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Dichiarazione di Luigi RAMPONI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) 


 

Resoconto seduta n. 677 (Antimeridiana)

  • (22 febbraio 2012) - fonte: www.senato.it - inserita il 05 marzo 2012 da 18670
    Signora Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, prima di entrare nella disamina del decreto in approvazione desidero, a nome del PdL, ricordare i caduti recenti in Afghanistan e far risuonare i loro nomi in questa Aula. Mi riferisco al caporal maggiore capo Francesco Currò, al primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo e al caporal maggiore scelto Luca Valente. Desidero esprimere la stima e la gratitudine del mio partito nei loro confronti e la solidarietà alle famiglie delle vittime. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, CN:GS-SI-PID-IB-FI e IdV).In terminidi solidarietà, desidero altresì esprimere la solidarietà del mio partito nei confronti dei due fanti di mare. I loro nomi è giusto che vengano ricordati in quest'Aula. Si tratta di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i quali sono stati inspiegabilmente consegnati alle autorità indiane in una situazione che dovrà essere chiarita, anche nel rispetto della identità nazionale e del nostro diritto.Entrando nel merito del disegno in discussione, in sintesi debbo dire che i punti fondamentali sono i seguenti. Il primo è rappresentato da una riduzione delle forze: si passa dai 9.000 dell'inizio del 2011 ai 6.500 di oggi. Vi è stata una progressiva riduzione, che è l'indicazione più chiara che l'azione di stabilità esercitata dai nostri militari ha determinato un miglioramento assoluto nella situazione interna. Questo, con buona pace di tutti coloro che sognano o indicano l'opportunità di non intervenire militarmente, ma diplomaticamente.Le nostre forze hanno fatto più di 100 operazioni e molte di loro sono servite proprio per stabilizzare la situazione. Non ho un esempio nelle crisi mondiali in cui si sia risolta la questione, nei momenti di estrema tensione, con un intervento diplomatico. Esso trova spazio parallelamente e dopo; ma non c'è nessun conflitto che sia stato risolto in maniera diplomatica, senza la presenza, purtroppo necessaria, di forze militari, che tra l'altro rischiano la vita e non le solite chiacchiere.Per quanto attiene invece ai costi, vi è una diminuzione, perché parallela alla riduzione delle forze. Quindi, vi sono riduzioni in Afghanistan, in Libano, in Libia e in Iraq. Si registra un aumento in Kosovo perché le previsioni di riduzione non sono state rispettate da una criticità della situazione in loco.Da notare poi la costante presenza e a volte anche la incrementata presenza di forze di polizia (Guardia di finanza, Carabinieri, Polizia). Il che vuol dire che stiamo passando in molte zone da una situazione di difficoltà ambientale ad una situazione che va invece verso il progresso e lo sviluppo. E i nostri sono presenti non solo per aiutare l'ordine pubblico ma anche per preparare questa gente, quale polizia giudiziaria, polizia economica, curando cioè il passaggio dalla fase di emergenza alla fase di recupero e di sviluppo.Vi è poi l'approvazione di questo decreto di sostegno fatto dal Governo in termini annuali. Questa è una novità: non che prima le cooperazioni non fossero coperte finanziariamente: erano rinnovate ogni sei mesi. Ma quello di oggi è un segnale di coraggio: il Governo dimostra di ritenere che le operazioni internazionali siano fondamentali e da sostenere in toto nonostante la crisi. Questo è molto importante. Nello stesso tempo consente al Ministero della difesa di programmare la propria azione meglio su una ipotesi finanziaria costante.Infine, vi è di positivo la promessa e l'impegno di venire ogni quattro mesi a parlare della questione cooperazione internazionale in Parlamento. Questa è una grande soddisfazione, se mi permettete, personale, perché attraverso ordini del giorno, domande, richieste ed emendamenti sono anni che ribadisco la necessità che sulle operazioni internazionali venga ascoltato il Parlamento affinché possa dare i suoi indirizzi al Governo e non che se ne discuta solo quando le decisioni sono state prese e si presenta il decreto di copertura.Per quanto riguarda l'argomento, importantissimo, della cooperazione, l'aumento delle risorse ad essa dedicate in questo decreto conferma la stabilizzazione della situazione e l'impegno verso un maggiore apporto a sostegno dello sviluppo dei Paesi che con l'impegno delle Forze armate abbiamo stabilizzato.Vorrei infine toccare nei minuti che mi rimangono due punti un po' particolari. Il primo è il seguente.Da quanto detto dal Ministro della difesa, da quanto appare chiaramente in questo decreto, il luogo dei punti di espressione, l'impegno effettivo e vero delle nostre Forze armate è rappresentato oggi dalle operazioni internazionali. Francamente, se andiamo a vedere le minacce che si manifestano o si possono preconizzare nei confronti del nostro territorio, si deve constatare che per fortuna tali minacce sono molto diminuite. È invece aumentata la necessità, anche nel contesto del concetto operativo della NATO, di intervenire là dove si formano dei focolai che possano determinare poi conseguenze negative per la stabilità. Allora, prendiamo atto che le operazioni internazionali sono il momento qualificante dell'impegno delle nostre Forze armate.Ma dobbiamo prendere anche atto del fatto che la copertura che garantiamo a queste operazioni non copre completamente le spese legate ad esse. Per carità di Dio! Le risorse stanziate coprono le spese di missione, i consumi e i trasporti. Per consentire invece l'invio ora di 10.000, ora di 6.500 uomini, in realtà, viene preso in considerazione l'intero bilancio della Difesa.Ed ecco che emerge il paradosso della nostra situazione che noi accettiamo allegramente da 20 anni, ma che rappresenta qualcosa di inspiegabile.Il sottosegretario Magri ha detto che l'Italia, in ambito internazionale (nell'ONU e in Europa) fa la sua parte. Quindi, dal punto di vista politico partecipiamo alle operazioni di pace con un'entità pari a quella richiesta ad un Paese del nostro livello politico ed economico, mentre quando dobbiamo sostenere finanziariamente questa entità abbiamo ormai dato per scontato che dobbiamo dedicare alla difesa lo 0,9 per cento del PIL, a fronte dell'1,6 per cento medio di altri Paesi. Questo è un paradosso. Come un paradosso è l'avere il più alto debito, il più elevato livello di evasione fiscale, ma anche il più alto risparmio privato. Sono cose che caratterizzano in maniera inaccettabile questo Paese.Come è possibile che noi, da una parte, si partecipi con l'intensità dovuta al nostro livello e dall'altra si sottofinanzi? Nessuna azienda, nessun ente farebbe una cosa del genere. Mi si potrà chiedere: come riusciamo allora ad essere presenti? Riusciamo a farlo sulla pelle dei nostri soldati, che quando cadono celebriamo con la faccia triste, e su un decadimento progressivo delle nostre scorte, dei nostri mezzi e tutto il resto. Se il Governo ha ritenuto di dover sostenere queste operazioni, ebbene lo sollecito a fare in modo di ottenere nella prossima legge di stabilità un adeguato trend di risorse per riallinearsi in maniera decente a quanto accade nei Paesi omologhi della NATO e dell'Unione europea, per evitare che si faccia la figura miserabile di quelli che sempre, con un complesso di inferiorità e sulla pelle dei loro uomini, cercano di partecipare in modo adeguato senza spendere in modo adeguato. (Applausi dei senatori Scarpa Bonazza Buora e Spadoni Urbani). Questo è ciò che noi dovremmo fare, anziché continuare a chiacchierare allegramente.
    Fonte: www.senato.it | vai alla pagina
    Argomenti: pdl, /argomento/3242, Luigi Ramponi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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