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Dichiarazione di Giuseppe GIULIETTI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

Bondi, licenza di uccidere il cinema italiano

  • (25 ottobre 2010) - fonte: micromega-online - inserita il 26 ottobre 2010 da 31

    Ci sono tanti modi per mettere i bavagli ed ammanettare le forme espressive sgradite:quella più classica, almeno da noi, è rappresentata dagli editti, più o meno bulgari, del signore e padrone del conflitto di interessi. Quando un autore o un programma non gli garbano, il piccolo Cesare provvede a richiedere la testa, per ora solo simbolica, dei reprobi. Così è stato per Enzo Biagi, per Michele Santoro, per Marco Travaglio, per Carlo Freccero, per Daniele Luttazzi, per Sabina Guzzanti, per ricordare solo alcuni nomi.

    In questi giorni l’attenzione del capo e dei suoi bravi si è invece concentrata su Roberto Saviano, su Roberto Benigni, su Milena Gabanelli, su Fabio Fazio, su Rai Tre, con il dichiarato intento di tenere, sempre e comunque, sotto tiro quei programmi che l’ossessionano e che, per altro, sono indicati con assoluta precisione nelle telefonate intercettate tra Berlusconi, il commissario della autorità Giancarlo Innocenti, il direttore Masi, il direttore Minzolini.

    In qualsiasi altro paese, dopo quelle intercettazioni, si sarebbe dimesso spontaneamente, quanto meno, il direttore generale del servizio pubblico, il quale, al contrario, invece di sospendere se stesso a vita, sta cercando di sospendere Michele Santoro.

    Questa, come scrivevamo all’inizio, è la censura classica, quella di tipo esplicitamente politico, quella che discende dal conflitto di interessi, brutale, ma immediatamente percepibile.

    In questi giorni, invece, si sta manifestando un altro tipo di censura, quella economica, non meno invasiva e pericolosa. Ci riferiamo, per esempio, alla clamorosa protesta messa in atto da tante associazioni del cinema italiano che hanno deciso di occupare la Casa del Cinema a Roma.

    Tante le ragioni della clamorosa protesta, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ultima stesura della legge finanziaria. Il ministro Bondi, sì proprio lui, aveva promesso che, almeno in questo provvedimento, sarebbero state assunte le misure urgenti per impedire un tracollo del sistema industriale del settore. Qualche credulone aveva abboccato, invitando tutti ad aspettare con fiducia il regalo di Babbo Bondi.

    Invece non è accaduto nulla. La finanziaria di Tremonti non contiene nulla, nulla sul tax credit, nulla su Cinecittà, nulla sul reintegro del Fus nulla sulla futura legge di sistema. Non parliamo poi della cosiddetta tassa di scopo, quella che dovrebbe essere pagata dai grandi gruppi televisivi per dare linfa vitale alla industria del cinema e dello spettacolo, che tanto ha contribuito e contribuisce alla vita e ai palinsesti dei media tradizionali. Figuratevi se il governo delle tv può chiedere un euro alle medesime tv, sarebbe come parlare di corda a casa dell’impiccato!

    Questa è la censura economica, quella che è già stata praticata nei confronti delle case editrici, degli istituti di cultura e delle fondazioni, degli enti lirici e dell’editoria, per non parlare del settore della formazione, dove il ministro Gelmini non essendo riuscita a trovare i soldi per le riforme, ha pensato bene di redigere una circolare bavaglio per impedire ai presidi di esprimere critiche nei confronti di sé medesima e delle sue proposte, per altro pessime.

    Questo governo, al di là delle parole, continua ad essere il governo che ha in testa e nel cuore il bavaglio e le manette per tutte le forme di espressione che rivendichino libertà ed autonomia e non siano comunque riconducibili alla logica del conflitto di interessi.

    Nei prossimi giorni si svolgeranno iniziative, già annunciate, dei sindacati dei giornalisti, delle associazioni di impresa, dei lavoratori e delle lavoratrici del cinema e dello spettacolo, della scuola e dell’università, degli istituti e delle fondazioni culturali. Iniziative sacrosante, ma non sarebbe il caso di coordinarle e di promuovere, anche e non solo, una grande manifestazione contro tutte le forme di censura, contro ogni oscurantismo, contro la demolizione del sistema formativo ed informativo?

