Lo scorso 18 ottobre è ufficialmente entrata in vigore la legge costituzionale che estende ai diciottenni il diritto di voto per il senato. Si tratta dell'unico passo avanti significativo registrato negli ultimi mesi. Il tempo però inizia a scarseggiare.
Lo scorso 9 giugno la camera ha dato il suo via libera al disegno di legge che introduce il voto al senato per i diciottenni. Ma a distanza di 9 mesi dal referendum, il percorso dei correttivi necessari per completare la riforma del parlamento non si è ancora concluso.
Le forze di centrosinistra avevano posto l'adozione di ulteriori correttivi come condizione per dire sì al taglio dei parlamentari fortemente voluto dal Movimento 5 stelle. Ma a due mesi dalla consultazione referendaria l'iter delle riforme è sostanzialmente fermo.
Il ridimensionamento della funzione legislativa a vantaggio del governo è frutto soprattutto di un sistema politico instabile. Ma o si affronta il tema, oppure si sceglie di restare inerti di fronte alla delegittimazione e all'indebolimento delle istituzioni.
Il parlamento in un sistema parlamentare dovrebbe essere il cuore della decisione politica, negli anni però è stato progressivamente svuotato di competenze e autorevolezza. E questo dovrebbe essere il punto di partenza di qualsiasi riforma.
Dopo la pausa estiva, la stagione politica ricomincia con 2 appuntamenti elettorali: le elezioni regionali, in 7 regioni, e il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari.
Il governo fa le leggi, i commissari gestiscono le emergenze, le regioni rappresentano i territori, i comuni erogano i servizi. Con un parlamento delegittimato deputati e senatori diventano un costo da tagliare, ma la democrazia diventa più debole.
A fine settembre si voterà il referendum sul taglio dei parlamentari. Un voto che potrebbe cambiare significativamente il funzionamento delle nostre aule parlamentari rendendo necessari diversi interventi normativi.