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Dichiarazione di Giovanni CREMA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: La rosa nel pugno) 


 

Commento sul nascente PD

  • (16 aprile 2007) - fonte: Veleni e poteri - inserita il 28 marzo 2008 da 783
    «Sì, va bene, però ora non esageriamo. La rinascita socialista, chiamiamola così per comodità, non è solo una questione di contenitori. C’è, al contrario, molto contenuto. Non è che ora si ricomincia con la storia dell’‘operazione di potere’, eh?». Giovanni Crema, classe 1947, bellunese doc, deputato eletto nelle liste della Rosa nel Pugno, non è uno che la manda a dire. E’ ovviamente contento di quanto accaduto a Fiuggi, ma vuole entrare nel merito delle questioni sollevate dai socialisti. Ingenerosi: tutti a dare addosso al povero Fassino… «Povero? Mah… non mi sembra proprio. Il suo Partito democratico nasce ricco, invece. Di dirigenti ex democristiani ed ex comunisti». Onorevole, lei ironizza… «Macché. Faccio politica, io. Il fatto è che Fassino, il pragmatico Fassino per cui due più due fa sempre quattro e guai a sgarrare, ha trovato assieme ad altri l’occasione per saltare a pie’ pari comunismo, postcomunismo e neosocialismo. Intendo dire che i Ds, pur avendo cambiato toni e atteggiamenti nei confronti dei socialisti, non hanno messo in pratica quel passaggio culturale cruciale per fare davvero parte, e non solo nominalmente, della grande famiglia del socialismo liberale. Il Partito democratico, inoltre, è un cavallo di Troia per perpetuare l’enorme potere che, a dispetto delle peraltro non brillantissime percentuali elettorali, i Ds hanno sul territorio». Però D’Alema a Firenze nel 1998 era il più acceso sostenitore della necessità di essere socialdemocratici… «Incredibile. Anzi, no: è finita come noi socialisti ‘da cespuglio’ avevamo previsto. E cioè che della socialdemocrazia a D’Alema non importa assolutamente nulla, non è mai importato nulla. La sua era una semplice operazione di potere che mirava a cooptare alcune personalità. Di più: D’Alema, che pure è stato vicepresidente dell’Internazionale socialista, rimane quel che è sempre stato: un togliattiano. E di qui la famosa ‘doppiezza’. Ancora: non dimentichiamoci che noi socialisti per Massimo eravamo, letteralmente, inutili e dannosi. Niente di nuovo da D’Alema, quindi. Non mi meraviglia che, in una delle ultime direzioni dei Ds, abbia detto ‘noi non veniamo dalla tradizione socialista’». A Fiuggi avete bastonato Amato… «Non esageriamo. E’ che Giuliano ha scelto un percorso rispettabile ma non condivisibile. Ha ragione chi dice che lui poteva mantenere in vita il Partito socialista italiano in quei terribili anni. Invece, se n’è ben guardato. Peccato». Prodi non vi ha convinto… «No, con tutto l’affetto che abbiamo per Romano, devo dire che ci ha lasciati perplessi. E dire che proprio lui aveva ipotizzato un partito che non faceva della matrice cattolica il punto fondamentale. E guardate ora. C’è un Rutelli che è portatore di un clericalismo imbarazzante». Lei ce l’ha con la Dc… «No. Gli ex dc sono coerenti. Per dire: Rosi Bindi, sull’autonomia della politica, non ha idee chiare. Ma chiarissime…».
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