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Dichiarazione di Franco Frattini

Alla data della dichiarazione: Vicepres. Commissione EU  (Partito: FI) 


 

"Boicottiamo la cerimonia a Pechino" - Intervista

  • (07 aprile 2008) - fonte: La Stampa - Flavia Amabile - inserita il 08 aprile 2008 da 31

    Non vorrebbe andare alla cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi il presidente francese Nicolas Sarkozy. Il suo è un boicottaggio politico in piena regola. E in Italia, che ne dicono?
    Ho intervistato Franco Frattini, fresco di dimissioni come vicepresidente del Parlamento europeo e pronto a tornare in Italia in caso di vittoria di Berlusconi alle prossime elezioni, semmai come ministro degli Esteri. Mi sembrava la persona giusta a parlare.
    Il presidente francese Sarkozy vorrebbe il boicottaggio politico...
    «I leaders politici non possono essere testimoni silenziosi delle ripetute aggressioni cinesi contro i monaci tibetani».
    E come possono protestare? Boicottando le Olimpiadi?
    «La politica non può dire agli atleti che cosa fare. Politica e sport devono restare separati. Quello di cui parlo è un boicottaggio politico che deve essere posto come una prospettiva concreta e comune perché su alcune materie l’Unione Europea non deve dividersi».
    Che cosa significa un boicottaggio politico delle Olimpiadi da parte dell’Ue?
    «Fare quello che ha detto Sarkozy: non andare alla cerimonia di inaugurazione e io auspico che proprio il presidente francese si faccia promotore di una simile proposta. Per i prossimi mesi sarà membro della troika Ue e da luglio avrà la presidenza dell’Unione. Io penso che debba esercitare il suo ruolo politico in questo senso».
    E quindi l’Europa non dovrà essere presente alla cerimonia di apertura...
    «Un attimo, sono favorevole ad un boicottaggio politico solo se non saranno rispettate alcune condizioni».
    Quali?
    «L’Ue deve chiedere alla Cina di rendere noto quello che sta accadendo anche per poter valutare i fatti in base ad elementi ufficiali e non in base ai filmati amatoriali che stanno circolando in questi giorni. Chiaramente non potranno sostenere che vi sono stati solo 7 feriti fra i loro funzionari e gli ‘aggressori’ - come loro li chiamano - sono tutti salvi».
    Già questa prima condizione sembra un po’ difficile da soddisfare. E l’altra?
    «E poi l’Ue deve chiedere al presidente cinese di sedersi a un tavolo con il Dalai Lama per un dialogo politico visto che il Dalai Lama ha chiarito di volere l’autonomia e non l’indipendenza».
    Anche questa condizione sembra poco in linea con i comportamenti cinesi dell’ultimo mezzo secolo...
    «Se la Cina dovesse rispondere picche alle due richieste dell’Ue allora dovrebbe partire il boicottaggio politico senza pensare agli interessi commerciali in gioco perché qui parliamo di diritti umani, non di economia. D’altra parte non bisogna dimenticare che per l’Italia la Cina rappresenta solo l’1% delle esportazioni e anche per l’Europa la Cina rappresenta solo un mercato futuro».
    Potrebbe essere l’Europa ad adottare ritorsioni?
    «Non credo sia il momento di parlare di questo. Ora dobbiamo lavorare perché i nostri imprenditori e investitori conquistino sempre più spazio in Cina».
    E se l’Unione Europea non dovesse arrivare a una posizione comune?
    «Dopo un no a chiarire quel che accade in Tibet e a sedersi allo stesso tavolo del Dalai Lama, è evidente che un boicottaggio politico anche di alcuni Paesi europei, Italia compresa, avrebbe basi solide e quindi potrebbe essere adottato. Ma io ritengo che la saggezza millenaria cinese saprà trovare una soluzione e non risponderà picche alle richieste dell’Ue».

    Fonte: La Stampa - Flavia Amabile | vai alla pagina
    Argomenti: politica estera, UE, Tibet, diritti umani | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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