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Dichiarazione di Giulio Ferrara

Alla data della dichiarazione: Consigliere Provincia Viterbo (Gruppo: SeL) 


 

Mozione: Per la dichiarazione di " TERRITORIO PROVINCIALE DENUCLEARIZZATO"

  • (27 maggio 2010) - fonte: SEL Tuscia - inserita il 27 maggio 2011 da 20077

    Mozione Giulio Ferrara Gruppo Sinistra in Provincia



    Gruppo della Sinistra _ Amm.ne provinciale di Viterbo
    Mozione PER LA DICHIARAZIONE DI “TERRITORIO PROVINCIALE DENUCLEARIZZATO”
    Per la provincia di Viterbo


    PREMESSO CHE:
    - Il governo ha deciso per un ritorno del nucleare nel nostro Paese, con un obiettivo dichiarato di produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo. Per arrivare a questo obiettivo l’Italia dovrebbe localizzare e costruire sul territorio nazionale 8 reattori come quello attualmente in costruzione in Finlandia (il più grande al mondo) due dei quali forse nel territorio dell’Alto Lazio e più precisamente a Montalto di Castro.
    - Il nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici. Semmai l’Italia decidesse di costruire alcune centrali nucleari, passerebbero - al netto di ritardi per le inevitabili contestazioni popolari - almeno 10-15 anni prima della loro entrata in funzione, e quindi non riuscirebbe a rispettare l’accordo vincolante europeo 20-20-20 (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), incorrendo in ulteriori sanzioni da aggiungere a quelle ormai inevitabili per il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto.
    - Se l’Italia decidesse di puntare sul nucleare, dirotterebbe sull’atomo risorse economiche destinate allo sviluppo delle rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica, ritardando lo sviluppo delle uniche soluzioni praticabili per ridurre in tempi brevi le emissioni climalteranti, innovare profondamente il sistema energetico nazionale e costruire quella struttura imprenditoriale diffusa che garantirebbe la creazione di molti posti di lavoro (sul modello di quanto fatto in Germania dove ad oggi sono impiegati tra diretto e indotto circa 250.000 lavoratori).

    CONSIDERATO CHE:
    - Grazie al referendum del 1987, l’Italia è stato il primo paese tra i più industrializzati ad uscire dal Nucleare, seguita da altri paesi come Germania e Spagna.
    - Nonostante la ripresa o l’intenzione dichiarata di programmi nucleari in alcuni paesi, il nucleare è una fonte energetica in declino sullo scenario mondiale. Infatti secondo le stime dell’Aiea sul contributo dell’atomo alla produzione elettrica mondiale contenute nel rapporto “Energy, elettricity, and nuclear power estimates for the period up to 2030” pubblicato nel 2007, nei prossimi decenni si passerebbe dal 15% del 2006 a circa il 13% del 2030.
    - La tecnologia su cui vuole puntare il governo italiano è quella di “terza generazione evoluta” che non ha risolto nessuno dei problemi noti da anni. A maggior ragione se nel 2030 vedrà la luce il nucleare di “quarta generazione”, sempre che abbia risolto nel frattempo i problemi emersi durante le ricerche in corso a livello internazionale.

    RILEVATO CHE:
    - L’apparente basso costo del KWh nucleare è dovuto esclusivamente all’intervento dello Stato, direttamente o indirettamente, nell’intero ciclo di vita di una centrale dalla costruzione allo smantellamento sino allo smaltimento definitivo delle scorie.
    - Sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 22 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti in Francia nell’estate del 2008.
    - Rimangono anche tutti i problemi legati alla contaminazione “ordinaria” delle centrali nucleari in seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell’impianto a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nei pressi.
    - Non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali o dal loro decomissioning. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati. Lo stesso vale ovviamente anche per il nostro Paese che conta secondo l’inventario curato da Apat circa 25mila m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato - pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese -, a cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle 4 ex centrali e degli impianti del ciclo del combustibile.
    - Il territorio della provincia di Viterbo è già gravato da servitù energetiche che hanno condizionato lo sviluppo socio-economico locale e soprattutto inciso sui cicli naturali e sugli ecosistemi locali, anche in relazione alla scelta di porre al confine della Tuscia un ulteriore infrastruttura (la Centrale a Carbone di Civitavecchia) ad elevato impatto e rischio ambientale.

    Ciò considerato
    IL CONSIGLIO PROVINCIALE DELIBERA:

    - di dichiarare quello di Viterbo “territorio provinciale denuclearizzato”, contrario quindi alla produzione di energia nucleare;
    - di vietare su tutto il territorio provinciale l’installazione di centrali che sfruttino l’energia atomica;
    - di opporsi con ogni mezzo a sua disposizione e in ogni sede istituzionale, sia a livello statale che europeo, contro la scelta di ritornare al nucleare nel territorio della Tuscia.
    - di sostenere con ogni mezzo a sua disposizione e in ogni sede istituzionale, lo sviluppo in Italia delle fonti rinnovabili di energia e una politica di rigoroso risparmio energetico, che può assicurare in breve tempo migliaia di nuovi posti di lavoro, uno sviluppo economico sostenibile e l’autonomia energetica dei territori.
    - di garantire la massima trasparenza e partecipazione nel processo di individuazione di siti di stoccaggio per i rifiuti radioattivi, derivanti anche dal decommissioning delle centrali dismesse dopo il referendum del 1987.

    Viterbo 27 maggio 2010

    Il consigliere

    Giulio Ferrara

    Gruppo della Sinistra

    Fonte: SEL Tuscia | vai alla pagina

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