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Dichiarazione di Andrea CAUSIN

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Misto) 


 

Basta moralismi sui precari, è giunto il tempo delle risposte

  • (09 aprile 2011) - fonte: Fullio.it - Il Blog di Andrea Causin - inserita il 25 aprile 2011 da 31

    L’Italia é il Paese delle questioni strumentalizzate e non risolte.

    Il problema del lavoro precario, rappresenta in questo senso, la strumentalizzazione più grande.

    Da oltre 20 anni si racconta ai nostri giovani, ai ragazzi della mia età, che l’ingresso nel mercato del lavoro deve essere flessibile, perchè è cambiato il modello produttivo.

    Da oltre 20 anni si sono tutelati i posti di lavoro a tempo indeterminato del pubblico impiego e della grande impresa, creando oltre 10 milioni di posti precari.

    Da oltre 20 anni si è assicurato un livello previdenziale adeguato anche a chi ha versato poco o nulla, elevando la quota contributiva dei giovani e di fatto azzerandone le prestazioni future. Il sistema Italiano sta creando sapientemente una generazione di nuovi poveri, per mantenere privilegi come le pensioni “19 anni 6 mesi e 1 giorno”.

    Da oltre 20 anni i governi che si sono succeduti, di destra e di sinistra, hanno fatto norme che hanno legalizzato le situazioni di precarietá, azzerando previdenza e diritti, e lasciando i giovani in balia del mercato. Di un mercato del lavoro poco trasparente, poco dinamico, fondato prevalentemente più sulla raccomandazione che sulla competenza.

    Da oltre 20 anni enti pubblici e aziende, sfruttano e fanno profitti sulle spalle di giovani che non hanno più nessun elemento certo su cui costruire un progetto di vita.

    Ci si è avvalsi di lavoratori preparati, disposti a tutto, senza tutele, in una situazione di fragilità contrattuale e psicologica.

    Da oltre 20 anni il sistema bancario italiano ha negato la fiducia e ha lucrato sulla situazione di instabilità di 10 milioni di giovani, umiliati solo per il fatto di essere nati nel decennio sbagliato.
    Oggi è curioso vedere come la politica, che non ha fatto nulla per difenderli, scende in piazza al loro fianco per indignarsi, rivendicare e attribuire responsabilità.
    Come pure è curioso osservare le organizzazioni di tutela, che hanno scelto di rappresentare “un altro lavoro” dotato già di un livello alto di protezioni e diritti….oppure gli esponenti di quelle imprese che hanno chiesto flessibilità per restare nel mercato e che poi hanno scelto di sfruttare la precarietà per incrementare i profitti.
    Personalmente mi ritengo un privilegiato.
    Ho avuto la fortuna di entrare nel mercato del lavoro con un contratto a tempo indeterminato e poi ho scelto una dimensione di flessibilità, perché ne avevo convenienza.
    Tuttavia molti miei coetanei non vedono la fine del tunnel oltre che la fine del mese, nonostante laurea ed esperienze di lavoro molteplici e versatili. Chi cavalca la precarietà, chi scende in piazza e magari da vent’anni poteva fare qualcosa e nulla ha fatto, compie un atto infame, di bieca strumentalizzazione.

    I precari non sono dei numeri. Sono delle persone.

    Non è più il tempo delle rivendicazioni e di scandalizzarsi, ma quello delle proposte e delle risposte.
    Provoco, sapendo di provocare, ma ne voglio indicare quattro:

    A) definire un contratto unico a tempo indeterminato per tutti i lavoratori e le lavoratrici.

    B) concedere la libertà di licenziamento nel privato e anche nella pubblica amministrazione (ovviamente legato alle contingenze dell’andamento negativo dell’azienda dell’ente, o anche al mancato impegno da parte del lavoratore)

    C) Creazione di un vero mercato del lavoro, con un incrocio reale della domanda e dell’offerta e la valorizzazione delle competenze.

    D) riduzione del costo del lavoro relativamente alla parte degli oneri, mantenendo il netto in busta paga con un valore e potere d’acquisto adeguato. La soluzione del problema del precariato é l’unica strada per poter chiedere la partecipazione dei giovani al futuro del Paese. Non possiamo togliere ai giovani la dignità, i soldi e la pensione e poi meravigliarci se non offrono il loro contributo alla societá.

    Fonte: Fullio.it - Il Blog di Andrea Causin | vai alla pagina

    Argomenti: pensioni, precari, contributivo, lavoro precario, precarietà, futuro, previdenza | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 25 aprile 2011 da 31
    Oggi, 25 aprile, Festa della Liberazione, vedremo in quante celebrazioni ci si ricorderà che il precariato non è resistenza perché al lavoro precario manca la dignità di vita che invece fu artecife della Resistenza.

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