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«Rischiano i dipendenti delle imprese più piccole» - INTERVISTA
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(05 settembre 2011) - fonte: La Stampa - inserita il 05 settembre 2011 da 31
«Non parlerei di attentato alla Costituzione, ma di scelta sbagliata, fatta contro la Cgil».Pietro Ichino, giuslavorista e parlamentare Pd, da sempre un nemico giurato del dualismo nel mercato del lavoro provocato dall’articolo 18 tanto che per neutralizzarlo sostiene da anni la necessità di introdurre il “contratto unico”, ha molti dubbi sull’articolo 8.
Cosa cambia, concretamente?
«La nuova versione approvata ieri dalla commissione Bilancio perfeziona per alcuni aspetti la formulazione originaria, ma la sostanza rimane quella: la riforma del diritto del lavoro viene delegata alla contrattazione aziendale».
Non si rischia una giungla contrattuale?
«Direi piuttosto che si rischia un aggravamento del dualismo, nel nostro tessuto produttivo, tra i lavoratori regolari delle aziende medio-grandi, per i quali presumibilmente non cambierà nulla, e i poco o per nulla protetti delle imprese più piccole, che rischieranno di perdere anche il poco che hanno».
Quali sono i limiti di intervento?
«Ora è stato esplicitato il limite dei principi costituzionali e dei vincoli internazionali ed europei. Ma gran parte del nostro diritto del lavoro non ne è coperto: per esempio l’articolo 18 dello Statuto, in materia di licenziamenti».
È vero che l'articolo 18 muore?
«Non mi sembra probabile che nelle imprese medio-grandi le rappresentanze sindacali legate ai sindacati confederali saranno disposte a rinunciare a questa protezione. Questo potrà accadere più facilmente nell’area delle imprese più piccole, o comunque oggi non sindacalizzate. Per questo parlavo del rischio di un aggravamento del dualismo attuale del nostro tessuto produttivo».
Ma la Bce non ci chiede proprio il superamento del dualismo tra chi è protetto contro il licenziamento e i milioni di precari?
«Sì; e ci chiede anche, nell’area del lavoro regolare, il passaggio dalla vecchia tecnica protettiva, consistente nell’ingessatura del posto di lavoro, a una protezione nuova del lavoratore, costituita dalla garanzia economica e professionale nel mercato del lavoro. È evidente che la contrattazione aziendale, abbandonata completamente a se stessa, senza neppure qualche linea-guida, non è in grado di produrre una riforma di questo genere e di questa complessità».
Secondo Susanna Camusso è un attentato alla Costituzione.
«Non parlerei tanto di attentato alla Costituzione, che è formalmente salvaguardata nella nuova formulazione della norma, quanto piuttosto di una scelta politica profondamente sbagliata: quella di delegare alla contrattazione aziendale una riforma che invece richiede un disegno organico e un legislatore che se ne assuma per intero la responsabilità».
Non è una sconfessione dell’accordo interconfederale di giugno?
«Sicuramente lo ignora, anzi sembra puntare a scardinarlo. Non è stato ancora ratificato dalla Cgil. Ora, in conseguenza di questo intervento legislativo, vedo il rischio che la ratifica possa saltare. Ma forse è proprio quello che Sacconi vuole».
Fonte: La Stampa | vai alla pagina » Segnala errori / abusi