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Telecamere inutili: «Nessuno le guarda»
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(13 agosto 2012) - fonte: mattinopadova.gelocal.it - inserita il 13 agosto 2012 da 18670
Il senatore Saia critica l’acquisto di nuovi apparecchi da parte del Comune:
«Scarsa manutenzione e software antiquati, più che quantità serve la qualità».Centoventi telecamere non bastano. Ne è convinto il senatore padovano Maurizio Saia rincarando la dose: «non serve neppure comprarne di nuove, basterebbe aggiornare il software di quelle che ci sono».
Alla vigilia dell’acquisto di nuovi occhi elettronici per un valore totale di mezzo milione di euro il parlamentare ed ex assessore alla Sicurezza della giunta Destro torna alla carica. In questi mesi l’amministrazione Zanonato ha portato avanti una serie di incontri nei quartieri per individuare i luoghi più adatti per l’installazione di nuove telecamere.
«Non bisogna puntare solo alla quantità» continua Saia, «ma anche alla qualità. È inutile, per esempio, che ci siano telecamere che non funzionano».
Che il sistema abbia una percentuale di dispositivi in manutenzione, ammette il senatore, è normale soprattutto con le telecamere wi-fi, le ultime installate ma anche le più delicate; «secondo i rilievi della stessa polizia municipale a Padova questa percentuale si aggira intorno al 10 per cento. Ma non è questo il punto: per quanto tempo queste telecamere non funzionano prima che qualcuno si accorga del guasto?». Saia fa riferimento ad un episodio di alcuni mesi fa.
«Il cantiere sul palazzo del Monte di Pietà di piazza Duomo ha oscurato la telecamera per qualche settimana. L’occhio elettronico funzionava ma registrava l’immagine di un telo e ci sono voluti giorni prima che qualcuno se ne accorgesse» denuncia Saia, «cosa significa questo? Che non basta che le telecamere siano accese ma anche che qualcuno le guardi».
È stato lo stesso Saia a portare le telecamere a Padova 10 anni fa: dispositivi di ultima generazione scelti per le loro qualità tecniche. L’ex assessore alla Sicurezza ribadisce ancora oggi la bontà delle sue azioni ma spiega anche come la tecnologia in campo sia evoluta in questi anni.
«Il progetto del 2001 prevedeva telecamere cablate, il massimo della sicurezza e della qualità. Nel 2005 io e la Casellati abbiamo portato a Padova i fondi ministeriali per continuare con il progetto che prevedeva anche l’aggiornamento del software. Ci sono dei programmi che individuano i movimenti all’interno della scena e permettono di non usare l’occhio elettronico solo passivamente, in questo modo gli agenti sono aiutati a capire quando sta succedendo qualcosa. Questa innovazione potrebbe fare la differenza anche a Padova», chiude Saia.
Fonte: mattinopadova.gelocal.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi