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Dichiarazione di Giustina MISTRELLO DESTRO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

«Non voterò la fiducia, così si tratta male l’Italia» - INTERVISTA

  • (14 ottobre 2011) - fonte: giustinadestro.it | Corriere della Sera - Monica Guerzoni - inserita il 15 ottobre 2011 da 862

    La deputata del Pdl, dell’ala dura e pura degli scajoliani, non ha partecipato agli incontri con l’ex ministro e per tutta la giornata non ha risposto al telefono. Finché a sera, «dopo ore di riflessione in solitudine», l’ex sindaco di Padova ha deciso.

    «Io non sono una che si sveglia una mattina e decide di buttare tutto all’aria. A questa decisione sono arrivata nel tempo. Ho passato la giornata con me stessa, a ragionare»

    Voterà la fiducia a Berlusconi, onorevole?

    «No, non andrò a votare. E lo dico con grande dolore. Mi sento molto responsabile verso chi mi ha eletto e verso il mio Paese».

    E verso il premier Berlusconi?

    «Guardi, io sto soffrendo tantissimo», dice con la voce che si incrina. «Non posso permettere che il mio Paese sia trattato così, non si può più aspettare».

    Non le è arrivata la telefonata del coordinatore del Pdl, Denis Verdini? Ha chiamato tutti gli incerti, uno per uno.

    «Sì, ha chiamato anche me. Voleva offrirmi un caffè, ma io il caffè non lo voglio, non ne ho bisogno. Non ho mai chiesto nulla e non chiederò mai nulla. La mia esperienza politica la devo a Berlusconi, credo di aver dato il mio contributo al partito, al Paese e alla comunità di Padova, la mia adorata città. Ma non posso più guardare con serenità e limpidezza a un governo che non ha trovato il coraggio di affrontare le tematiche più urgenti. Ma cosa stiamo facendo? Dove è finita la lungimiranza di Berlusconi? Perché il presidente non ha rovesciato il tavolo?».

    Nel discorso alla Camera ha promesso che farà le riforme.

    «Io a Berlusconi gli voglio bene, ma qui si tratta di mantenere la fedeltà al Paese. Nelle sue parole non ho colto un messaggio forte e convincente rivolto agli italiani. Mi sembra si sia persa l’occasione di dire, con coraggio, “farò queste tre cose”. E poi, perché non le abbiamo fatte prima che arrivasse la lettera della Bce, un atto che ci ha commissariato? Per i giovani e per le famiglie non si è fatto nulla… Io ho una storia alle spalle, non posso cancellare le mie origini».

    «Poche ciance», è il suo motto.

    «Dove sono i fatti? Le riforme? Non si può non riflettere sulle parole di Napolitano, che ha invocato unità, coesione e rispetto per la nostra bellissima Italia. Chi non vuole il governo di larghe intese, non vuole il bene della nazione. I nostri elettori sono delusi e amareggiati, anzi incavolati».

    Scajola ha provato a convincere tutti i suoi a non fare strappi. Invece lei conferma che il disagio è fortissimo. L’onorevole Fabio Gava non ha deciso…

    «Non è detta l’ultima parola. Scajola ci ha dato l’opportunità di confrontarci, di dire quel che pensiamo. Io, Gava e anche Piero Testoni abbiamo un percorso diverso dagli altri. Claudio è un uomo che ha capito il malessere e certo non lo ha fatto per suo interesse».

    Si dice che abbia chiesto e ottenuto posti per sé e per due fedelissimi, Cicu e Russo.

    «Il solo pensarlo è disonesto e comodo. Scajola non ci ha detto “si fa così”, ci ha lasciati liberi. Il mio malessere è iniziato in primavera e si è acuito negli ultimi due mesi. L’Italia ha perso credibilità all’estero, anche in Veneto gli imprenditori soffrono, le aziende chiudono. E io devo guardare al bene dell’Italia».

    Sul Rendiconto dello Stato, quando il governo è andato sotto, si è notata la sua assenza in Aula.

    «Non c’ero per motivi familiari, ma io sono fatalista e dico che sì, forse doveva succedere. Le sembra giusto governare per tre anni, in un momento così delicato e complesso, a colpi di voti di fiducia? Il Parlamento è fatto per dibattere. E le dico un’altra ciliegina, non posso pensare che il mio presidente, un uomo che ha cambiato la politica italiana e i rapporti internazionali, non abbia la forza di nominare il governatore della Banca d’Italia. È una cosa che non esiste».

    Scajola ieri è stato a pranzo con i parlamentari a lui vicini, nel pomeriggio sembra si sia siglato un «patto del tè»… Perché lei non è andata?

    «Mi sono ritirata in buon ordine a riflettere. Quel che è successo sul Rendiconto ha accelerato la mia decisione e nelle ultime ore ho sentito il bisogno di stare da sola per riflettere».

    Uscirà dal Pdl?

    «Sono decisioni che prenderò nei prossimi giorni».

    E se Montezemolo scenderà in politica, lo seguirà?

    «Con Montezemolo sto dialogando, lo conosco da moltissimi anni. Osservo con interesse la sua Fondazione e penso che il suo progetto possa essere condivisibile per il futuro del Paese. Ma ancora non si è candidato, quando avrà sciolto le sue riserve valuterò».

    Fonte: giustinadestro.it | Corriere della Sera - Monica Guerzoni | vai alla pagina

    Argomenti: pdl, fiducia governo berlusconi IV, Banca d'Italia, Scajola, voto di fiducia, rendiconto, Montezemolo, Bce, crisi nel centrodestra | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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