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Dichiarazione di Leonardo DOMENICI

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Firenze (FI) (Partito: DS)  - Assessore  Comune Firenze (FI) (Partito: DS) 


 

"Tolgo i lavavetri ai semafori seguo la lezione di Lenin"

  • (03 settembre 2007) - fonte: LaRepubblica.it - inserita il 17 settembre 2007 da 6

    SINDACO Domenici, nei giorni della polemica su Cioni sceriffo che arresta i lavavetri lei era in vacanza in Grecia con la famiglia. Se fosse stato a Firenze avrebbe firmato quell'ordinanza?
    "Certo che sì. Qualcuno può pensare che sia stata un'iniziativa personale di Cioni? L'ordinanza è stata predisposta in mia assenza ma io l'ho avallata, ero costantemente informato per telefono".

    I consiglieri comunali di Rifondazione sostengono che poche settimane fa c'è stata una riunione di giunta nel corso della quale di lavavetri non si è parlato. Il problema si è dunque manifestato di recente?
    "Abbiamo avuto diverse denunce e segnalazioni specialmente di persone anziane e di donne sole. Una signora anziana ha denunciato che in due si sono seduti sul cofano della sua macchina. Ad un'altra si sono fatti attorno e distraendola con la richiesta di denaro le hanno rubato il cellulare. Si è diffuso un atteggiamento violento".

    C'è chi dice che non sia questo il primo problema di Firenze.
    "Naturalmente c'è sempre chi dice che il problema è "ben altro". A chi ci contesta di essere partiti dai lavavetri rispondo che il rispetto della legge comincia dalla vita quotidiana, la legalità si misura nei gesti di ogni giorno. Dire che bisogna piuttosto combattere la mafia o la camorra non ha senso. Io a Firenze la mafia non ce l'ho ma ho comunque una questione aperta che riguarda il rispetto dei principi di legalità, l'accrescimento del senso civico. La micro e la macrocriminalità sono strettamente collegate, nascono nello stesso terreno e si combattono entrambe stabilendo regole che valgono per tutti a partire dai gesti più semplici".

    Il ministro Ferrero dice che non si risolve così il problema dell'integrazione. Da sinistra vi accusano di accanirvi sugli ultimi.
    "Invito chi parla delle nostre politiche di integrazione a venire a vedere cosa facciamo in materia a Firenze, ed eventualmente ad assegnare a queste politiche qualche soldo in più in Finanziaria. Non è una cosa di sinistra decidere che di lasciar vivere gli ultimi negli spazi interstiziali della società. Negli angoli, agli incroci. Bisogna che ci siano pari condizioni di dignità e identiche regole per tutti. Lasciarli a lavare vetri perché sono poveretti non è una politica lungimirante né umanitaria".

    Ma sono sfruttati da un'organizzazione, da un racket o che altro?
    "Se ci sia o meno un racket non è compito dell'amministrazione comunale stabilirlo. Noi constatiamo che i lavavetri sono molto aumentati di numero, che sono cambiate le loro modalità di approccio un tempo più morbide e che sono sempre più numerosi gli esponenti di certe comunità locali e solo di quelle".

    Quali comunità?
    "In prevalenza sono romeni, dunque vede che non è più nemmeno una questione di extracomunitari".

    Torniamo al racket. Sono sfruttati da qualcuno o no?
    "Se ci sia un racket toccherà alla magistratura stabilire. Con questo non voglio lavarmene le mani, al contrario: dico noi facciamo la nostra parte e le altre istituzioni facciano la loro. L'ordinanza non prevede l'arresto in flagranza ma la denuncia e poi un possibile processo per violazione dell'articolo del codice penale, il 650, che punisce chi non osserva le disposizioni dell'autorità in materia di igiene sicurezza eccetera. E' uno strumento soprattutto dissuasivo e difatti da quando se ne parla i lavavetri agli incroci sono spariti. Dissuasivo e temporaneo: scade il 31 ottobre. Intanto diamo un segnale, poi cominciamo a lavorare ciascuno nel suo ambito per risolvere il problema in maniera soddisfacente per tutti: per i fiorentini, per i cittadini stranieri, per chi vive la città. C'è bisogno, ne parlavo in questi giorni di nuovo con il ministro Amato, di adeguare le norme ai bisogni. Addirittura di dare un nome a certi comportamenti che talvolta sono reato e tal altra non lo sono ma che hanno in comune la caratteristica di rendere peggiore la qualità della vita di una città".

