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Dichiarazione di Stefano STEFANI
Ma il Pd si preoccupa per gli spendaccioni.
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(26 settembre 2012) - fonte: La Padania - inserita il 26 settembre 2012 da 21157
L’aggravarsi della crisi economica non è riuscita a spezzare la catena di campanilismi e di rivendicazioni autoreferenziali che caratterizzano le insoddisfacenti risposte politiche alla questione meridionale. Alla luce dei recenti fatti di malversazione e di piccole operazioni di bottega clientelare di cui si è resa protagonista per molti anni la Sicilia e le Regioni del Sud, mi stupisce leggere tra i punti all’ordine del giorno previsti per questa settimana una mozione del Pd a sostegno delle regioni meridionali, in particolare alla Calabria che, si legge in una nota, “continua la sua lenta marcia di distacco dalle altre realtà regionali, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della coesione territoriale, della fiducia istituzionale, della convivenza civile e della legalità”.Il rilancio del Sud è così importante da dimenticare che un’altra Regione, l’Emilia, nel suo processo di ricostruzione dopo il sisma del 29 maggio, sta ancora aspettando l’elargizione di denaro promesso e non ancora pervenuto, affidandosi così ad una solidarietà privata, proveniente dagli stessi emiliani.
In un momento come questo che impone di adottare una politica di razionalizzazione delle risorse pubbliche ed un controllo maggiore nella gestione economica nazionale e locale, la mozione del Pd appare una scelta temeraria. Perché oltre alla questione meridionale, che da sempre rappresenta un problema finanziario e politico che pesa sulle spalle dei contribuenti, c’è una questione settentrionale che continua ad incassare i duri colpi della vessazione fiscale imposta dal centralismo statale: nonostante la crisi economica, il Nord cresce dello 0,8% e negli ultimi mesi ha fornito un esempio tangibile di buon governo e di efficienza che contribuiscono a ridurre il deficit nazionale.
Al contrario le Regioni del Sud, in particolare la Calabria, restano ferme sulla pagina del comodo diniego e sulla consapevolezza che c’è un rimedio a tutto, compresi vizi e sprechi. Insomma tutto normale, come prima più prima.
I dibattiti di questi giorni sui risultati della riforma del Titolo V della Costituzione, ossia di quella stagione inaugurata nel 2001 e votata al decentramento del potere legislativo destinato alle Regioni, sollevano dei forti dubbi su cosa resti dell’idea regionalista e del progetto federalista leghista osteggiato da mirati propositi anacronistici. Malgrado le promesse di questo progetto federalista, lo Stato continua a legiferare come ha sempre fatto, trovando delle rimediate giustificazioni che gli consentono di intervenire in tutti i campi di competenza delle Regioni, vanificando i fragili tentativi di una presa di conoscenza e di responsabilità.
Al di là di ogni giudizio, il difetto della riforma del Titolo V sta nel non aver chiarito le competenze delle Regioni, rendendo questa materia confusa e contraddittoria e collezionando una marea di sprechi e burocrazie cresciute a dismisura, oltre a porre sullo stesso piano il ruolo delle Regioni virtuose (quelle del Nord) e quello delle Regioni inefficienti (quelle del Sud).
Gli scandali e l’inefficienza del Sud in questi decenni ci hanno dato una lezione che continua ad essere ignorata da chi è deputato a porre rimedio. Non capisco perché, nonostante questi “chiari di luna”, c’è ancora chi continua a sbagliare.
Stefano Stefani
da La Padania pag. 5
Fonte: La Padania | vai alla pagina » Segnala errori / abusi