-
» Cosa può fare davvero la politica per gli operai di Pomigliano.
Pietro ICHINO in data 28 giugno 2010
-
» Farmacap
Maria Gemma AZUNI in data 22 giugno 2010
-
» «Marchionne vuole gli operai italiani come i cinesi»
Paolo FERRERO in data 20 giugno 2010
-
» Innalzamento età pensionabile
Maria Gemma AZUNI in data 17 giugno 2010
-
» «Sono in gioco le nuove relazioni industriali» - INTERVISTA
Pietro ICHINO in data 11 giugno 2010
-
» Riforma della macrostruttura comunale
Maria Gemma AZUNI in data 10 giugno 2010
-
» PROTOCOLLO D’INTESA NOVAMONT - ISTITUTO INDUSTRIALE “ALLIEVI-PERTINI”
Giocondo TALAMONTI in data 04 giugno 2010
-
» Non è il Pd a volere l'apartheid dei lavoratori.
Cesare DAMIANO in data 28 maggio 2010
-
» Sicurezza sul lavoro: Intervento di Giocondo Talamonti al convegno dell' Ipsia di Terni del 21 maggio 2010
Giocondo TALAMONTI in data 27 maggio 2010
«Sono in gioco le nuove relazioni industriali» - INTERVISTA
-
(11 giugno 2010) - fonte: Il Mattino - Antonio Troise - inserita il 11 giugno 2010 da 31
«Bisogna cambiare le regole sulla rappresentatività»A Pomigliano non è solo in gioco il destino di una fabbrica. Ma sono in gioco anche le nuove relazioni industriali. Pietro Ichino, senatore Pd, uno dei massimi esperti italiani di diritto del lavoro, ha una visione più ampia della vertenza Fiat.
Una parte del sindacato sostiene che siamo in presenza di un vero e proprio diktat da parte dell’azienda.
«Nessuno può sostituirsi ai lavoratori e al sindacato, che è la loro "intelligenza collettiva", nella valutazione delle richieste dell’azienda e nella scelta della strategia e della tattica negoziale. Il fatto grave è che, con le regole attuali, i lavoratori non possono scegliere affatto».
Che cosa intende dire?
«La mancanza di regole in materia di rappresentanza sindacale fa sì che un piano industriale innovativo, che comporti una o più deroghe rispetto al contratto collettivo nazionale, o è approvato da tutte le confederazioni firmatarie del contratto nazionale, oppure non può essere oggetto di un accordo aziendale giuridicamente inattaccabile. Questa è la negazione di un vero pluralismo sindacale: o sono tutti d’accordo o è la paralisi».
Come se ne dovrebbe uscire, secondo lei?
«Con nuove regole, possibilmente contenute in un accordo interconfederale firmato da tutti, che fissino i criteri per la misurazione della rappresentatività di ciascun sindacato e attribuiscano alla coalizione maggioritaria un potere pieno di contrattazione, con efficacia estesa a tutti i lavoratori cui il contratto si riferisce».
Nella tradizione della sinistra lo scambio flessibilità-lavoro è sempre stato visto con sospetto. Non servirebbe più coraggio?
«Mi sembra che qui sia in gioco qualche cosa di più della pura e semplice "flessibilità" del lavoro: è in gioco il modello di relazioni industriali centrato sul contratto collettivo nazionale e sulla sua inderogabilità. È questo che la Cgil difende con le unghie e coi denti, anche a Pomigliano, mentre Cisl e Uil sono più disponibili a discostarsene».
Ma la questione non si è già risolta con l’accordo-quadro dell’aprile 2009?
«Sì. Però la Cgil non lo ha firmato. E, senza regole sulla rappresentanza, Marchionne ha tutte le ragioni quando pone la condizione che l’accordo sia sottoscritto da tutti».
Eppure anche per il governatore, Mario Draghi, la sfida dell’Italia resta quella della competitività. Che cosa ci manca per crescere?
«Ci manca la capacità di portare, o trattenere, in Italia il meglio dell’imprenditoria mondiale, che porta domanda di lavoro e innovazione».
Fonte: Il Mattino - Antonio Troise | vai alla pagina » Segnala errori / abusi