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«Una scelta ideologica sulla RU486» - INTERVISTA
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(28 novembre 2009) - fonte: Il Fatto Quotidiano - Paola Zanca - inserita il 29 novembre 2009 da 31
Il tanto atteso parere del governo sull’introduzione in Italia delle pillola abortiva è arrivato ieri sera. Dice che l’aborto farmacologico deve avvenire “in regime di ricovero ordinario” sotto “specifica sorveglianza” e che “la donna deve essere trattenuta fino all’espulsione dell’embrione”.
Ora l’Aifa dovrà nuovamente valutare, così auspica il ministro Sacconi, “la delibera adottata”. E i settecento giorni che ci sono voluti per arrivare a una decisione sono destinati a crescere ancora.Senatore Marino, che ne pensa?
Il fatto che sia necessaria una vigilanza clinica dopo l’assunzione del farmaco è scritto da ormai due decenni nella letteratura scientifica. La sorveglianza è fondamentale e può essere realizzata con la permanenza in ospedale o con altri meccanismi, come un day hospital o un numero verde attivo 24 ore al giorno. Il punto è che si tratta di criteri che non può stabilire la politica: li definisce un medico, sulla base delle sue conoscenze scientifiche e del rapporto che ha con il paziente.
Nulla di forzato e obbligatorio, quindi.
Ovviamente no. Mi pare che questa maggioranza stia imboccando la strada dei trattamenti sanitari obbligatori sempre e comunque, e che scriva leggi che non si occupano delle cure ma dei comportamenti delle persone. Lo abbiamo già visto con l’idratazione e nutrizione. Siamo di fronte a volontà di carattere ideologico e non scientifico: la RU486 è stata utilizzata da un milione e mezzo di donne. La Food&Drug Administration ha analizzato 500mila casi clinici in diversi paesi del mondo. Sono stati effettuati 39 studi clinici, poi c’è stato il controllo dell’Emea e infine quello dell’Aifa. Le pare che ci sia bisogno del parere di senatrici e senatori?
Parliamo di donne. Cosa cambierebbe con l’aborto farmacologico?
C’è uno studio secondo il quale l’aborto farmacologico consente una maggiore partecipazione del partner: con l’aborto chirurgico spesso una donna va in ospedale da sola, la RU486 permette all’uomo di offrire un sostegno di maggiore intensità.
Con l’obbligo di ricovero ordinario, cambierebbe tutto.
La legge 194 prevede che l’interruzione di gravidanza avvenga in strutture ospedaliere pubbliche e così sarà anche con la RU486, che non si comprerà in farmacia ma verrà somministrata in ospedale. Non possiamo non introdurre un farmaco nel nostro sistema sanitario solo perché c’è la possibilità che la donna esca dall’ospedale: sarebbe come se io non eseguissi un trapianto perché ho paura che il paziente se ne vada contro la mia volontà.
Nessuna questione di deontologia, dunque.
Quando una donna arriva dal medico, la decisione di abortire è già stata presa. Mettiamo il caso di una donna che in passato ha subito complicazioni in un’operazione sotto anestesia ed è finita in rianimazione. É un dovere del medico o no dirle che può interrompere la gravidanza senza anestesia?
Tre mesi a discutere della pillola. Che ci siamo persi nel frattempo?
Chieda agli abitanti di Mazzarino, dove un ragazzo è morto dissanguato dopo un incidente, se a loro interessa di più questo dibattito sulla RU486 o l’ammodernamento della rete ospedaliera. Ci sarebbe da discutere di tante cose: io avevo chiesto sei milioni di euro per un progetto che dotasse di defibrillatori i luoghi pubblici come le stazioni, i campi sportivi, gli aeroporti. Il governo ha deciso di stanziarne solo quattro: per risparmiare, non si salvano 20-30 mila vite, perché quando si verifica un arresto cardiaco l’uso del defibrillatore dimezza il tasso di mortalità.
Per quanto tempo ne avete discusso?
Per illustrare il progetto in Aula mi hanno concesso sessanta secondi.
Fonte: Il Fatto Quotidiano - Paola Zanca | vai alla pagina » Segnala errori / abusi