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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD)  - Vicepres. Senato  


 

Vogliono colpire i diritti delle donne

  • (31 luglio 2009) - fonte: l'Unità.it - inserita il 05 agosto 2009 da 862

    E se si fosse trattato di un farmaco innovativo per la cura della prostata anziché della RU486, avremmo avuto tutto questo fuoco di sbarramento?
    Credo proprio di no.
    Ma quando si tratta della donna, allora predomina ancora una cultura che impone per noi dolore e sofferenza fisica. Come nel caso dell’aborto, nonostante la legge 194 già prevedesse per gli enti ospedalieri di tener conto del progresso tecnologico e delle nuove tecniche meno intrusive e violente.

    L’Italia è davvero un paese bizzarro. La politica entra in settori che non dovrebbero riguardarla.
    Ed infatti questo farmaco è stato vietato in Italia proprio per veti della politica di stampo più clericale, quella che si arroga il diritto per esempio di stabilire se si possono e devono impiantare 3 o 5 ovociti, se idratazione e alimentazione forzata siano un intervento sanitario o meno... In questo caso, per condizionare l’Agenzia del farmaco si è risorti pure ad una discutibile contabilità dei morti, la cui "presunta connessione" con la RU486 sembra valere solo in Italia.
    In nessun altro paese questo ha rappresentato un ostacolo alla registrazione del farmaco e il dossier completo è noto da tempo.

    Insomma invece di limitarsi a stabilire il quadro normativo, la politica entra nel merito delle cure o delle terapie, normalmente nel tentativo di svuotarne i contenuti e comunque di limitare la libertà di scelta delle persone e delle donne in particolare.

    Il risultato di tante interferenze politiche, e non, è che il via libera alla RU486 arriva in Italia con venti anni di ritardo rispetto a Francia, Svezia e Regno Unito, con dieci rispetto agli Usa.

    L’EMEA, l’Agenzia europea del farmaco, ha approvato già nel 2007 la nuova scheda tecnica della RU486: a questo punto la decisione dell’Aifa è al limite un atto dovuto.
    Se si vuole ridurre davvero il ricorso all’aborto allora la strada maestra è quella di promuovere la contraccezione e i metodi per la procreazione responsabile, realizzando specifiche campagne informative e pubblicitarie.
    Certo, se poi c’è chi si oppone anche a questo, compresa la pillola del giorno dopo, allora la strada diventa tutta in salita. Insomma ogni giorno peggio, scomunica compresa. Bisogna quindi reagire riprendendo con forza le battaglie laiche (e per questo profondamente religiose) per la libertà di scelta delle persone compresa quella di cura e di terapia.
    A partire dall’imminente passaggio alla Camera dell’incredibile testo "etico" varato dal Senato. O si appresta il PD a ripetere le contorsioni già viste in base all’ "opinione prevalente" delegando ai radicali un’appassionata e netta battaglia parlamentare?

    Fonte: l'Unità.it | vai alla pagina

    Argomenti: legge 194, aborto, farmaci, pillola del giorno dopo, donna, Ru486, libertà di scelta | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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