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«Nel 1992 fu trattativa tra Stato e Cosa Nostra»
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(01 luglio 2010) - fonte: Il Riformista - Jacopo Matano - inserita il 02 luglio 2010 da 31
Soppresso dal faldone delle accuse a Marcello Dell'Utri nella sentenza del processo d'appello perché «il fatto non sussiste», il periodo della trattativa tra Stato e mafia è ricomparso ieri sulla scena politica grazie alla relazione del presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu.Nel dossier “grandi delitti e stragi di mafia del '92-'93” presentato ai membri dell'organismo bicamerale, l'ex ministro dell'Interno ha evidenziato come la trattativa, «o qualcosa del genere», ci fu.
E fu, per Pisanu, «una convergenza di interessi tra Cosa Nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica», che ebbe come risultato «inaudite ostentazioni di forza», su cui «anche la semplice narrazione dei fatti induce a ritenere che vi furono interventi esterni alla mafia nella programmazione ed esecuzione».Per l'ex ministro dell'Interno le «trattative abbastanza chiare» furono due: quella «dai contorni anomali» tra Mori e Ciancimino, «che forse fu la deviazione di una audace attività investigativa», e quella tra Bellini-Gioè-Brusca-Riina, «dalla quale nacque l'idea di aggredire il patrimonio artistico dello Stato». «L'obiettivo essenziale, il fine ultimo pratico delle stragi del 92-'93 - ha detto Pisanu - era quello di costringere lo Stato ad abolire il 41 bis e a ridimensionare tutte le attività di prevenzione e repressione».
Una strategia che ebbe i suoi successi - «una singolare corrispondenza di date si verifica, a partire dal maggio del 1993, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza dei tre blocchi di 41 bis emessi nell'anno precedente» - ma che «produsse effetti divergenti», determinando da un lato «un tale smarrimento politico-istituzionale da far temere al presidente del Consiglio in carica l'imminenza di un colpo di Stato», e causando dall'altro «un tale innalzamento delle misure repressive da indurre Cosa Nostra a rivedere le proprie scelte e, alla fine, a prendere la via, finora senza ritorno, dell'inabissamento».
Anche sulla dinamica delle stragi, e in particolare sull'omicidio di Paolo Borsellino, sono molti i dubbi del senatore del Pdl. Le indagini su via D'Amelio, infatti, «avrebbero subito rilevanti forzature anche ad opera di funzionari della Polizia di Stato legati ai Servizi Segreti», su cui «è legittimo chiedersi se nacquero dall’ansia degli investigatori di dare una risposta appagante all’opinione pubblica o da un deliberato proposito di depistaggio».
«Cosa Nostra - ha detto Pisanu in conclusione - ha forse rinunciato all'idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica».
Fonte: Il Riformista - Jacopo Matano | vai alla pagina » Segnala errori / abusi