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Dichiarazione di Roberto CALDEROLI
Illustrazione del federalismo fiscale alla Camera
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(19 gennaio 2011) - fonte: Camera.it - inserita il 25 gennaio 2011 da 2313
Il Ministro Roberto Calderoli illustra alcune proposte di modifica allo schema di decreto volte a correggerne alcune delle criticità emerse nel corso dell'attività istruttoria ed in particolare delle audizioni svolte dalle Commissioni.Precisa altresì che tali proposte sono state illustrate anche presso la Commissione bilancio del Senato della Repubblica e presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. Ritiene non condivisibili talune ricostruzioni giornalistiche volte a dimostrare gli aumenti o le riduzioni di entrate per i diversi comuni italiani, poiché, non essendo stata fornita ufficialmente un'aliquota di riferimento, tali conti non possono essere, a suo avviso, attendibili.
Preannuncia in proposito la previsione di un fondo perequativo sia nella fase transitoria che in quella definitiva. Con riferimento ai presunti effetti negativi che potrebbero derivare a talune fasce di contribuenti, ricorda la previsione di una clausola di salvaguardia volta a consentire comunque l'opzione per il regime previgente.
Con particolare riferimento alle eventuali sperequazioni che potrebbero derivare dalla nuova disciplina dei tributi immobiliari, precisa che essa può essere legata a due fattori. In proposito fa presente che essa potrebbe derivare dalla volontà di confermare dall'esclusione dall'imposizione l'abitazione principale, con effetti sperequativi in favore dei comuni a maggiore vocazione turistica. Rispetto a tale problematica, nel precisare che in ogni caso l'eventuale sperequazione è solo limitata alla base imponibile, senza alcuna incidenza sul gettito complessivo, ritiene che gli eventuali effetti negativi potranno essere compensati da una rivalutazione delle fattispecie assimilabili al regime della prima casa e da un contrasto a pratiche elusive come l'intestazione fittizia della proprietà dell'immobile a diversi membri della famiglia.
Ribadisce inoltre che è intenzione del Governo condurre una ferma lotta a tali fenomeni, anche avvalendosi della nuova banca dati già predisposta e volta ad incrociare i dati catastali, fiscali e quelli derivanti dalle utenze, al fine di verificare la veridicità o meno di presunte residenze o l'esistenza di contratti di affitto occulti. In secondo luogo, il nuovo tributo sul trasferimento degli immobili avrebbe potuto comportare sperequazioni eccessive tra piccoli e grandi comuni. A tal fine, fa presente che il tributo non è più configurato come un tributo locale, ma resta un tributo erariale con una compartecipazione del 30 per cento dei comuni, consentendo così una redistribuzione su base capitaria.
Precisa che le minori entrate per i comuni sarebbero compensate dalla compartecipazione all'imposta sui redditi delle persone fisiche per una quota del 2 per cento, che andrà direttamente all'ente nel cui territorio si è prodotto il reddito. Con riferimento al funzionamento del meccanismo di partecipazione degli enti locali al contrasto all'evasione fiscale, richiama il problema, più volte sollevato, del ritardo, in media quattro o cinque anni, con cui i comuni ricevono le risorse derivanti dall'attività di accertamento; dovuto al fatto che la quota di spettanza degli enti locali è erogata solo sulle somme riscosse a titolo definitivo.
Al fine di incentivare maggiormente i comuni nella lotta all'evasione, attraverso l'attribuzione di somme immediatamente disponibili, fa presente che si è previsto il riconoscimento agli enti locali della quota di loro spettanza, anche sulle somme riscosse a titolo non definitivo, salvo conguaglio all'esito dell'eventuale procedimento tributario.
Sul fronte della partecipazione degli enti locali alla lotta all'emersione delle «case fantasma», che ammonterebbero a circa 2 milioni e 800 mila, rammentando che il decreto-legge n. 225 del 2010 fissa alla data del 31 marzo 2011 il termine ultimo per la denuncia spontanea da parte dei proprietari degli immobili, annuncia un aumento degli importi delle relative sanzioni, contenute nel regio decreto n. 652 del 1939, del 400 per cento, al fine di renderle adeguate al costo della vita, prevedendo contestualmente che gli enti locali che si impegnano nell'attività di emersione possano ricevere il 75 per cento delle sanzioni stesse.
