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Dichiarazione di Leonardo RAITO

Alla data della dichiarazione: Assessore Provincia Rovigo (Partito: PD) 


 

Basta con la denigrazione della Resistenza

  • (06 gennaio 2011) - fonte: nota stampa - inserita il 06 gennaio 2011 da 812
    In questi giorni tiene banco l’iniziativa promossa dalla Provincia di Padova di un calendario dell’identità veneta, destinato agli studenti delle scuole della provincia, che non tiene in conto di alcune feste importanti del calendario ufficiale. A prescindere dall’iniziativa, vorrei porre alcune considerazioni sull’attualità dei valori della resistenza. Cancellare il 25 aprile e i significati che la data porta in se rappresenta, a mio modesto avviso, un’inaccettabile attacco a uno degli elementi fondanti del nostro paese. In un’Italia che ha perso molti dei propri riferimenti culturali e valoriali, in un paese che ha perso fiducia nella politica, nel potere di rappresentanza, nello stimolo che può giungere da un sano dibattito culturale, l’idea di togliere, con un colpo di spugna, una festa laica e importante come la festa della liberazione mi sembra un’operazione di basso profilo, triste anche se l’intento fosse esclusivamente un intento polemico, di certo fuori dalle righe. Non ci si rende conto che la lotta al nazifascismo non ha rappresentato un patrimonio culturale di una parte o di una ideologia, ma che l’esperienza della resistenza in Italia, associata all’esperienza democratica dei Comitati di Liberazione Nazionale, ha rappresentato una prima formula di collaborazione e convivenza plurale dopo il dramma della dittatura. Tra le fila del movimento resistenziale hanno militato uomini di diversa provenienza, dai comunisti ai socialisti, dagli unionisti ai repubblicani, dai cattolici ai liberali, fino agli anarchici. Anime diverse, certo, anche con idee diverse sul nuovo ordinamento statuale, ma accomunate dal desiderio di far vivere all’Italia un senso di riscatto, di ricostruire un paese distrutto nel cuore e nell’animo dal totalitarismo e dalle guerre fasciste. Dall’esperienza della liberazione, sono scaturite le odierne istituzioni, è scaturita la nostra costituzione, quella che ha saputo incanalare nei binari della legalità e della democrazia, seppur con percorsi difficili e tortuosi, anche partiti che si richiamavano all’esperienza di Salò. Ma con i valori della resistenza e dell’antifascismo oggi possiamo ricordare lezioni straordinarie come quelle di Piero Calamandrei, di Piero Gobetti, Giovanni Amendola, di Gaetano Salvemini, dei professori che abbandonarono la cattedra per non prestare giuramento al fascismo, del presidente più amato come Sandro Pertini, dei tanti che, per riscattarsi dalla vergogna delle leggi razziali, aiutarono famiglie ebree guadagnandosi il titolo di “giusti”. Di fronte a tutti questi supremi esempi c’è ancora chi consente di sputare veleno, inventando motivazioni risibili, accomunando distorsioni e giustizie, lotte per il riscatto e sentimenti di oppressione. Qualsiasi operazione volta a svuotare il significato dell’antifascismo non può che essere considerata inaccettabile. Se qualcuno non vuole più festeggiare il 25 aprile, lo faccia per i fatti suoi per scelta individuale, ma non abbia la pretesa di far valere per tutti la propria ragione.
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