    Quali comportamenti?
    "Ci sono i writers di cui parla Prodi, coloro che scrivono sui monumenti, c'è la prostituzione, il commercio e il parcheggio abusivo, i locali notturni e la vendita di alcolici con la conseguenza di sporcizia e ubriachezza. Sono tutte questioni diverse, evidentemente, ma nel loro insieme fanno la vivibilità di un luogo".

    Marta Vincenzi vuole applicare a Genova lo stesso articolo del codice penale, il 650, per denunciare e arrestare i clienti delle prostitute.
    "Sono assolutamente d'accordo che si cominci a pensare alla prostituzione come di un mercato alimentati dai clienti, e che si affronti da questo punto di vista. Certo ci sono limiti legati alla privacy ma non credo insuperabili".

    Il ministro Damiano parla di regolare l'attività di prostituzione.
    "Di nuovo si tratta di questo: adeguare le norme ai bisogni, minimizzare i pericoli, distinguere la libertà dall'arbitrio. Ci sarà un modo per farlo, bisogna lavorarci".

    Cofferati fu criticatissimo per aver messo un limite alla vendita di alcolici dopo una cert'ora.
    "Anche noi a Firenze in certe zone lo abbiamo fatto ma se ne è parlato meno, vedo. A Cofferati è toccata la polemica sulle birre, a noi quella sui lavavetri, spero che a Chiamparino sia risparmiata quella sui parcheggiatori abusivi. Il fatto è che sono tutti temi da affrontare e non farlo è un errore. All'inizio del mio primo mandato mi ero occupato degli ambulanti, anche lì con molte polemiche. Dicono, quelli che sempre si ergono a difesa degli ultimi: c'è un mercato della contraffazione e del contrabbando, è quello che alimenta gli ambulanti e quelli bisogna combattere. Certo, ma non sono io che ho il potere di indagare sul mercato della contraffazione né posso verificare chi e come eventualmente gestisce i lavavetri. Posso però dire che le regole di convivenza in una città valgono per tutti, perciò non possiamo lasciare che agli incroci le auto siano assalite da persone non sempre miti solo perché si tratta di "poveretti". C'è una soglia di tollerabilità che bisogna tenere presente. Certo che se parliamo di tolleranza preferisco Voltaire a Rudolph Giuliani ma non possiamo ignorare che c'è un limite nella capacità di sopportare. Se mi pesti un piede una volta non succede niente, se ci monti sopra e ci resti cinque minuti mi irrito molto, soprattutto se lo fai nell'assoluta impunità. E' un tema concreto ma se ci pensa un attimo molto politico. Le conseguenze dell'esasperazione sono visibili in certe regioni d'Italia".

    Firenze non è Vicenza, non era la città dell'accoglienza?
    "Lo è. Abbiamo avuto il Social Forum nel 2002, abbiamo decine di migliaia di persone che transitano nelle nostre strade e bisogna che tutti siano nella condizione di continuare a farlo in serenità. Asor Rosa ha ragione a lamentarsi, c'è un problema di manutenzione e di sicurezza delle città ad alta densità di transito che in qualche modo deve essere risolto. Si parla di federalismo fiscale. Il vicepremier Rutelli annuncia in Finanziaria un fondo ad hoc per le città ad alta densità turistica. Qualcosa bisogna pensare: dove il lavoro è maggiore maggiori devono essere le risorse".

    Ma se i lavavetri, decaduta l'ordinanza, dovessero ricomparire?
    "Se ne farà un'altra. In fondo si tratta di un'ordinanza leninista".

    Leninista?
    "Certo. Lenin diceva: il problema è l'analisi concreta di una situazione concreta. Questo stiamo facendo, vorrei far osservare a chi ci critica da sinistra. D'altra parte Lenin diceva anche che l'estremismo è la malattia infantile del comunismo...".

    di CONCITA DE GREGORIO

    (3 settembre 2007)


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