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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: La rosa nel pugno)  -  Ministro  Commercio internazionale, Politiche europee (Partito: RnP) 


 

Quel trattato non si può modificare. - Intervista

  • (22 aprile 2008) - fonte: Il Messaggero - Carlo Mercuri - inserita il 23 aprile 2008 da 31

    Ministro Bonino, che cosa pensa delle affermazioni di Maroni secondo le quali il nuovo governo dovrà rinegoziare le regole di libera circolazione dei cittadini nello spazio europeo? Lei, ministro delle politiche per la Ue, pensa che si possano rinegoziare gli accordi di Schengen?
    «All’indomani di ogni fatto di sangue attribuibile agli immigrati, ho l’impressione che la classe politica sia presa da una spirale declaratoria che a volte dà l’impressione davvero che sia una gara a chi la spara più grossa.
    Detto questo, distinguerei tre livelli nella dichiarazione di Maroni.
    Primo: quello che ha a che fare con la sua candidatura a tornare agli Interni da ministro della Lega, cioè portatore di un messaggio quasi sopra le righe sulla sicurezza.
    Secondo: quello che ha a che fare con la campagna elettorale in corso a Roma perché in una situazione di evidente tensione politica i proclami di questo tipo hanno presa facile.
    Terzo: quello che ha a che fare con le regole comunitarie.
    Mi pare si parli con disinvoltura di rimettere in discussione con 27 Stati membri una delle quattro libertà fondamentali su cui si basa il Trattato di Roma.
    Stimo abbastanza Maroni da pensare che lui stesso si renda ben conto che nell’immediato non è questa una risposta per far fronte al problema.
    Fermo restando che non mi è chiaro cosa voglia rinegoziare.
    Il Trattato di Roma del 1957? Gli accordi di Schengen? O l’applicazione della direttiva che ha reso più rigida la disciplina dell’allontanamento dei cittadini comunitari per motivi di sicurezza pubblica?».
    Quali sono, secondo lei, i meccanismi più efficaci per respingere e rispedire nei Paesi d’origine chi non ha i requisiti necessari?
    «Sono gli stessi di cui possono avvalersi tutti i partner comunitari. Nelle norme comunitarie vi sono già regole chiare perle espulsioni.
    E dove sono applicabili non c’è effettivamente ragione di fare sconti né per buonismo né per inefficienza amministrativa o giudiziaria. Ma smettiamola di pensare che quello che succede in Italia o in Padania sia sempre speciale o particolarmente drammatico, a prescindere dal fatto che l’80 per cento degli stupri avviene in famiglia.
    Paesi con un tasso di immigrazione superiore al nostro gestiscono il fenomeno dell’immigrazione senza eccessivi drammi e ne valutano anche positivamente gli effetti.
    Non parlo ovviamente dei delinquenti perché per i delinquenti stranieri o nostrani l’importante è fare applicare la legge sempre e comunque».
    Se la Lega facesse della rinegoziazione delle regole Ue un punto irrinunciabile del programma di governo, l’Italia andrebbe incontro a qualche problema, a livello comunitario?
    «Se si parla di rinegoziazione di non so bene che cosa credo che questo resterà un punto non realizzato del programma del nuovo governo.
    Se si parla di violare le norme europee esistenti penso che qualche problema ci sarà. Non solo perché nonostante qualche ricorrente tensione in materia non troveremmo molti partner pronti a seguirci su questa strada ma anche perché a livello europeo tutti i problemi sono interconnessi.
    Non dimentichiamo, per esempio, che ci sono in Romania investimenti rilevantissimi di imprese italiane del Nord Est e che ci sono quasi più italiani in quel Paese di quanti romeni ci siano in Italia.
    E’ solo un esempio del fatto che non si può scegliere un menu à la carte quando si è partner di organizzazioni e processi altamente internazionalizzati.
    Sono sicura che il commissario Frattini potrà utilmente spiegare a Maroni che "in Europa le regole ci sono e sono uguali per tutti e non ci sono Paesi di serie A e di serie B" come ebbe opportunamente a dire alla conferenza stampa che tenemmo insieme a Roma l’l1 dicembre del 2006 proprio alla vigilia dell’adesione di Bulgaria e Romania all’Unione europea».
    Lei pensa, ministro, che noialtri italiani facciamo tutti i controlli possibili nei confronti degli stranieri che entrano nel nostro Paese?
    «Se non facciamo abbastanza controlli di polizia è perché non abbiamo un numero sufficiente di poliziotti, ma non è un problema europeo.
    Se da noi ci sono troppi campi rom fuori della legalità è un problema nostro, non è un problema europeo».

    Fonte: Il Messaggero - Carlo Mercuri | vai alla pagina
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