    Non si potrebbe pensare ad una tenda delle libertà costituzionali da piantare davanti ai palazzi delle istituzioni, durante la discussione della legge finanziaria, per richiamare l’attenzione collettiva sui rischi individuali e collettivi che potrebbero derivare dal progressivo oscuramento del diritto della pubblica opinione ad essere informata e formata attraverso una molteplicità di fonti e di segni?

    A chi dice e pensa, anche nel centro sinistra e magari anche in qualche settore del mondo del cinema, che non ci sia nulla di voluto, ma solo sciatteria e dilettantismo, vorremmo ricordare che il ministro Bondi, ben assistito dai colleghi Tremonti e Brunetta, ha spesso lanciato i suoi strali contro il cinema, a suo dire, in mano ai bolscevichi, contro i film “disfattisti”, che poi sarebbero quelli che osano criticare l’Italia di Berlusconi; non contento, ha provato anche a scomunicare Sabina Guzzanti ed Elio Germano e, a tempo perso, è riuscito a polemizzare con Saviano, con Scalfari, con Santoro, e con tutti quegli intellettuali che non adorano il piccolo Cesare, cioè quasi tutti, senza più neanche distinzione di appartenenza politica.

    Negli ultimi giorni il medesimo ministro ha più volte annunciato che non esiterà a dimettersi qualora nella finanziaria non ci saranno alcune delle misure reclamate dall’industria della cultura e dello spettacolo. Per ora, tali misure non ci sono, ma la lettera di dimissioni non è ancora pervenuta.

    Del ministro si sono perse le tracce, le sue ultime dichiarazioni riguardano tutte la necessità di regalare uno scudo giudiziario all’amico Silvio. Se avesse dedicato un centesimo delle sue energie alla necessità di regalare uno scudo legislativo anche al mondo della cultura e delle arti, ogni problema sarebbe stato risolto per l’oggi e per i secoli a venire…
    Confidiamo che, almeno questa volta, Bondi voglia mantenere il punto e rassegnare le dimissioni!

    Vi alleghiamo i punti del documento votato all’unanimità da tutte le associazioni che hanno partecipato all’occupazione della Casa del Cinema.

    Per il Cinema:

    • immediato e certo rinnovo del tax credit e del tax shelter;
    • approvazione di una legge di sistema che crei un Centro nazionale della cinematografia sganciato da qualsiasi controllo della politica;
    • un prelievo di scopo con il quale chi utilizza il cinema e l’audiovisivo italiani (televisioni generaliste e satellitari, provider e Telecom) reinvesta un a parte dei profitti nella produzione nazionale e un prelievo sul costo del biglietto delle sale che inciderebbe per il 70% sui profitti delle major straniere.
    • Reintegro del FUS, che può avvenire immediatamente e senza oneri per lo Stato semplicemente mettendo all’asta, come accade in tutta Europa, le frequenze del digitale terrestre che oggi vengono regalate a Mediaset;
    • Sostegno e difesa delle sale di città, spazio privilegiato del cinema italiano;
    • Promozione del cinema italiano all’estero;
    • Divieto per i network televisivi di mantenere posizioni dominanti sul mercato con il controllo di produzione, distribuzione e sale;
    • Salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio storico come Cinecittà.

    Per la televisione:

    • Nascita di un mercato liberato dal monopolio di Rai e Mediaset; Riappropriazione dei diritti sulla fiction da parte di autori e produttori, in grado di creare un mercato internazionale per le opere televisive italiane;
    • Utilizzazione dei canali del digitale terrestre e dei canali satellitari - molti dei quali sfruttano gratuitamente e illegalmente le nostre opere - come nuove opportunità di una pluralità narrativa;
    • Obbligo di realizzare sul territorio nazionale la fiction finanziata con i l soldi del servizio pubblico;
    • Attenzione alla produzione e diffusione del documentario in tutte le sue forme.

    Per la Casa del cinema chiediamo al Comune di Roma:

    • La revoca della memoria di Giunta che affida di fatto la gestione a una sorta di "comitato d’affari";
    • La convocazione delle associazioni del mondo del cinema che si propongono come protagoniste della gestione della Casa e del suo indirizzo culturale.

    Fonte: micromega-online | vai alla pagina

    Argomenti: censura, conflitto di interessi, mediaset, cinema, Rai, televisione, fondo unico per lo spettacolo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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