Fa presente che, con l'applicazione di tali disposizioni, i comuni potrebbero godere complessivamente di circa 1,5 miliardi di euro di maggiori entrate. Fa quindi presente di accogliere la richiesta, avanzata da più parti, di ridurre la durata del fondo di riequilibrio transitorio da cinque a tre anni, in modo che nel 2014 si possa partire a regime con il vero e proprio fondo perequativo, in contemporanea con l'entrata in vigore dell'imposta municipale propria.
Avverte inoltre che occorre eventualmente svolgere un'ulteriore riflessione sulla convenienza della riscossione di tributi propri in realtà comunali dalle dimensioni particolarmente ridotte. Con riferimento alla possibilità di introdurre una tassa di soggiorno, precisa che essa potrà essere costruita sullo schema di una tassa di scopo, destinando le maggiori entrate al sostegno del turismo. In proposito, ritiene che essa andrebbe correttamente regolata a livello provinciale, previe intese con i comuni interessati, al fine di evitare eccessive disparità sul territorio ed in considerazione delle competenze della provincia sul settore del turismo.
Con riferimento agli effetti sul gettito dell'introduzione della cedolare secca sugli affitti, precisa di avere chiesto in proposito il parere della Ragioneria generale dello Stato e del Dipartimento delle finanze, che hanno confermato l'assenza di effetti negativi per la finanza pubblica.
In riferimento al presunto minore gettito pari a 4 miliardi di euro, lamentato in alcuni organi di stampa, precisa che esso dipende dalla mancata considerazione del gettito derivante dalla imposta fondiaria, che non è assorbita dalla nuova cedolare secca e che comunque viene trasferita ai comuni, confermando quindi l'infondatezza di tali calcoli. Precisa inoltre che, rispetto alla previsione iniziale di prevedere due distinte aliquote, una pari al 20 per cento per i contratti a canone concordato e l'altra al 25 per cento per i contratti a canone libero, la paventata introduzione di un'aliquota unica non avrebbe svolto quel carattere di incentivo alla stipula di contratti a canone concordato.
Propone pertanto una rimodulazione delle due aliquote rispettivamente al 20 ed al 23 per cento, prevedendo altresì che il gettito derivante dalla maggiorazione del 3 per cento confluisca in un fondo destinato a finanziare le detrazioni per gli inquilini con figli a carico, al fine di incoraggiare anche gli inquilini per l'emersione dei contratti non dichiarati al fisco.
Relativamente poi all'addizionale comunale all'IRPEF, precisa che, in un provvedimento correttivo, saranno disciplinate le modalità di funzionamento di tale tributo, prevedendo una certa manovrabilità delle aliquote che sarà più accentuata per quei comuni che si dimostreranno più attivi nella lotta all'evasione fiscale.
Preannuncia anche la possibilità che la questione della TIA-TARSU sia oggetto di uno specifico provvedimento che ne disponga, accogliendo la proposta del gruppo del Partito Democratico, la trasformazione in una tassa sui servizi legata non solo alla superficie ma anche alla rendita catastale degli immobili, inserendo alcuni correttivi relativamente alla composizione del nucleo familiare.
Ritiene inoltre preferibile rinviare la determinazione dell'aliquota IMU alla legge di stabilità, sottraendola dalla competenza della Conferenza Stato-Città e osserva che si dovrà considerare anche il livello delle tariffe per i servizi, che in molti comuni stanno sostituendo le tasse, nell'ambito del livello complessivo della pressione fiscale.
Conferma quindi la volontà di tenere esenti, salvo le eventuali decisioni che saranno assunte in sede europea, gli immobili ecclesiastici.
Auspica quindi che le proposte illustrate siano ritenute condivisibili da tutti i gruppi rappresentati in Commissione, sottolineando che esse sono frutto di un lavoro comune e di un'attenta valutazione di tutte le posizioni emerse nel dibattito.
Fonte: Camera.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi