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Dichiarazione di Meri Marziali

Alla data della dichiarazione: Assessore  Comune Monterubbiano (FM) (Partito: LISTA CIVICA)  - Consigliere  Consiglio Comunale Monterubbiano (FM) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) 


 

PRENDIAMO QUOTA

  • (14 ottobre 2011) - fonte: STATI GENERALI PARI OPPORTUNITA' - inserita il 07 marzo 2012 da 1994
    Prendiamo quota Viene ripetuto spesso che il XXI secolo è “donna” e ciò sarà costruito sulle fondamenta gettate nel corso degli ultimi cent’anni. Niente di più vero ma il cammino delle donne che Mao Tse Tung “l’altra metà del cielo” Negli ultimi tempi abbiamo sentito parlare spesso delle quote rosa, molto rilevante in merito è stata la pronuncia del Tar del Lazio sulla composizione della giunta comunale della città di Roma. Partendo dal presupposto che non dovrebbero esistere delle quote per legittimare la presenza delle donne in un contesto politico, culturale, societario (riferendoci anche al recente intervento legislativo in merito). La presenza delle donne dovrebbe essere considerata una naturale espressione di una società composta da uomini e donne. In sostanza sappiamo bene che non è cosi, siamo ancora lontani da un’applicazione sostanziale e concreta del concetto di parità, per cui le quote sono uno strumento per tentare di raggiungerla. In tal senso l’intervento legislativo: quote rosa, azioni positive sono mezzi importanti per raggiungere una parità di risultato. Non possono certo considerarsi una discriminazione verso gli uomini ma una compensazione per le barriere strutturali che le donne incontrano nel processo elettivo. Pensare che le quote avvantaggino le donne vuol dire non considerare gli svantaggi sociali (derivanti dalla divisione del lavoro e dalla ripartizione storica e tradizionale della sfera pubblica e privata tra i generi) che di fatto hanno impedito alle donne di occupare posti decisionali e di rappresentanza. Curioso è il fatto che quando parliamo di quote rose venga tirato in ballo il concetto di competenze, dire che le quote implicano che il genere interviene sulle competenze. E’ singolare pensare che il concetto delle competenze emerga solo quando si parla di quote e soprattutto se si parla di donne. Come se gli altri candidati fossero competenti per natura. Sono certa che le donne non vogliono essere elette solo perché donne, le competenze e l’esperienza delle donne sono necessarie alla vita politica. La scarsa presenza delle donne nella politica, nel sociale, nel contesto culturale è come il cane che si morde la coda. La non presenza delle donne in alcuni contesti impedisce non solo la presenza in se’ ma anche l’adozione di politiche che riguardano direttamente la vita delle donne, le problematiche che la attraversano ( per contare bisogna esserci ) ed in tal senso intendo chi meglio di una donna in un contesto decisionale centrale, nella governance dei processi economici, politici e sociali può’ divenire l’interlocutore di altre donne, comprendendo le criticità e quali strumenti utilizzare per supportare e sostenere la vita sociale, lavorativa e familiare delle donne, dando in concreto la possibilità di conciliare i tempi di lavoro, di cura e di partecipazione alla vita sociale. I dati della vita lavorativa femminile non sono incoraggianti il 46% è il tasso di occupazione femminile, 15 punti al di sotto dei parametri previsti dall’Europa. I livelli di sviluppo territoriali sono poi legati alla condizione dell’occupazione femminile. Il rapporto Istat 2010 evidenzia una condizione femminile affatto rosea, 800.000 donne sono state espulse dal mercato del lavoro nel 2010, licenziate o costrette a dimettersi (dimissioni in bianco) a seguito della maternità. Una donna su tre ha dovuto lasciare il lavoro per motivi familiari, figli e lavoro sono ancora troppo spesso inconciliabili. NON SONO CIFRE DI UN PAESE CHE DI DEFINISCE CIVILE E DEMOCRATICO (in cui la maternità non è percepita come valore sociale, in cui le donne devono sostenere tutti gli oneri familiari con pochi aiuti esterni). Da qui la necessità di approntare azioni positive, quote rosa che sebbene derivanti da un’imposizione e non da un processo culturale sono egualmente importanti. Tuttavia nessun sistema di quote può funzionare a mio avviso senza la capacità delle istituzioni pubbliche (centrali, locali, partitiche) di essere presenti come promotrici di parità effettiva in tutti i campi del vivere sociale l’affermazione del principio di parità in politica come in altri settori e ambiti di vita, dovrebbe essere una conseguenza naturale di una società composta da uomo e donna.
    Fonte: STATI GENERALI PARI OPPORTUNITA' | vai alla pagina
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