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«Le prerogative attribuite al capo dello Stato non possono non misurarsi con il dato nuovo» - INTERVISTA
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(17 agosto 2010) - fonte: Il Corriere della Sera - Dino Martirano - inserita il 17 agosto 2010 da 31
«Massimo rispetto per il presidente della Repubblica, ma le prerogative attribuite al capo dello Stato non possono non misurarsi con il dato nuovo» che ha portato gli italiani a indicare sulla scheda elettorale il nome del presidente del Consiglio.Così il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto - che pure si dissocia da chi dà del «traditore della Costituzione» a Giorgio Napolitano - tiene il punto: «L`unica alternativa a questo governo è il voto».
Onorevole Cicchitto, è sorpreso per la nota del Colle?
«Sì, siamo sorpresi perché la presidenza della Repubblica evoca termini quali quello dell`impeachment al quale nessuno di noi aveva pensato. Semmai queste cose fanno parte del patrimonio storico del Pci che chiese le dimissioni di Leone e inseguì invano l`impeachment per Cossiga».
Eppure, Maurizio Bianconi (Pdl) parla di «tradimento» del capo dello Stato. Condivide tale affermazione?
«Il termine tradimento, che pure lui ha provato a spiegare in una nota successiva, non è accettabile».
Lei si dissocia, dunque?
«Dal termine tradimento mi dissocio perché nel nostro dna questo tipo di trattamento nei confronti del Quirinale non c`è mai stato. Neanche rispetto a presidenti con cui il dissenso è stato totale come con Scalfaro».
Quindi ora sarebbe in parte comprensibile la secca reazione del Quirinale.
«La nota del Quirinale mi ha sorpreso perché l`intervento di Bianconi era uno fra i tanti. La sua voce non è espressione ufficiale del vertice del Pdl».
Ha l`impressione che Napolitano sia irritato per le affermazioni ferragostane dei ministri Maroni e Alfano?
«Andrebbe chiesto al capo dello Stato. Sempre per rimanere nell`antico lessico del Pci, si diceva che si sparava sull`Albania per non riferirsi alla Cina. Chiarito che rimane inalterato il rapporto di rispetto con il presidente della Repubblica, i termini del confronto sono quelli espressi da Maroni e da Alfano. E io concordo: ci troviamo in un sistema bipolare e facciamo le elezioni indicando il nome del premier e nessun capo dello Stato pensa poi di proporre un nome diverso da quello uscito dalle urne».
Lei dice che c`è una costituzione materiale che avanza.
«Avanza nella realtà istituzionale. Certo ci sono da rispettare le prerogative del presidente della Repubblica ma noi rimaniamo fermi su un punto: non è ipotizzabile che la maggioranza indicata dal popolo venga ridotta a minoranza in seguito allo spostamento di un spezzone della coalizione. Niente governi tecnici o di transizione. E questa questione la sottoponiamo anche alle riflessioni del presidente».
Lei dice che ora anche le prerogative del capo dello Stato avrebbero una portata diversa.
«Diciamo che non possono non misurarsi con questo dato nuovo. Ecco il nocciolo del problema, anche se noi stiamo operando positivamente: il presidente Berlusconi sta lavorando affinché su 4 o 5 punti venga definito un documento a livello di governo nel quale è rappresentato anche Futuro e Libertà. E su questo lavoreremo per avere una maggioranza in Parlamento».
Anche sul processo breve e il lodo Alfano costituzionale?
«E la materia del lavoro che faremo nei prossimi giorni».
Qualora si arrivasse alla crisi e il capo dello Stato tentasse vie alternative al voto, ricorrerete alla piazza?
«Nell`ipotesi remota, siccome la nostra è una valutazione di fondo, è chiaro che ricorreremo anche a questa istituzione della democrazia».
Fonte: Il Corriere della Sera - Dino Martirano | vai alla pagina » Segnala errori / abusi