebbe misurarsi anche lui con drammatica concretezza dei problemi». Ma sul tasso d’inflazione programmata all’1,7% giungono anche le critiche di Confindustria: «Sicuramente non aiuta» il confronto sulla riforma del modello contrattuale, dice il vice presidente di Confindustria, Alberto Bombassei, a margine della Festa nazionale della Cisl. «Spero che questo non comprometta» il negoziato, aggiunge Bombassei, ma di certo «non lo faciliterà». Detto questo, il vice presidente degli industriali ricorda che, «nella storia, l’inflazione programmata, non si è mai concordata, nè sono mai state consultate le parti sociali».
Angeletti: «Cambiare il modello»
Interviene anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, secondo cui il modello contrattuale che ha come riferimento l’inflazione programmata per rinnovare i contratti «è morto». «I prezzi vanno per conto loro e non capisco perchè si devono programmare i salari - ha spiegato Angeletti - ecco perchè va cambiato il modello contrattuale. L’inflazione programmata non ci interessa e non sarà il punto di riferimento per il rinnovo dei contratti, per i quali continuiamo a pensare all’inflazione reale». Angeletti ha aggiunto: «Confindustria può darsi che non sia d’accordo, anzi diamolo per scontato. Ma è la sua opinione e non la nostra. Il Governo l’unica cosa che non può pensare o programmare è quella di ridurre i salari sulla base di una finta inflazione. L’unica cosa di buon senso che possno fare - ha sottolineato il leader della Uil - è ridurre le tasse sui salari».
Fonte: La Stampa.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi