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Dichiarazione di Sergio LO GIUDICE
Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Bologna (BO) (Lista di elezione: DS)
Matrimonio gay, una questione di uguaglianza
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(16 giugno 2008) - fonte: i Mille - inserita il 17 settembre 2008 da 130
Bologna Pride 2008: in piazza per l'uguaglianza di Sergio Lo Giudice Dopo il bell'esordio del 7 giugno a Roma e a Milano (dove diverse decine di migliaia di persone sono scese in piazza per i due Pride contemporanei) si avvicina l'appuntamento nazionale del Bologna Pride 2008 , la manifestazione nazionale lesbica, gay, bisessuali e trans (Lgbt) prevista per sabato 28 giugno. La situazione non è delle più rosee. L'icona, consegnata da Silvio Berlusconi ai giornali di tutto il mondo, del premier italiano che bacia l'anello al papa la dice lunga su come egli intenda rappresentare il rapporto del suo governo con il Vaticano. Rappresentare, dico, perché di fatto questo governo più che le reali istanze dei cattolici di questo paese intende promuovere quell'atteggiamento così postmoderno e fascinosamente scandaloso che è l'ateismo devoto. Un papismo senza carità cristiana, che è come dire, per esempio, ridurre i diritti di gay e lesbiche, perché così vuole la chiesa, riducendo contemporaneamente quelli di rom e immigrati, nonostante la chiesa non lo voglia. Geniale. Il corteo del 28 sarà preceduto da circa 40 eventi, molti dei quali già realizzati, dal convegno sul bullismo omofobico a quello sulle persone sieropositive, dalla rassegna di teatro lesbico al festival di cinema trans DiverGenti. Si sono già svolti due delle tre conferenze della rassegna "Festa di Laicità" con, fra gli altri, Carlo Flamigni, Paolo Flores d'Arcais, Sergio Staino. Martedì 17 sarà la volta dell'incontro intitolato "Matrimonio gay, una questione di uguaglianza", con Gilda Ferrando, Valerio Pocar, Vittorio Lingiardi e Francesco Bilotta. Quello dell'uguaglianza è il tema centrale di questa stagione di Pride. Messa da parte la contrattazione sui Pacs, che solo due anni fa sembrava essere un obiettivo vicino, prima del gran rifiuto dell'allora presidente della Margherita Francesco Rutelli ad inserirlo nel programma dell'Unione, il movimento Lgbt ha rilanciato con uno slogan che è tutto un programma: uguale dignità, uguali diritti. Niente di nuovo rispetto alla Dichiarazione universale del '48, se non che intanto gli altri paesi europei hanno esteso anche a gay, lesbiche e trans quel principio di uguaglianza ancora così lontano in Italia. Questo, va da sé, chiama in causa l'estensione del matrimonio civile a lesbiche e gay, a cui è negato un diritto fondamentale, quello di sposarsi, a causa del proprio orientamento sessuale. Praticamente razzismo, come più volte ha ammonito il Parlamento europeo. Questa legislatura ha registrato pochi giorni fa un concreto miglioramento della legge contro le discriminazioni antigay sul lavoro, su imposizione dell'Europa, che aveva messo sotto procedura d'infrazione l'Italia per il manchevole recepimento della specifica Direttiva. Certo non farà nulla sui diritti delle coppie di fatto, tantomeno quelle same sex. Questo non esime il centrosinistra, Pd in primis, dall'aprire una riflessione senza remore, possibilmente fondata su argomentazioni razionali e non su pregiudizi religiosi, anzi lo agevola, proprio perché se ne può discutere senza l'ansia di un governo appeso ad un voto o di una maggioranza che va in frantumi. Se qualcuno non vuol discuterne perché teme che vada in frantumi il Partito democratico, gli chiedo: questo partito di laici e cattolici, allora, che l'abbiamo fatto a fare?
Fonte: i Mille | vai alla pagina » Segnala errori / abusi