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Dichiarazione di Daniele Cataldo

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Calatafimi-Segesta (TP) (Gruppo: FLI) 


 

“Diamo al merito quel che è del merito”

  • (06 maggio 2010) - fonte: www.facebook.com - inserita il 02 giugno 2010 da 15181
    E’ con grande amarezza che scrivo queste poche righe, ma purtroppo arriva un momento in cui è necessario dire le cose con chiarezza, per il rispetto che si deve verso le istituzioni politiche giovanili prima e poi ai giovani che si accostano con incanto alla politica, convinti di poter cambiare le cose per il solo fatto anagrafico. Premetto che lo scopo di questo documento non è creare scompiglio al fine di ottenere un incarico prestigioso nella destra giovanile (ex Azione Giovani), all’interno della quale ho avuto l’onore di ricoprire l’incarico di vice-coordinatore regionale. Ciò che mi spinge a scrivere è qualcosa di più alto e nobile, ovvero dare il mio modesto contributo al fine d’innescare presso i giovani una rivoluzione culturale e generazionale. Credo che il movimento politico-giovanile sia ancora una risorsa per la destra, un luogo dove formare la futura classe politica dirigente, inculcando loro i valori alti e nobili della buona politica e dell’ideologia d’appartenenza, dove insegnare che la politica è prima di tutto passione, sacrificio, servizio e merito. A quest’ultimo concetto, da un po’ di tempo a questa parte, certa politica politicante ha attribuito un’interpretazione tale da svuotarne il suo originario significato. Il merito è nella lingua italiana, riferito a persone degne di stima o ricompensa. Tuttavia appena questo sostantivo passa dalla quiete dei dizionari al “dinamismo dell’interpretazione politica” tutto cambia. Uno dei maggiori stravolgimenti che tale “dinamismo” opera sul concetto del merito, riguarda le condizioni che devono sussistere affinché una persona sia ritenuta degna di stima o ricompensa. Ebbene secondo questa teoria una persona è degna di stima o ricompensa non se ha dato prova di tale onorabilità sul campo, ma se rimane fedele al pretoriano di turno o presunto tale. Oggi la destra pare aver riscoperto l’importanza della meritocrazia, al punto da farne uno strumento irrinunciabile per la selezione della classe dirigente. Certo è ottima cosa, ed è magari possibile che in altre parti del territorio nazionale tale criterio trovi piena applicazione, ma certamente non in provincia di Trapani e non nella ex Azione Giovani dove la parola merito coincide pedissequamente con l’essere fedeli al potentato di turno e porterà alla nomina del presidente o commissario provinciale de La Giovane Italia. Concludo queste poche righe con una considerazione: la politica ha bisogno di giovani rivoluzionari del pensiero e dell’azione politica, capaci di combattere per far valere le proprie idee, rifuggendo dalle vecchie logiche tipiche della prima repubblica, di giovani consapevoli che in politica ci si confronta col territorio perché niente si dà o si ottiene per diritto divino. Auspico dunque che a Trapani la destra giovanile possa avere la forza ed il coraggio di dare al merito il significato proprio che la lingua italiana le attribuisce, in caso contrario dovremmo rassegnarci al materializzarsi del motto gattopardesco per cui: in Sicilia tutto deve cambiare affinché tutto rimanga lo stesso.
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