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Dichiarazione di Antonio Prade
Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Belluno (BL) (Partito: FI) - Consigliere Consiglio Comunale Belluno (BL) (Lista di elezione: CEN-DES(LS.CIVICHE))
«Fascista io? Cambierei solo un termine poco felice» - Intervista
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(27 aprile 2008) - fonte: Corriere delle Alpi - Paola Dall'Anese - inserita il 16 maggio 2008 da 31
«Fascista io? Sono figlio di un partigiano. Tutto si può dire, questo no»
BELLUNO. All'indomani del clamore suscitato dalle inattese parole pronunciate per ricordare il 25 aprile, Antonio Prade confessa di sentirsi sereno e che, a parte un verbo che lui stesso definisce «un po' infelice», quel discorso lo rifarebbe. «Sarebbe stato più semplice arrivare in piazza dei Martiri e leggere un vecchio discorso, di quelli triti e ritriti, ripetendo quello che si dice da decenni. Ma non sarebbe stato attuale, perchè o ci si mette in testa che il mondo cambia e facciamo qualcosa per adattarci o ci aggrappiamo al passato, rimanendo fermi lì, in modo anacronistico».
«Il mio appello», continua il sindaco, «era chiaro e lo è tuttora: o decidiamo di restare fermi al passato e così ci ritroveremo fra 20 anni a dire sempre le stesse cose, senza che cambi mai nulla, oppure guardiamo al futuro con coraggio per cambiare qualcosa. Credo che da quanto è successo si possa ripartire per aprire un dialogo».
Quindi lo rifarebbe quel discorso, anche a costo di sentirsi dare del fascista un'altra volta?
«E' un epiteto che proprio non mi si addice, visto che sono figlio di partigiano e che vengo da Sant'Antonio del Tortal, un paese di cui si conoscono bene le vicende durante la Resistenza. Tutto mi si può dire tranne che sono un fascista. Bisogna avere però il coraggio del cambiamento. Non so se io lo avrò, ma è questo quello che bisogna fare. Anche il discorso dello stesso presidente dell'Anpi ha puntato sulla necessità di cambiare e modificare, in base alle esigenze, la nostra carta costituzionale. Io non la rinnego, anzi proprio nei prossimi giorni sono chiamato a tenere un incontro sulla Costituzione. Nessuno la vuole stralciare, ma va aggiornata».
Quindi ripeterebbe tutto senza alcun rimpianto?
«Forse cambierei un verbo, un po' infelice, che ha scatenato le proteste, vale a dire "allontanare", legato ai tre capisaldi della Resistenza, della Costituzione e della Repubblica. Per il resto non cambierei nulla. Anzi.
Quando ho fatto il discorso al Bosco delle Castagne mi hanno dato del partigiano, adesso del fascista. Eppure i due discorsi sono tra loro coerenti. Nessuno può dire di possedere la verità assoluta, per cui credo che da qui si possa aprire un dialogo».
Qualcuno l'ha anche invitata ad andare a casa...
«Sicuramente fra quattro anni me ne andrò, fino ad allora dovranno aspettare».
Cosa le resta di quella giornata?
«Molta amarezza. Credo che questo momento di frattura debba essere visto in maniera costruttiva: se si hanno di fronte persone intelligenti, il dialogo è possibile o per lo meno il confronto è pacifico. Nonostante tutto, sono convinto che ci sia una stima reciproca tra destra e sinistra».
Al termine del suo discorso, nessuno ha applaudito, nemmeno tra i rappresentanti della giunta presenti. Segno che nemmeno i suoi hanno condiviso le sue parole?
«Credo che il discorso e quello che è accaduto li abbia lasciati interdetti. Comunque ho ricevuto e continuo a ricevere tanti messaggi di solidarietà da quelli della mia squadra, ma anche dai semplici cittadini».
Mancano pochi giorni alle celebrazioni del primo maggio, data importante per i bellunesi e la Resistenza. Cosa dirà in quell'occasione?
«Mi pare che si faccia solo un saluto, nessun discorso».
Fonte: Corriere delle Alpi - Paola Dall'Anese | vai alla pagina » Segnala errori / abusi