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Dichiarazione di Cesare DAMIANO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: L' Ulivo)  -  Ministro  Lavoro e Previdenza sociale (Partito: DS)  - Deputato (Gruppo: L' Ulivo) 


 

Cambiare i contratti per aumentare i salari

  • (24 dicembre 2007) - fonte: L'Unita' - inserita il 30 dicembre 2007 da 7
    Non solo fisco: secondo il ministro del Lavoro per garantire stipendi più pesanti è necessario procedere alla riforma della contrattazione Obiettivi: scadenza triennale, estensione del secondo livello legato alla produttività e rafforzamento del contratto nazionale Damiano: cambiare i contratti per aumentare i salari Più soldi in busta paga riformando i contratti. Oltre al fisco il governo intende usare questa leva per frenare l`impoverimento dei redditi da lavoro dipendente.

    «Si deve fare una manutenzione del protocollo dei `93 - afferma il ministro del Lavoro, Cesare Damiano - il governo va coinvolto». Scadenza triennale, estensione della contrattazione decentrata legata la produttività, mantenimento del ruolo del contratto nazionale che dovrà recuperare l`inflazione e definire norme e diritti. Il ministro ha un «orientamento» preciso, ma guai a chiamarlo bozza. Determinato a farlo valere in sede di concertazione perché, dice, «il governo non è ufficiale pagatore di decisioni altrui», Damiano auspica che Cgil, Cisl e Uil e Confindustria vincano

    La questione salariale è arrivata al pettine ed è tra le priorità dei governo. Quali sono i terreni di intervento? «Il protocollo del 23 luglio scorso dà risposte importanti per lo stato sociale e la competitività.

    Si tratta di proseguire sulla strada tracciata per affrontare argomenti fondamentali come il potere d`acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, e l`azione legislativa a tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro».

    In concreto, quali misure si prenderanno? «Le leve sono i contratti e il fisco.
    Per i contratti penso che si debba fare una manutenzione del protocollo del`93 che ha definito il modello. Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno avviato un confronto ed è positivo. Ma il governo va coinvolto».

    Perché? Non è materia interconfederale? «Perché ci sono alcune buone ragioni. Innanzitutto se vogliamo ritoccare il `93 dobbiamo sapere che si trattò di un confronto triangolare che coinvolse il governo. In secondo luogo c`è bisogno di un modello contrattuale omogeneo tra lavoro privato e pubblico per non avere disparità di trattamento e per questo il ruolo del governo è obbligatorio.

    Terzo, se una delle leve è quella fiscale, non si può pensare che il governo svolga l`azione dell`ufficiale pagatore di decisioni altrui».

    Lei parla di ritocchi, e non di riforma dei contratti. A cosa pensa? «Si deve intervenire sulla scadenza dei contratti. Attualmente hanno scadenza quadriennale e ogni due anni c`è un aggiustamento retributivo. Penso che in tempi di bassa inflazione sia preferibile tornare al triennio, sia per la normativa che per la retribuzione. Ritengo inutile avere rinnovi cadenzati nei due anni e ritardi medi fisiologici che ormai superano i 12 mesi, con punte di due, tre anni.

    Quindi il ritorno alla cadenza triennale è un elemento di semplificazione e può stimolare l`estensione della contrattazione aziendale o territoriale che, del resto, abbiamo già incentivato con il pacchetto-Welfare».
    Fonte: L'Unita' | vai alla pagina

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