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Dichiarazione di Leonardo Galenda

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Vigonovo (VE) (Partito: CEN-DES(LS.CIVICHE)) 


 

Discorso tenuto in occasione della ricorrenza del 25 aprile 2007

  • (25 aprile 2007) - fonte: Comune di Vigonovo - inserita il 23 luglio 2009 da 4211

    Cari cittadini,
    oggi che siamo più che mai immersi nella stretta attualità, la rievocazione del 25 aprile non ci serve per sfuggire al nostro presente, ma per amarlo di più, per collocarlo in una prospettiva, in uno sfondo, che dia profondità ed essenzialità al nostro vivere nel presente.
    Negli anni che vanno dal ’43 al ’45 c’era un modo diverso di stare nel presente. L’attualità dell’epoca ci racconta un momento di difficili condizioni economiche, penuria di viveri e mezzi, il tempo veniva scandito dai lavori dei campi.
    La povertà accompagnava l’ esistenza ma anche il decoro e la dignità. La fede, la speranza, la carità erano virtù rispettate e da rispettare.
    Lo Stato fascista aveva cominciato ad applicare i suoi principi con la mano pesante, a perseguitare, processare, a deportare in Germania, a eliminare chi non li rispettava. Dopo l’8 settembre i nazisti divennero i veri padroni del territorio ed i fascisti gli esecutori dei loro ordini. Aumentavano le impiccagioni, le uccisioni.
    Bastava aprire la porta di casa per incrociare il crepitare delle armi, le file degli sfollati, imbattersi nella ricerca dei dispersi, partecipare all’angoscia di donne in attesa di un ritorno che forse non ci sarebbe stato.
    Ma le macerie erano fuori non dentro il popolo italiano.

    Gli anni tra il 43 e il 45 furono gli anni della resistenza. Anni in cui un intero popolo si ribellò all’orrore nazi-fascista. Fu una ribellione figlia del popolo. Se ripercorriamo la storia delle nostre famiglie scopriremo familiari, parenti, amici che erano tra i contadini che hanno ospitato partigiani senza chiedere niente, o nascosto soldati nel fienile, nella soffitta, rischiando la vita se fossero stati scoperti.
    Quanti parroci, sacerdoti, suore e vescovi hanno appoggiato la resistenza, fornito una collaborazione coraggiosa e talvolta temeraria, intesa come servizio ad un’intera comunità, fornendo una grande forza spirituale che aiutò nella lotta.
    Quanti giovani partigiani presero le armi con o senza una linea politica, non perché erano socialisti, comunisti, liberali o democratico cristiani, ma per decisione personale, pronti a offrire la propria vita piuttosto che tradire o pronunciare un nome, ad affrontare nel buio e nel dolore l’assenza di aiuto.. Un offerta che diventò moneta per la nostra libertà.

    Forse pochi furono i veri partigiani, meno di quelli che ritroviamo in piazza negli anni 50. Pochi e silenziosi, la maggioranza dei quali, dopo i 18 mesi consegnarono le armi, chiese di tornare a casa senza chiedere nulla per se stessi. Ecco l’essenzialità e la profondità del 25 aprile: la resistenza come grande fatto di gratuità, contro ogni sopruso. E allora ricordiamo:
    - Maria Trentin, contadina del trevigiano, vedova con sei figli che rischiava la vita ogni giorno per ospitare e proteggere i partigiani, che li invitava a tavola con quel poco che aveva da offrire;

    - Scarpis Enrico, medico amatissimo dalle genti vigonovesi che, partigiano insigne, teneva i collegamenti con la brigata Negri;

    - La giovane Delfina Sorgato e la zia di Saonara, deportata in campo di concentramento per essere stata scoperta ad aiutare e a dar da mangiare ai soldati inglesi nelle campagne; - I condannati a morte della Resistenza, tra i quali una giovane che scriveva alla figlioletta “Questa lettera ti sarà consegnata quando sarai grande, adesso sei troppo piccola per conoscere la tragedia che la mamma sta vivendo. Allora, leggendola, potrai capire che ho fatto la partigiana perché ti amo, perché voglio la tua libertà”.
    Ebbene cari cittadini la resistenza ci ha insegnato che la libertà, la pace, il benessere non derivano solo da elargizioni dall’alto, ma anche da sforzo sofferto dal basso, dal “credere” in ideali, senza odio, né desiderio di vendetta.
    E anche oggi lo sguardo che noi tributiamo a questa nostra tradizione civile ci fa capire che nella sua essenzialità il suo messaggio non ha nulla di vecchio. Perché anche oggi abbiamo bisogno di ideali di giustizia, di uguaglianza, di libertà dal sopruso. Perché anche oggi lo spirito partigiano, nelle sue versioni migliori, può declinarsi al nostro personale e diventare disposizione interiore, per mantenere un’acuta vigilanza sugli abbruttimenti nel nostro presente.
    Anche oggi è necessario resistere contro una cultura dominata dal denaro e dalla distruzione, contro la sopraffazione, contro l’arroganza che unita all’ideologia, anche religiosa, diventa fanatismo e terrorismo.
    Ecco quindi, cittadini vigonovesi, che il ritrovarci qui ha un grande valore perché ci tiene insieme , perché ci consente di entrare meglio in contatto con quello che è giusto o fuori strada. Affinché questa festa del 25 aprile diventi per noi non solo il ricordo di un dramma storico che ha fondato la repubblica italiana che oggi viviamo, ma anche una celebrazione dell’amore per la vita e la libertà.
    Viva la liberazione.

    Viva il tricolore.

    Viva l’Italia.

    Fonte: Comune di Vigonovo | vai alla pagina

    Argomenti: partigiani, Liberazione, 25 aprile, 2007 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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