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Dichiarazione di Benedetto DELLA VEDOVA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) 


 

«Sul fine vita prevedo una discussione serrata nella maggioranza» - INTERVISTA

  • (08 luglio 2009) - fonte: La Discussione - Simona D’Alessio - inserita il 08 luglio 2009 da 31

    Aveva definito il disegno di legge approvato al Senato quasi quattro mesi fa «massimalista sotto il profilo politico e fragile sotto quello giuridico».

    Alla vigilia dell’avvio del confronto in commissione Affari sociali di Montecitorio sul bio-testamento, Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl ed ex esponente radicale, conferma la sua opposizione all’intera ossatura del provvedimento.

    Mesi fa aveva preannunciato la presentazione di proposte di modifiche al testo. Che cosa crede che accadrà alla Camera dove lei stesso sosteneva che si infoltiva il gruppo dei parlamentari del centrodestra contrari al ddl Calabrò?

    Le confermo che se in primavera il numero dei cosiddetti “dissidenti” della maggioranza era di circa 50 unità, adesso è sicuramente aumentato. E questo perché più persone, oltre me, si augurano che non si riaffermi alla Camera la volontà di far procedere in Parlamento quello stesso testo senza le robuste ed opportune modifiche che, invece, dovrebbero esservi apportate.
    Noi dobbiamo riuscire a scrivere delle regole certe, per la vita concreta, considerando che si tratta di un argomento così importante che tocca il futuro paziente, la sua famiglia e la classe medica. Vanno evitate le astrazioni teoriche, mentre è necessario dare delle norme in cui il malato e chi gli sta accanto si possa riconoscere.
    Tutto ciò scongiurando ciò che è avvenuto al Senato.

    Ovvero?

    In quel testo che è stato varato si espropria il futuro paziente della sua decisione sul proprio fine vita, così come si toglie al familiare che gli è vissuto accanto la medesima possibilità di scelta. E si lascia al medico la parola finale. Sono sicuro che su questi aspetti ci sarà un dialogo serrato nella maggioranza e, magari, si potranno trovare delle strade comuni con le opposizioni per cambiare l’impostazione del ddl.

    Quando il testo ottenne il semaforo verde di Palazzo Madama Eluana Englaro era morta da poche settimane. L’impatto emotivo della sua vicenda umana era ancora forte e, probabilmente, questo ha accelerato l’iter. Crede che sia un po’ scemato, attualmente, l’interesse per la definizione delle regole anticipate del fine vita nei casi in cui il paziente non possa più essere in condizione di decidere?

    L’interesse non si è affatto spento, magari è adesso meno forte di alcuni mesi fa, questo sicuramente. Quella di Eluana Englaro è stata una vicenda complessa, lunga e dolorosa. E ha smosso le coscienze dei cittadini, prima che dei parlamentari. Ciò che io auspico è che, al di là della storia di quella donna e della passione che le sue sorti hanno scatenato nel Paese, si possa pervenire ad una discussione più pacata che abbia come punto di riferimento l’interesse di milioni di italiani, ammalati o meno.
    Del resto, non è davvero possibile che la Camera approvi il testo licenziato dai senatori.

    Perché?

    Io guardo avanti, e prevedo che una legge simile è destinata ad essere smontata in sede giudiziaria. Vi sarebbero numerosi ricorsi e rimane in piedi la questione della incostituzionalità per li mancato rispetto della volontà del paziente. Ciò che deve prevalere è il pragmatismo. E non sarà di certo una decisione facile, alla fine.

    Fonte: La Discussione - Simona D’Alessio | vai alla pagina

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