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Dichiarazione di Pier Luigi BERSANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Art.1-MDP-LeU) 


 

Ho una certezza il Pd salverà il paese

  • (06 luglio 2013) - fonte: La Provincia di Cremona - inserita il 06 luglio 2013 da 21827
    Assicura «lealtà» a Letta (anche se gli chiede le riforme), ironizza su Renzi, boccia senza appello il trasferimento delle larghe intese da Roma in periferia. «No, sono stato chiaro?». Ma parla soprattutto di se stesso. «Il mio errore? Quando Berlusconi ha staccato la spina al governo Monti, bisognava dire basta perché i patti sono patti». C’era molta attesa per Pierluigi Bersani, che ha tenuto a battesimo la festa dell’Unità, tornata in mezzo al verde delle Colonie padane. E l’attesa, come dimostra il folto pubblico e il silenzio con cui ha seguito l’ex segretario del Pd, passato in un lampo da possibile vincitore a grande sconfitto, non è andata delusa. Battuto, ma pronto a ripartire tanto da dire: «Il Pd salverà il Paese». Presentato dal segretario provinciale Titta Magnoli, Bersani, pungolato dalle domande del direttore de La Provincia, Vittoriano Zanolli, ricostruisce a cuore aperto, come forse poche altre volte gli era capitato di fare,il terremoto scatenato dalle elezioni del presidente della Repubblica che hanno messo lui, il premier mancato, fuori gioco e il suo partito in un angolo. «Più che dei 101» che hanno impallinato Prodi, Bersani punta il dito contro i 180 che hanno affossato Marini. «Chi sono? Eppure Marini è un uomo del lavoro, uno che ruppe il Partito popolare per non andare con Berlusconi» Ripensando a quei giorni drammatici, Bersani,pur nel riconoscimento della disfatta di un Pd finito in pezzi,si autoassolve. «In tutta onestà,non mi faccio le critiche che mi fanno nel partito. Lo sconfittismo è un alibi per non prendersi le proprie responsabilità». L’analisi di quello che è stato è impietosa. «Davanti alla decisione più solenne, eleggere il capo dello Stato, abbiamo sbagliato il colpo perché hanno prevalso elementi di personalismo e correntismo». E «il fuoco amico», come lo ha chiamato Bersani, ha fatto la sua parte. Non poteva mancare un’immagine agreste su come invece, secondo Bersani, dovrebbe essere il partito, paragonato a «un grappolo d’uva con il raspo in mezzo. Devono esserci libertà, discussione e apertura ma a un certo punto quella libertà diventa decisione». Bersani difende anche la sua insistenza nell’aver cercato, invano, un rapporto con il Movimento 5 Stelle. «Abbiamo incrociato il picco del grillismo, ci abbiamo perso 3-4 punti. Rivendico quella linea perché, allora, ho fatto un film in avanti: le riflessioni che ci sono ora nel M5S non ci sarebbero state se lo avessimo preso a schiaffoni». A scanso di equivoci e anche per sgombrare il campo da dubbi su, come ha ricordato Zanolli, una recente intervista-fiume, Bersani blinda Letta. «Sosteniamo con lealtà il governo, che è guidato per la prima volta da un dirigente del Pd. Noi diamo una mano al governo, non provochiamo problemi». Con un ma: «Mentre facciamo questo, dobbiamo richiamare il governo al cambiamento». Alle riforme. Poi, un messaggio al Pdl. «Se la destra pensa che l’alternativa sia andare a votare, attenzione: non è detto che sia così». Bersani benedice anche Epifani, il suo successore. «Sta lavorano bene, ha avanzato una proposta che è giusta, tre volte giusta: prima del congresso nazionale, facciamo i congressi sul territorio ma senza legare questa fase alle candidature nazionali». Espressi forti dubbi sull’automatismo dell’identità tra segretario e aspirante premier, Bersani, tra qualche brusio dalla platea, non può non parlare di Matteo Renzi. «Gli va bene come segretario? », chiede l’intervistatore citando i sondaggi a lui favorevoli sbandierati dal sindaco di Firenze. «A me ne vanno bene quattro o cinque—risponde l’intervistato —. Ci metto anche Renzi, purché si ragioni sul partito. Penso che sia popolare, ma consiglio attenzione ai sondaggi, come insegnano le ultime elezioni. È giovane, ha grande forza e vivacità. Ha energia, freschezza, capacità di comunicazione. Vincere però è importante ma non sufficiente. Temo le ricette che appaiono nuove ma che abbiamo sentito negli ultimi vent’anni. Un partito non può diventare la protesi del candidato». E, rivolto ancora a Renzi: «Va’ a discutere con i tuoi, non si può parlare attraverso le agenzie». Applausi. Criticata l’abolizione delle Province modello Monti e difese le Regioni, Bersani, citando la Grecia antica, non demonizza il finanziamento pubblico ai partiti ma ne propone di piccoli, mirati. L’anno prossimo si vota anche a Cremona. Le larghe intese sono trasferibili dal livello nazionale a quello locale? Bersani guarda Zanolli: «No, sono stato chiaro?». Ultima, inevitabile domanda: il suo futuro? «Girerò per le feste, farò del volontariato, magari avrò qualche incarico, ma continuerò a lavorare per il nostro partito, l’unico, anche se la personalizzazione ha fatto breccia pure al suo interno, a non essere comandato da un uomo solo, come tutti gli altri. Ho una certezza: il Pd salverà il Paese»
    Fonte: La Provincia di Cremona | vai alla pagina
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