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Dichiarazione di Nazareno SPERANDIO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Ardea (RM) (Gruppo: FI) 


 

Bianco sporco o rosso sbiadito.

  • (06 settembre 2009) - fonte: nazarenosperandio.blogspot.com - inserita il 14 settembre 2009 da 141

    Michael Moore, regista americano, ha dichiarato ieri che “il capitalismo è solo una rapina”. Ed i giornali oggi riportano la notizia, come sempre, in base alle ideologie impresse dai propri editori. È difficile comprendere come in questo momento storico il messaggio mediatico derivi sempre più da notizie “rubate” che da fatti specifici di cronaca e magari dal dato certo per poi fare delle riflessioni ed esprimere la propria opinione.

    Su due questioni in particolare mi vorrei soffermare: la prima come ho già su scritto è l’esternazione del regista statunitense che insinua o semplicemente descrive un concetto socio-economico che naturalmente può essere criticato e certamente non è il primo e non sarà l’ultimo. Per analizzare correttamente la riflessione del regista bisogna sapere che è ormai consuetudine, dal IX e XX secolo, che il capitalismo sia l’esatto contrario del marxismo, concetti prettamente socio-filosofici, ed i così denominati marxisti, nel ‘900, hanno messo in pratica le loro concezioni politiche con il socialismo ed il comunismo in particolare nei paesi “dell’est”, così denominati da noi occidentali.

    Karl Heinrich Marx, vissuto dalla prima metà dell’ottocento, pose alcune perplessità sulla stratificazione sociale, cioè sul principio che gli uomini non sono uguali e non possono vivere in uguaglianza tra loro. Pose la questione sul “modo di produzione”. Cioè, in termini brevi, chi produce capitali e perciò rendite in un sistema capitalista è solo chi può investire denaro, mentre gli operai (cioè il proletariato) producono con il lavoro un plus valore che viene gestito dai capitalisti, mentre gli operai non vengono retribuiti in maniera adeguata al lavoro eseguito.

    Non voglio assolutamente addentrarmi nello specifico, né filosofico e nemmeno politico, ma per capire meglio diciamo che da quei concetti nascono, da lì a poco, ideologie politiche che intendono difendere i diritti dei lavoratori e non solo. Dalla prima internazionale a Ginevra o dal Manifesto, documento fondamentale comunista, si creano gruppi organizzati che alimentano pensieri e concezioni per ridurre le differenze sociali. Che porteranno alla nascita dei primi stati comunisti come la rivoluzione russa con Lenin.

    Il capitalismo, che oggi si identifica con tanti nomi che poi analizzeremo, è nato da una prevalente ragione umana, si, è vero, di conquista e perciò di avidità e potere, che risale almeno dall’inizio della civiltà della ragione umana, ma bisogna dire che tutti possono essere avidi di denaro o di potere, possiamo dire che anche un dipendente di una fabbrica può giocarsi tutti i suoi denari o cercare di competere con i suoi colleghi per prendere posizioni più ambite. Il nostro concetto cosiddetto occidentale è basato sulla supremazia.

    A differenza di Marx, un sociologo funzional-strutturalista, Weber, diceva che la differenza sociale non è dovuta solo alla parte economica ma anche ad una questione culturale, perciò si formano gruppi identificati per la propria cultura, così chiamati “ceti sociali”. La questione perciò va riportata in termini di logica o di consapevolezza sociale, ed io aggiungo di regole, per ridurre sia la complessità che la differenza sociale.

    Perciò non possiamo osservare una società, come oggi siamo noi con il dato prettamente ideologico e perciò non possiamo essere solo capitalisti o comunisti. Come tutti sappiamo è caduto il comunismo e oggi anche il capitalismo, globalizzato e liberista. Non ha retto nemmeno il concetto di lavoro “ombroso” cioè basato sulla sola speculazione e sulla distribuzione di rendite e rischi globalizzate e di conseguenza basate su un valore pubblicitario ma non reale.

    La questione arriva sempre ad una conclusione, e tutte portano al comportamento etico morale e alle regole che da sole non bastano mai. Possiamo continuare a fare leggi all’infinito ma non troveremo mai un sistema sociale positivo e armonico se non saremo capaci di modificare la nostra etica e morale. Sin dall’infanzia dovremo dare dei valori diversi ai nostri figli, anche con i film, anche con i giornali. Si leggono giornali bianchi, rossi o neri, eppure non troviamo mai un giornale a colori. Lo dico io che non sono berlusconiano e nemmeno comunista e che credo che la chiesa sia troppo politicizzata e commercializzata e che la fede, i sogni della gente e la sua felicità non si trovano né sopra un trono e nemmeno sotto, e non sono scritte su una carta né dette in televisione.

    Concludo solo dicendo che bisogna avere accortezza e senso di umorismo quando leggiamo le notizie o le ascoltiamo, perché ognuno se le veste come meglio gli serve. Vi saluto, cari amici e amiche e, se volete, possiamo organizzare una piccola merenda e parlare di questi fatti che ci possono far capire meglio la nostra società ed il nostro futuro.

    ”Non perdete un istante del vostro tempo, perché quello che lasciate non vi appartiene”. (Seneca)

    Fonte: nazarenosperandio.blogspot.com | vai alla pagina

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