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Dichiarazione di Flavio TOSI
«Ora fermiamo la scalata di Tripoli» - INTERVISTA
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(22 settembre 2010) - fonte: Giorno/Resto/Nazione - Flavia Baldi - inserita il 22 settembre 2010 da 31
E ora, sindaco Tosi, è contento?«Ma guardi che la nostra preoccupazione era quella di dare uno stop alla scalata di una banca italiana, dal carattere fortemente veronese. Avevamo il timore di future strategie estranee agli interessi del nostro Paese e dirette piuttosto verso il mondo arabo»
Alessandro Profumo, ceo di Unicredit, è stato costretto alle dimissioni. Si chiude la lunga era di Alessandro il grande e tra i suoi avversari la Lega non è stato certo il meno tenace. Una battaglia combattuta in prima linea da Flavio Tosi, come sindaco di Verona nel board della Fondazione Cariverona, che è il terzo azionista di Unicredit con il 4,69.
Senza Profumo, crede che la governance di Unicredit sceglierà strade a voi più gradite?
«Vorrei chiarire che considero Alessandro Profumo un manager di alto profilo. Ma l’interruzione dei rapporti tra amministratore delegato e banca riguarda solo loro. Io ho evidenziato un problema. Credo che i soci abbiano sentito lo stesso disagio e malumore rispetto alla vicenda libica».
Ma i libici sono ormai il primo azionista di Unicredit.
«Spero che gli organismi di controllo, Consob e Bankitalia, fermino la scalata e stabiliscano che i libici si fermino al 5 per cento con il diritto di voto».
Insomma, la politica ha ‘dimesso’ Profumo?
«Non è vero, la politica non ha mandato a casa Profumo. Lei crede che i soci tedeschi abbiano obbedito agli ordini della Lega?»
Beh, però ci sono aspetti strani. Non potrebbe essere stato il premier Berlusconi a favorire l’aumento di capitale libico nella banca? E la Lega non è la più fedele alleata del Cavaliere?
«Al primo quesito rispondo: non lo so. In questa vicenda io sono intervenuto come sindaco che rappresenta un territorio nel quale questa banca, Unicredit, ha molti interessi. A prescindere dal ruolo di Profumo, io ho manifestato la preoccupazione riguardo alla possibilità che l’istituto, con il legame che ha con il nostro territorio, potesse passare sotto il controllo libico».
Insomma, su Unicredit non c’è scontro nel centrodestra?
«E’ giusto che la politica torni a dare delle regole alla grande finanza, che per troppi anni è stata considerata la panacea di tanti mali. E poi si sono visti, in realtà, i disastri che ha combinato in tutto il mondo».
Profumo ha avuto la colpa di assecondare l’alleanza economica dell’Italia con Gheddafi?
«Diciamo così. Se ti trovi dalla sera alla mattina qualcuno in casa e nessuno ti ha avvisato e qualcuno lo sapeva, è come se tu avessi il custode di casa tua che ti fa entrare uno senza avvisarti. Più o meno quello che è successo in Unicredit».
Sindaco Tosi, lei e la Lega cercherete di influenzare la scelta del successore?
«Quella del successore, come d’altra parte l’addio dell’amministratore delegato, è una scelta che spetta solo al cda e ai soci».
Fonte: Giorno/Resto/Nazione - Flavia Baldi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi