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Dichiarazione di Lorenzo Mario CAPANNA
«Ragionare e stare ben dritti così sconfiggeremo la dittatura del profitto» - INTERVISTA
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(04 maggio 2010) - fonte: l'Unità - Riccardo Gianola - inserita il 05 maggio 2010 da 31
Mario Capanna ha 65 anni e vive in un casolare in collina, vicino a Città di Castello, la sua città. Ha lasciato Milanocinque anni fa e oggi coltiva frutta, ortaggi, produce miele e olio extravergine. L’”esperto” della contestazione e del 1968, per questo lo chiamano ancora nelle scuole, conduce una battaglia politica e ideale come presidente della Fondazione diritti genetici, combatte gli Ogm, si dedica all’informazione scientifica e non ha perso lo smalto polemico di un tempo come testimonia il suo ultimo libro “Per ragionare” (Garzanti editore). Richiamare la ragione, il pensiero, l’elaborazione critica in quest’Italia così debole eppur proterva ha una valenza eversiva.Capanna,nel suo libro propone sessanta pensieri per ragionare, dedicati a quelli che “vogliono camminare eretti”. Ce la faremo a rialzarci?
«Parto dalla considerazione che ormai siamo preda di un forte arretramento etico, culturale e politico, giacchè oggi al primo posto dei valori viene messo questo micromaterialismo volgare che permea un pò tutti. Siamo diventati dei consumatori passivi di idee e non solo al supermercato. Basta guardarci attorno, come va il mondo e come va la nostra Italia. A partire dalla politica. Prendiamo l’esempio del federalismo tanto decantato: non c’è dubbio che in linea teorica è una cosa giusta,ma in concreto nessuno sa bene cos’è, nemmeno Tremonti conosce quale potrà essere la reale ripartizione delle risorse finanziarie. Siamo all’assurdo, emerge l’idea che la politica si trovi prossima all’impotenza e diventi sinomino di finzione o simulazione».
Dunque l’imperativo è tornare a ragionare?
«Certo. Andare al cuore dei problemi veri, ragionare, imparare, osservare, criticare e infine battersi. Sembra incredibile, ma convengo che oggi tentare di ragionare nel nostro paese è davvero eversivo».
Il problema è che, ragionando o meno, non abbiamo imparato nulla. Prendiamo il crollo della Grecia: gli speculatori sono gli stessi che due anni fa hanno fatto saltare il banco con i mutui subprime negli Stati Uniti. E sono ancora in giro. Così, come spiega il libro, i pompieri continuano ad esser pagati sei euro l’ora e i manager incassano stock options miliardarie.
«Dobbiamo invertire la tendenza e il pompiere non deve più essere pagato sei euro per un’ora di straordinario mentre altri incassano bonus vergognosi.Questo sistema, questi comportamenti perversi, lo dicono persino gli esperti e gli analisti della finanza, possono determinare una nuova bolla speculativa e una crisi ancora più grave della precedente. Il caso della Grecia parla chiaro: si parte da un paese ritenuto debole poi si passa a Spagna e Portogallo, e si punta ad arrivare al collasso».
Possiamo cercare un colpevole di questa situazione?
«Sicuro. È la dittatura globale del profitto ad aver determinato il rovesciamento del mondo. Un quarto dell’umanità vive sopra nell’opulenza, tre quarti sta sotto nella disperazione, mentre lei e io stiamo parlando ci sono al mondo un miliardo di analfabeti, un altro miliardo ignora il concetto di assistenza sanitaria, ancora 1 miliardo e 100mila persone vivono senza acqua e senza condizioni igieniche. Allora è evidente che se non si modifica questa situazione, non con la carità ma creando le condizioni per uno sviluppo equilibrato e autonomo dei paesi più poveri, saranno inevitabili le ondate migratorie bibliche che tanto temiamo noi dell’Occidente industrializzato».
Il profitto, però, nonostante i disastri combinati, rappresenta ancora la pietra miliare per questo sistema economico. E rivoluzionari in giro non se ne vedono.
«Vero,ma questo sistema è sbagliato e ingiusto, lo vedono tutti. Sono stati impiegati tremila miliardi di dollari per salvare il sistema delle banche e le loro pidocchiose speculazioni, ma quando il direttore generale della Fao Jacques Diouf all’ultima assemblea di Roma ha chiesto 44 miliardi per combattere la fame nel mondo i governi più potenti hanno detto che non ci sono. La politica si assume così una grave responsabilità».
In Italia la nostra politica è tutta concentrata su Berlusconi, pro o contro.Per carità: Silvio è importante e ingombrante, ma non le pare che ci sia, soprattutto, un problema culturale, di formazione, di modelli di sviluppo alternativi di cui nessuno si occupa?
«Sono convinto da tempo che il problema principale dell’Italia sia l’arretramento culturale medio, solo con una rigenerazione culturale, di idee possiamo uscire da questa crisi.
La cosa riguarda in particolar modo la sinistra. Perchè oggi la sinistra sedicente riformista annaspa? La ragione di fondo è che in tutta Europa il modello culturale socialdemocratico è in crisi e questa crisi viene dallo smarrimento di quella che anche oggi dovrebbe essere la funzione storica della sinistra: coesione sociale, pari opportunità, solidarietà contro egoismi. Dobbiamo lavorare a un modello di società dove la fratellanza, la convivenza e direi la compresenza che contiene il concetto di comunione, sia nei rapporti tra individui che tra popoli, siano al primo posto. Davanti alla crisi profonda del sistema berlusconiano che si profila si apre una prateria sterminata che la sinistra deve riempire».Per molti la sinistra è morta, per altri ha esaurito la sua missione storica. Siamo tutti ceto medio...
«Non è vero. Ripensiamo al fatto che in questo paese la sinistra è avanzata costruendo e strappando straordinarie conquiste sociali, culturali, democratiche ogni volta che ha suscitato movimenti profondi nella società, come nel ‘68, ‘69 e in parte negli anni ‘70.
Quando questo è avvenuto la sinistra ha spostato verso di sè il centro della società quando non l’ha fatto è stata risucchiata. Per questo oggi mi chiedo e chiedo al pd che senso ha inseguire Casini per un voto moderato in più quando poi se ne perdono due a sinistra?».Un politico che le piace?
«Mi piace Vendola. Lo considero portatore di una politica intelligente e generosa».
Abbiamo qualche speranza o dobbiamo consolarci nel privato?
«Bisogna alzarsi in piedi e combattere.Guardiamo a quel subbuglio di sommovimenti a volte opachi, certo, dell’America latina, alle novità della Bolivia, del Venezuela, del Perù. In un piccolo paese come l’Uruguay il nuovo presidente è un ex tupamaro che ha fatto 15 anni di galera. Anche questo è un segno che il mondo non si rassegna. In Europa c’è qualche cosa che si muove, anche se le sinistre storiche sono in difficoltà. In Francia e Germania c’è un’avanzata forte degli ambientalisti, purtroppo non è ancora una tendenza continentale, ma sono segnali, speranze di cambiamento».
Fonte: l'Unità - Riccardo Gianola | vai alla pagina » Segnala errori / abusi